20. Un passo avanti, e dieci indietro

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Andiamo via dal locale che è quasi mezzanotte. Sono più rilassata adesso.
Le persone hanno continuato a lanciarci strani sguardi mentre conversavamo al nostro tavolo; a Jared toccavano le occhiate ammiccanti delle mogli trascurate,mentre a me solo quelle incuriosite.
"Non ti senti soffocare in questo piccolo buco?" Mi chiede all' improvviso
"Insomma, qualche città più grande,con qualche grattacielo ? Non hai mai pensato di trasferirti?"
"Per adesso stiamo bene qui, e questo posto non è un buco, ci sono posti che non conosci, e quando li vedi per la prima volta resti incantato a guardarli, uno di questi puoi osservarlo dal terrazzo che c'è in cima al palazzo in cui abito. Mi guarda incuriosito
"Non c'è un tetto?"
"No, sali le scale e trovi una porta, la apri ed esci in terrazza. Spesso andiamo a prenderci il sole d'estate" non gli confesso che spesso salivo lissù di notte, mentre Tommi dormiva a contemplare le stelle e a chiedermi quale tra quelle fossero i miei genitori. Non gli confesso che spesso ho pensato di scappare via da tutto, quando il panico mi attanagliava le viscere, quando ho iniziato a capire che ero rimasta sola, e che avevo ancora tanto bisogno dei miei genitori. Non gli confesso che mi nascondevo lì quando avevo bisogno di piangere perchè non potevo urlare, e sfogare tutta la mia rabbia per loro che se ne erano andati via senza dirmi nulla, senza che io potessi riabbracciarli un' ultima volta, senza mia madre che mi lasciasse la lista di cose da fare e senza mio padre che mi obbligava a togliermi il rossetto rosso perchè per lui ero più bella così,come mi aveva fatta! E' lissù che salgo per ritrovare la mia pace interiore. Ma rimango in silenzio e nascondo tutti i miei pensieri con un sorriso.
"Dovresti portarmici. E comunque la cosa più bella qui è che per guardare il cielo non devi alzare troppo il collo. Le case sono così basse che basta affacciarsi alla finestra per vederle. In America devi comprare una casa lontano da tutto il trambusto e gli infiniti grattacieli per avere la possibilità di goderti il cielo, qui te lo ritrovi dappertutto"
Arriviamo sottocasa, all'ascensore c' è un cartello con su scritto Guasto.
"Ci toccano le scale" dice Jared dirigendosi a destra,verso la prima rampa.
"Mare" mi chiama Tommi
"Sono stanco, non voglio salire le scale" fa sempre così, quando ha sonno inizia a fare i capricci.
"Tommi andiamo, sono solo due piani" non ho il tempo di continuare a convincerlo, Jared si piega, gli mette un braccio sotto il sedere e lo tira su.
"Andiamo" mi dice guardandomi,mentre Tommi poggia la sua testa sulla sua spalla. Il mio cuore accelera portandomi alla testa un flashback.
Le lacrime riempiono i miei occhi e non riesco a distinguere i gradini. Mi fermo mentre loro proseguono e mi asciugo subito una lacrima che mi è scesa sul viso. Lui non può saperlo perchè chiunque avrebbe fatto quel gesto ma in quel momento ho rivisto mio padre, che di ritorno da ogni passeggiata insieme, saliva per le scale tenendo Tommi fra le braccia mentre io e mamma usavamo l' ascensore. Proprio come adesso Tommi poggiava la testa sulla sua grande spalla e per me non c' era nulla di più bello e perfetto. Era come vedere l' essenza della vita, un padre e un figlio abbracciati. Non avevo bisogno di altro.
Mi ridesto dai ricordi quando sento Jared chiamarmi, salgo velocemente le scale e arrivo alla porta aprendola senza guardarlo negli occhi, pur sapendo che sta cercando il mio sguardo. Tiro su col naso e vado subito in camera mentre Jared mette giù Tommi.
"Tommi vai ad infilarti il pigiama, vengo fra poco a rimboccarti le coperte" so già quale sarà la sua risposta,lo faceva sempre anche con papà
"Può farlo Justin?" Chiudo gli occhi, ancora di spalle, mi affretto a rispondere perchè Jared sta già accettando.
"No. Verrò io. E non discutere" gli dico prima ancora che possa aprire bocca. Mi guarda perplesso, poi senza aggiungere una parola mi da le spalle e cammina a testa bassa verso il bagno.
"Si puo sapere che problema hai? L ho già infilato a letto quando tu eri fuori con Jon. Cosa c' è di diverso ora?"
"Nulla." non gli do troppe spiegazioni, non capirebbe le mie paure. Inevitabilmente Tom si sta affezionando come solo un bambino senza difese al cuore puo fare e non voglio vederlo stare male quando lui se ne andrà. Lo sto solo proteggendo da un futuro certo se il loro rapporto crescerà in maniera così esponenziale come in questi giorni. Prima o poi lui tornerà alla sua vita, e noi saremo solo un bel ricordo, voglio che il pensiero sia reciproco.
"Smettila di essere così carino con lui. Ci sono io a occuparmene, tu pensa solo a fare quello per cui ti sei nascosto qui. Ritrova te stesso e tutte le altre cose" dico muovendo la mano
"Quel bambino è eccezionale, e io non mi allontanerò da lui per la tua assurda gelosia nei suoi confronti" pensa che io sia gelosa? Pensa che io voglia tutelare me stessa? