Capitolo 11

95 7 2
                                    

Con grande soddisfazione, l'ultima campanella della giornata suonò.

Io e Mya ci salutammo come sempre, con l'inevitabile eccezione di Christian. Che, si, aveva salutato Mya da lontano, e no, a me aveva solo rivolto uno sguardo cupo,  prima di sparire dietro una macchina blu parcheggiata lì di fronte.

Se gli sguardi potessero uccidere, pensai.

Scrollai di dosso quei pensieri, sperando almeno, che le cose l'indomani si sarebbero aggiustate.
Mi voltai verso Mya, accennando un sorriso.
Non avevo idea se avesse capito o meno che tra me e Christian era successo qualcosa.
Ma, in fondo in fondo, sotto quel sorriso che mi rivolse, vidi uno sguardo rassicurante.
Mi aggrappai a quello sguardo, che non aveva bisogno di parole, e mi diressi per la mia strada.

Ancor prima di uscire dal cancello della scuola, vidi Rachel, Alyssa e America allontanarsi verso la stradina secondaria che saliva su una piccola collina, e che poi scendeva, fino a raggiungere il retro della villetta.
Era una scorciatoia, che, anche se non accorciava, godeva di un'ottimo panorama.

Non avevo voglia di raggiungerle.
Non perché mi dessero fastidio, o via dicendo, era solo l'intero complesso della giornata che mi era caduto pesante.

Non riuscivo a non pensare al comportamento di Logan.
Il bacio che mi aveva dato sulla guancia non era stato...come dire? Caldo.
Caldo? Ma cosa andavo a pensare?

L'avevo sentito freddo, buio.
Freddo e buio?

Sembrava quasi mi volesse rivendicare, volesse far capire agli altri chi era che comandava, e per altri si intendeva Christian.
Mi sentivo stupida solo al pensiero.
Sarà solo stata la mia immaginazione, mi dissi. Anche se in fondo, non ci credevo nemmeno io.

Avanzai lenta, mentre più avanti le voci delle mie amiche rieccheggiavano sonore.
A destra riuscivo ad intravedere delle case, che iniziavano a farsi largo tra la fitta vegetazione. Mentre più avanti, riuscii anche a scorgere l'autostrada.
Il sole era alto nel cielo, totalmente privo di nuvole. Soffiava un leggero venticello che proseguiva lento tra le foglie degli alberi che si estendevano fino a valle.

Calciai un sassolino con il piede, che con un leggero torfo andò a rotolare giù per la collina, sparendo alla mia vista.
Mi riparai nella giacca, dopo che una folata di vento mi ebbe investito tutta ad un tratto.
Lo zaino sulle spalle sembrava pesare più del solito.

"Cassie!" Mi sentii chiamare.

Mi girai di poco, riuscendo ad intravedere Logan che correva verso di me.
Lo zaino nero che ricadeva su una spalla, e gli scarponi che sbattevano lungo il terriccio umido.
La fronte imperlata di sudore, forse per la fatica di aver corso.
Il ciuffo di capelli castani ricadeva disordinato di lato, mentre alcune collanine e piastrine che portava intorno al collo facevano su e giù sulla maglietta bianca.
Mi accorsi solo in quel momento di aver trattenuto il respiro, ma come un fulmine che attraversa il cielo, l'immagine dello sguardo cupo di Christian mi riaffiorò alla mente.

Mi voltai di spalle verso Logan, cercando di aumentare il passo.
Non l'avrei mai fatto, ma questa volta, ero pronta a scappare dai miei problemi.

"Cassie!"
Continuai a camminare.
Veloce, sempre più veloce.
Non volevo voltarmi, non volevo fermarmi.
Iniziai a correre, stando attenta a non inciampare su quel terreno poco stabile e omogeneo.
"Cassie! Fermati!"
Mi bruciavano gli occhi.
Mentre correvo, e il vento mi andava incontro. Non volevo, e non dovevo piangere.
Ma era tutto così confuso, che anche se avessi voluto fermarmi e chiedergli il perché l'avesse fatto... preferii continuare a correre.

"Cassie, cazzo! Fermati ti prego!"

Sembrava preoccupato, spaventato.
Ma no! Non dovevo.
Aggirai un masso dalle dimensioni gigantesche, e mi appoggiai ad un'albero per riprendere fiato.
Riaccompagnai la spallina dello zaino, che era scivolata via, in spalla.
Inspirai ed espirai velocemente, ma feci il grosso sbaglio di voltarami indietro.
In quello stesso istante vidi Logan spuntare in cima alla salita.
Era tutto sudato, e non aveva più lo zaino in spalla.
I capelli erano sistemati in modo disordinato lungo la fronte, e notavo il petto fare su e giù per lo sforzo.
Mi guardava come se avesse fatto qualcosa di stupido, e sperai che fosse così.

Young Love. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora