Capitolo 1

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L'amore, è come una stupida tormenta.
Si impadronisce di te, e il più delle volte non ti lascia.

Cadiamo sotto il suo famigerato trucco, cediamo al suo inganno così facilmente, e non ci siamo neanche mai chiesti come sia possibile.

Un'emozione così forte da scaturire l'inferno.
Per questo basti solo pensare alla guerra di Troia.

Andavo al primo liceo, in quei tempi.

Adesso penserete, cosa ci fa, una ragazzina -perché è questo che ero- di quattordici, se non quindici anni, qui? A spiegarci cose, che a quell'età io non avrei neanche saputo interpretare.

Beh, ve lo dico io.
Ero giovane, si.
Ricoperta da un leggero strato di innocenza, che agli occhi delle persone, appariva solo come timidezza.
Non mi importava del resto, se non degli amici, e della scuola, che avevo appena iniziato a frequentare.

Il bello di essere studenti pendolari, era forse il fatto, che si riusciva a maturare più in fretta di altre persone.
Facevi nuove esperienze, viaggiavi, e di solito, anche nuove amicizie.
Ma la cosa brutta di iniziare il primo anno, era essere la nuova arrivata, ovvero la sensazione di diversità, che prova ognuno di noi, quando si sente solo, e incompreso.

Era il mio primo giorno, e mia madre insistette per accompagnarmi.
Rifiutai, e la implorai, chissà quante volte, per poter iniziare da sola.
Dopotutto, nonostante i quattordici giovani anni di età, ehi! Sapevo cavarmela alla grande.

La British International School di Houston, era una scuola come le altre.
Grandi cancelli d'entrata, circondata da grandi prati verdi, dove gli studenti potevano rilassarsi durante la pausa pranzo e la ricreazione.
Laboratori dove era obbligatorio partecipare, e corsi extra-scolastici dove potevano passare i pomeriggi. 

O almeno, questo era ciò che avevo letto su internet.
Non c'ero mai stata prima di allora, giuro.

In pratica era una scuola come tutte le altre, apparte, ovviamente le due orette di viaggio che la separava dalla mia città.

Austin, già.
Era bella, accogliente, la tipica cittadina, dove ti rifugeresti, se non avessi altro posto dove andare.
Era la mia casa.
Ma nonostante tutto, mi sentivo incompleta, volevo crearmi la mia strada, il mio futuro, anche se avessi faticato molto, ma alla fine credevo che pezzo dopo pezzo, c'è l'avrei fatta.
Avrei dovuto farcela.

Erano, se non sbaglio, le sei e dieci del mattino quando mi svegliai.
Il mio autobus partiva alle sette e un quarto, quindi avevo tutto il tempo, di prepararmi come si doveva
Era Settembre, e faceva ancora caldo, quindi la maglietta a maniche corte blu, e i pantaloncini di jeans, non mi sembrarono esagerati.
Se mi avessero vietato di indossarli a scuola, ci avrei pensato il giorno dopo, ma per il momento, decidevo io.
Lasciai ricadere i capelli biondi lungo le spalle, e insieme alle convers bianche, la giacca e la borsa tracollla, fui del tutto pronta.
La mia nuova avventura, poteva finalmente avere inizio.

Le raccomandazioni, furono l'unica cosa che sentii per tutto il tempo del viaggio.
"Cassidy, mi raccomando, sta attenta, ah, ehm...ho parlato con la madre di una ragazza che frequenta il tuo stesso istituto, lei però è al secondo anno, tu segui lei, e per favore....Cassie?"

"Sì?" La guardai negli occhi.
Mia madre sapeva essere davvero preoccupata, quando si trattava della mia incolumità.

"Ti voglio bene tesoro"

"Anche io, mamma."

L'abbraccio fu complicato, ma nonostante stesse guidando, ne uscì fuori qualcosa di tenero.
Sarei tornata il pomeriggio, ma per lei sarebbero stati giorni, ne ero sicura.
La macchina si fermò davanti ad una grosso autobus, era grigio metallizzato, con la pubblicità di prodotti per capelli, sul retro, non aveva niente, che non avessi già visto.
"Ah, ecco Rachel Young, la figlia della mia amica, su Cassie, scendi, prima che mi metta a piangere"

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