Aprì gli occhi e avevo lui che mi guardava.
"Cosa fissi?" gli dissi con voce assonnata.
"Volevo alzarmi a prepararti la colazione ma non riesco ad alzarmi, non riesco a non guardarti, sei troppo"
"Troppo?"
"Troppo per me"
"Sono solo un'umana" e mi alzai di scatto notando che ore fossero e notando che eravamo entrambi ancora nudi.
Mi vestì in fretta, ma più fai in fretta le cose e più le fai male; non riuscivo a mettermi le scarpe.
Imprecavo.
Si alzò, si mise le mutande prese nel cassetto del comodino affianco al letto, venì verso di me che ero seduta sul letto con le scarpe in mano, mi prese il piede e mi mise le scarpe.
"Cosa mi tocca fare..come Cenerentola" arrossì.
Alzò lo sguardo e si buttò subito sopra di me continuando a baciarmi. Mi dava talmente tanti baci che non riuscivo nemmeno a parlargli.
"Dereek!"
"Uhm?" disse inarcando le sopracciglia, sapeva che amavo quando lo faceva, non sapevo resistergli.
Chiusi gli occhi, solo così sarei riuscita a controllarmi.
"Devo andare a scuola, prendo la tua macchina, dopo torno" mi alzai e nemmeno lo guardai, se lo avessi fatto non sarei riuscita più a staccarmi da lui.
"Dio mio, puzzi troppo di mio cugino" disse Malia avvicinandosi a me, eravamo agli armadietti e i nostri erano attaccati.
"Ciao anche a te" dissi, salutandola poi con un bacio sulla guancia, dopo andai incontro al mio migliore amico che appena mi avvicinai a lui fece la stessa faccia di Malia, dopodiché ci dirigemmo verso la nostra aula.
Prima di entrare dentro la classe, i due nostri cellulari e quello di Stiles che era già seduto in classe, vibrarono.
Era un messaggio di Scott.
"Ferito in ambulatorio, passate di qui dopo scuola" ci guardammo e ci capimmo all'istante.
Aspettammo Stiles fuori da scuola che stava cercando di convincere il prof a farlo uscire dalla classe, quando ci riuscì, o meglio, riuscì a scappare, ci dirigemmo verso la destinazione.
Andammo con la Jeep di Stiles e quando Scott ci vide ci sorrise per poi porre gli occhi sull'uomo che era sdraiato sul tavolo di metallo, quasi morto.
Deaton stava preparando una specie di antidoto. Aveva delle grosse ferite sul petto.
"È stato avvelenato, veleno che proveniva dalle unghie"
"Dalle unghie? Fico!" disse il solito Stiles, "Pensandoci non lo è poi così tanto.." continuò.
Sentì le mie dita intrecciarsi con quelle di un'altra mano, mi girai, era lui. Me la lasciò un attimo dopo, si avvicinò al corpo e bisbigliò qualcosa a Deaton, mentre il veterinario annuì. Punti di domanda sorsero a tutti, ma nessuno chiese niente.
Guardammo il druido mettere del liquido che aveva preparato istanti prima nelle ferite dell'uomo, che faceva smorfie di dolore e sollievo allo stesso tempo, infine gli fece ingoiare un'altra sostanza che lo fece addormentare.
"Guarirà. Si sveglierà tra un giorno, venite qui domani".
Alla sera ero in camera mia, con Isaac sulla sedia di fronte a me, Scott davanti alla porta e Derek in piedi di fianco a me che ero seduta sul letto, con le braccia conserte; gli altri se ne erano appena andati.
"Allora buonanotte" disse mio cugino e se ne andò.
Isaac guardò Derek, come per intendere che voleva che se ne andasse, ma lui lo guardò male e non si mosse di un centimetro.
"Okay, ho capito.."
Sorrisi, mi alzai in piedi sul letto e quando Isaac si alzò dalla sedia gli saltai in braccio. Restammo così abbracciati per qualche minuto finché Derek tossì. Mi staccai e lui andò nella sua stanza. Isaac si era trasferito da noi nell'ultimo mese, da solo non riusciva a pagare le bollette di quella casa enorme che aveva e Tom, accordato con Melissa, gli proposero di vivere con noi, purché non combinasse guai.
Mi girai e c'era Derek che mi guardava.
"Cos'hai detto all'ambulatorio?"
"Gli ingredienti per l'antidoto"
Mi raccontò che conosceva quel tipo di veleno, ne conosceva tanti, era stato ferito tante volte e con metodi diversi.
"Adesso nessuno ti farà più del male"
Rise.
"Mi proteggi tu?" continuò a ridere.
"Sì. Se fossi come te, ti proteggerei meglio"
Non rispose. Non avevamo mai parlato del fatto che io fossi umana e lui no.
"Io voglio restare con te, per sempre"
"Anche io" rispose.
Restammo a letto seduti a parlare del più del meno, quando gli raccontai che avevo visto Peter, e di ciò che mi aveva raccontato, che avevo pianto e di Malia.
Come sua cugina, disse che non dovevo preoccuparmi, che suo zio voleva semplicemente mettermi paura e infine, che lo avrebbe ammazzato.
Il giorno seguente, ci ritrovammo tutti all'ambulatorio come previsto.
L'uomo era ancora addormentato.
Si sentì mugolare, subito dopo aprì gli occhi e si alzò di scatto spaventato. Gli fuori uscirono gli artigli e le zanne.
Quando riuscimmo a farlo calmare, ci raccontò tutto.
Colui che lo aveva attaccato, lo aveva lasciato davanti all'ambulatorio sofferente apposta. Il problema era che non si ricordava chi lo avesse attaccato e il perché, in fondo era solo un omega; l'altro problema è che dovevamo fargli recuperare la memoria e per farlo c'era un solo modo: Peter.
"No, ci vado io" disse Lydia, mentre eravamo nel loft di Derek a parlare, "ci parlo io con Peter, se non mi ascolta, gli urlo in faccia e vediamo". E così fece, lo contattò; all'inizio volevo andarci a parlare io, ma nessuno voleva, pensavano mi avrebbe fatto del male.
Lydia quello stesso giorno, nel tardi pomeriggio avrebbe dovuto incontrarlo, ma lui non si presentò.
Intanto io ero al supermercato con mio padre, mi mancavano le nostre giornate passate insieme così gli avevo chiesto di accompagnarmi a fare la spesa. Tom era nel reparto vini, io andai a prendere una cosa che ci eravamo dimenticati un po' più distante da lì; quando tornai papà stava parlando con un altro uomo, quanto avrei voluto l'udito sviluppato in quel momento! Mi avvicinai subito, quasi morì dallo spavento. Tom appena mi vide disse "oh eccoti finalmente Mar. Ti davo per dispersa! Questo uomo così gentile mi stava aiutando a scegliere" accennai un sorriso e l'uomo mi salutò: "Ciao Mar".
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a miserable heart.
Fiksi PenggemarCome quando lo vidi per la prima volta, che a primo impatto non capì se i suoi occhi fossero azzurri o verdi; nei suoi occhi non ci avevo visto niente, il vuoto, ma l'ho arredato, sono diventati casa mia; e avrei voluto sentirli sulla mia pelle, ch...