14. Perfetta, ma non troppo

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I giorni trascorrono veloci, tra il lavoro e tutti gli impegni che ho di continuo. Per due giorni non vedo Jared. Quando sono entrata in camera sua il giorno successivo, non c' era a chiedermi dove saremmo andati. Il giorno successivo ancora la stanza era vuota, come l' avevo rimasta. Ho cercato di non pensarci tanto, ho cercato di non rimanerci male, di non preoccuparmi ma i miei pensieri seguono strade tutte loro. Oltre a preoccuparmi di Tommi, della casa, della spesa e delle scadenze imminenti ho iniziato a pensare anche a dove si fosse cacciato. Ho sfogato i miei pensieri e le mie angosce ripulendo tutta la casa, a breve arriverà l'assistente sociale. Queste visite mi rendono sempre nervosa, è per questo che il volume dello stereo è altissimo e non rispondo ai messaggi di Sere che mi chiede scusa per non essere riuscita ad accompagnare Jared e per non essersi data una controllata ritrovandosi ubriaca persa.
Ho preso un giorno libero all'hotel per avere tutto il tempo per rendere tutto perfetto. Ho preparato un dolce per l' assistente, ho controllato tutte le scadenze dei prodotti in frigo, ho controllato se tra i disegni di Tommi ci fosse qualcosa che si potesse considerare non adeguato ad un bambino di sei anni.
Faccio una doccia, vado a prendere Tommi a scuola, ritorno a casa e lo vedo stranamente silenzioso
"Cosa c'è Tommi? È successo qualcosa a scuola?" gli chiedo mentre apro la porta
"No, nulla"
"E allora cosa c'è?"
"Tu sei preoccupata e quando mastichi la gomma significa che sei nervosa. La signora che ci controlla vuole portarmi via?" Il termine "la signorina che ci controlla" l' ho inventato io per lui che non riusciva a pronunciare la parola "ASSISTENTE SOCIALE"
Mi fermo, lo prendo in braccio e mi siedo sul divano
"Assolutamente no! Nessuno ti porterà via. Sei mio fratello. E sei buonissimo. E io non farò nulla per farti portare via. Dobbiamo solo farle vedere come stiamo bene insieme." Gli do tanti baci sulle guance facendolo sorridere. Lo rimetto a terra facendo accendere le luci delle sue scarpe. Saltiamo entrambi quando il citofono suona. Il cuore mi batte forte. Lo guardo e i suoi occhi mi danno il coraggio di rispondere. Do un' altra controllata alla casa e vado ad aprire. Mentre la dottoressa sale, do le ultime raccomandazioni a Tommi. Sembra tutto perfetto, il deodorante automatico spruzza proprio in quel momento dando un odore fresco all' ingresso.
"Tommi!" Mi ricordo di mettere in guardia la sua imgenuità
"Non chiamarla 'signora che ci controlla'"
"Va bene. E come la chiamo?"
"Beh ti dirà il suo nome"
Annuisce si guarda le scarpe e corre in soggiorno.

