Capitolo 15

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So cosa starete pensando:
"Ehi, Cassie! Logan ti porta a casa sua. Non sei elettrizzata?"

Sinceramente? No, non ero affatto elettrizzata.
Adesso capivo il motivo per cui, lui, avesse aspettato così tanto per farmi sapere la destinazione della "sorpresa"
Aveva sicuramente capito che ero terrorizzata all'idea. E, forse, sospettava che in quel momento avessi solo voluto nascondermi dentro il portabagagli dell'auto, continuando a ripetermi che sarebbe andato tutto bene.
O che magari avessi solo voluto trovare un angolino appartato, e iniziare a dondolarmi per terra con le braccia sulle ginocchia.
Chissà.

Avrei voluto dire qualcosa, giuro.

Dirgli di no, fargli capire che era sbagliato, scuotere la testa, fare di "no" con il dito, aprire la portiera e correre sotto la pioggia come una squilibrata.
Che Liberty non avrebbe sicuramente apprezzato. E, poi, il fatto che "sua madre non vedesse l'ora di conoscermi" non mi entusiasmò molto.
Anzi, in quel momento mi venne da vomitare.

Fui sicura che, se fossi stata estranea alla vicenda, avrei pensato che quell'uscita avrebbe potuto significare qualcos'altro.
Ma non volli che quell'idea avesse il piacere di ronzarmi ancora un testa.

"Perché?" Chiesi. La voce di un'ottava più alta del normale.

Logan sembrava ancora divertito, come al solito.
Che la mia faccia sconvolta potesse divertirlo, non era una novità, ma mi tranquillizzai pensando che magari, un giorno, avrei riso di tutto l'accaduto.

Ci sperai con tutta me stessa.

Anche se, perché c'era anche un "anche se" vidi un piccolissimo barlume di delusione nei suoi occhi.
Mi incupii.
Non volevo deludere Logan.

"Pensavo ti sarebbe piaciuto" sospirò, lanciando uno sguardo alla strada.
Iniziammo a rallentare.

"Ormai non c'è più tempo per nascondersi" pensai.

"Tu mi hai portato nel tuo quartiere" continuò, ignorando del tutto le mie occhiate furtive alla strada.
"Mi hai mostrato il posto in cui in genere stai. Ho persino conosciuto quel tuo simpatico vicino di casa.
Cavolo che immaginazione! Come si chiamava? Jack?"
Annuii, anche se lui non mi stava guardando.
E mi sentii stupida.
"Forse ho frainteso tutto" sospirò, scuotendo la testa.
"Se vuoi possiamo andare da qualche altra parte"
Non risposi.
"Non voglio che ti senta obbligata"

Ci rifletteii.
Mi sentivo obbligata?
Avrei potuto sentirmi più avanti?
Era stupido. Perché mi sentivo come quando mi aveva posto quella stupida domanda sulla paura.
Non lo sapevo. E mai l'avrei saputo.
Ma...sentirmi obbligata?
Con Logan non era mai andata così. Qualunque cosa mi proponesse di fare, anche quando ci incontravano in corridoio, a scuola, e mi chiedeva di accompagnarlo all'armadietto.
Quando mi chiedeva se poteva sedersi accanto a me, in bus.

Non mi sentivo obbligata, costretta a fare qualcosa per fargli piacere.

"Non mi sento obbligata" sussurrai piano.

"È solo che devo anche farmi perdonare! Quella stronzata di qualche giorno fa non-"

"Non mi sento obbligata" ripetei più forte, interrompendolo.

Lui sgranò gli occhi. "Tu non...s-sei sicura?"

Sorrisi. Vederlo balbettare mi piaceva. Lo rendeva buffo, e...carino.
"Ehi, te l'ho detto. Non mi sento obbligata. Non hai frainteso nulla. È stato solo che...non me lo aspettavo. Non so, pensavo di più ad un...ehm, parco divertimenti, o un fast-food. Ma, questo è meglio, ne sono sicura"

Avevo davvero detto parco divertimenti? Dovevo cucirmi la bocca.

"Parco divertimenti?" Ripeté lui.

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