Capitolo 18

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La mattina seguente non andai a scuola.
Non perché avessi fatto tardi la sera precedente, ma sta di fatto che quella mattina la sveglia mi giocò un brutto scherzo.

Mi svegliai tardi, molto tardi, più del solito. Persi il bus per circa mezz'ora di ritardo, e alla fine mia madre insistette per il non voler uscire.
"È inutile provare a ricorrerlo, ormai sarà già arrivato a Houston. Ti accompagnarei io, ma ho il primo turno al bar, oggi."
Così senza altri giri di parole se ne era tornata in camera sua, pronta per prepararsi, per il suo "primo turno" al bar.

Erano le otto e un quarto quando decisi di fare colazione.
Non avevo mangiato niente per la forte fretta, così, tagliai della frutta in pezzi, e accomodandomi sopra il divano, mangiai guardando la TV.

Circa dieci minuti dopo, mentre stavo per mettere in bocca un pezzo di mela sentii uno strano rumore.
Come qualcosa che batte contro la finestra.
Mi alzai, e percorrendo la cucina uscii fuori in balcone. A terra vidi un piccolo sassolino.

In strada non c'era anima viva.
Mi affacciai più del dovuto e rimasi a bocca aperta.
Cosa ci faceva lui qui?

"Finalmente ti sei decisa"
Disse Logan, sorridendomi dal basso.

"Logan! Cosa ci fai tu qui? Le tue chiappe non dovrebbero essere sul sedile del bus, che sta di fatto, è partito mezz'ora fa?"

Il suo sorriso non accennava ad andarsene, e ben presto si trasformò in un ghigno vero e proprio.
"Potrei farti la stessa domanda, tesoro" Perché quel "tesoro" per lui era una cosa facile? Perché sembrava che non facesse nulla di male chiamandomi cosi?
"E poi, si da il caso" contunuò. "
che le mie "belle chiappe" non avessero voglia di andare a scuola, oggi"

Inarcai un sopracciglio. "Ed il motivo sarebbe?"

Lui sbuffò, abbassando lo sguardo per un momento.
"Sarò sincero. Mi sono preoccupato"

Di nuovo le mie sopracciglia si alzarono. "Preoccupato?"

"Sì. Non ti ho vista, quindi...ho pensato non fossi venuta per colpa mia. Pensavo di averti traumatizzato per ieri sera"

Mi scappò una risata. "Traumatizzata? Cosa hai messo stamattina nel caffè, Logan?"

"Latte. E credo davvero fosse acido, ma, andando al punto. Mi sono spaventato"

Risi. E fu davvero strano.
Era capitato molte volte che Logan ridacchiasse alle mie espressioni, ma questa volta, ridere di lui fu diverso.

"Ridi? Perché ridi?"

"Un grande e grosso uomo come te, spaventato. E poi sarei io la paranoica"

"Quanto umorismo stamattina, Jones. Cosa hai messo nel caffè?"

"Non bevo caffè" puntualizzai.

"Latte e biscotti?" Chiese.

"Forse latte e cereali" replicai.

"Adoro latte e cereali" rispose. E sorrise. Ma quella volta fu un sorriso diverso, fu sincero.
Partiva dal lato dell'occhio e finiva dall'altro. Vidi quell'adorabile sfilza di denti bianchi dopo quella che mi parve una vita.
Era bellissimo.

"Allora, vieni?"

Mi ricomposi.
"Venire dove?"

"Da nessuna parte. Vieni e basta."

"È legale?"

Lui rise, piegandosi in due.
"Sarà questo il tuo motto. Per il resto della vita. Comunque è legale. Non ti porterei mai sulla brutta strada"

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