É passata all' incirca un'ora da quando l'assistente è entrata. Una donna mingherlina, sulla sessantina, indossa un tailleur e degli occhiali da vista poggiati sul naso, un taccuino e una penna tra le mani. Ha visitato tutta la casa in rigoroso silenzio soffermandosi sulle foto nel corridoio, ha fatto delle domande a Tommi sulla scuola e su come si trovasse con me, poi è toccato a me, mi ha chiesto del lavoro e come organizzo le mie giornate; Sono le cinque del pomeriggio e sembra andare tutto bene a parte quando si è presentata dicendo il suo nome e cognome e Tommi mi ha sussurrato all'orecchio che era meglio non chiamarla proprio, perchè non riusciva a pronunciarlo. Sono scoppiata a ridere e lei con noi, contenta per la nostra complicità. Ha gradito la mia torta e si sta complimentando con Tommi. Prende la sua borsa, lo saluta e si avvia alla porta
"La accompagno" le dico
Ci fermiamo all' ingresso e arriva il momento tanto atteso. Il suo giudizio. Ora posso capire se tutti i miei sacrifici stanno servendo a qualcosa o se non ne sono in grado.
"Bene Meredith. Ti dirò solo qualcosa di superficiale poi leggerai successivamente tutte le mie impressioni nel documento che ti lascio.
Ho letto le dichiarazioni delle assistenti precedenti. Niente di preoccupante, tutto alla normalità: il bambino cresce bene, senza alcun problema particolare, i traumi sono stati superati eccetera eccetera.." Sembra dire le cose in maniera annoiata quasi come se non ci credesse. Mi agito e cerco di parlare
"Dottoressa io faccio del mio meglio e penso che.."
"Io penso che quel bambino sia stato fortunato a non averla persa" rimango con la bocca aperta udendo le sue parole
" Penso che lei non possa fare di meglio, penso che questa è una casa dove regna l'amore e l'educazione, penso che lei è una gran donna nonostante la giovane età. Vedo dolcezza negli occhi di suo fratello, nessun problema a parlare dei suoi genitori, soltanto una vena di tristezza più che giustificata. E penso che, non ci sarà più bisogno di queste visite ogni sei mese. Ne basterà una ogni anno per controllare che tutto vada come adesso. Complimenti Meredith, ho visto tantissimo impegno da parte tua. Si conceda pure qualche serata libera per se stessa, penso che ne abbia bisogno, una vita fatta di lavoro e bambini a gestire una casa non deve essere facile, alla sua età poi..."
Ho le lacrime agli occhi per quello che mi ha detto e per i complimenti, non riesco quasi a parlare poi sbatto le palpebre mi sblocco e la ringrazio per tutto. La guardo mentre scende piano le scale. Chiudo la porta sorridendo a Tommi che sbuca con il suo faccino dal soggiorno.
"Siiiii" dice correndo e abbracciandomi forte
"Cosa ha detto? Siamo bravi?"
"Certo! Ha detto che siamo perfetti!"
Lo abbraccio forte portandolo sul divano. mi rilasso per la prima volta in questa giornata intensa. Rimaniamo vicini fino ad addormentarci.
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"Mare!..Svegliati dai! Sono le nove!"
Qualcuno sta intorrempendo i miei sogni, bussandomi sulla spalla. Apro piano gli occhi e riconosco Serena.
"Sta zitta, Tommi dorme, dico stendendo la mano affianco a me ma... Tommi non c'è.
"Dov'è andato?!"
Lei sorride
"Ho suonato tantissime volte il campanello, ha sentito che vi chiamavo e ha aperto la porta capendo che ero io. Ero preoccupata non hai risposto ai miei messaggi per due giorni e non ti ho vista da Nando"
"Ho avuto da fare, abbiamo avuto la visita dell'assistente sociale"
"Si so tutto, me lo ha spiegato Tommi! Dobbiamo festeggiare! Preparati stasera usciamo
"No stasera rimango a casa con Tommi" mi giro verso la cucina"Dove è andato?"
"L'ho portato da mia madre, faranno dei dolci insieme stasera, gli ha già preparato la camera dove dormirà, che poi è la mia vecchia stanza"
"Oddio Sere! Si puo sapere a che ora sei entrata in casa mia e organizzato il rapimento di Tommi mentre io dormivo ?"
"Non ci pensare! Tu russavi e non hai sentito un bel niente, comunque adesso alzati e vestiti! Qualcosa di provocante mi raccomando" dice ammiccando
Mi metto seduta e la guardo, è davvero figa. Un tubino blu e i tacchi vertiginosi, i capelli gli cadono sulle spalle in onde ben definite, finalmente la riconosco, la mia bellissima amica.
" Dove andiamo?"
"In un locale fuori città, ci saranno tutti"
"Tutti chi?"
"Tutti, Jon, Jennifer, Freddy.." pronuncia l' ultimo nome a voce bassa ma riesco comunque a capirlo
"Sere, ti sei fatta così bella per lui?"
"No! Assolutamente no! Vestiti, nel frattempo vado a prendere la star? Jenny non fa altro che parlare di lui"
Ho un colpo al cuore sentendolo mensionare. Non so proprio che fine abbia fatto. Mi strofino gli occhi e la guardo.
"In realtà non so dove sia, non l'ho più visto dalla sera che Jenny lo ha accompagnato qui sotto" stringe gli occhi facendo fatica a capirmi
"Pensavo lo avessi fatto dormire qui"
"No, non volevo che Tommi lo vedesse! E poi lui si è subito alterato ed è andato via. E il giorno dopo in hotel non c'era, e neanche il giorno successivo ancora"
"Il problema non era che Tommi lo vedesse, vero Mare?"
"Smettila, non voglio presentargli.."
Mi interrompe bruscamente
"Non è mica tuo padre! Potevi inventare mille scuse, ha sei anni!Lo hai lasciato davvero in giro per il paese?!"
Me ne vergogno per la prima volta e annuisco lievemente
Sere squote la testa
"Ok. proveremo a cercarlo in hotel domattina. Adesso alzati, restaurati e usciamo. Dobbiamo festeggiare la tua vittoria. Sei davvero grande, ho letto la 'pagella' sul tavolo. Promossa a pieni voti!"
"Già, è stato davvero soddisfacente. Ce la sto facendo. E non mi sembra vero che riesco a equilibrare tutto."
"Manca ancora qualcosa però, qualcosa che può scombinare gli equilibri"
"Cosa?" Dico alzandomi e andando verso il bagno
"Qualcuno da amare"
Rimango ferma sulla soglia, poi proseguo, senza risponderle.

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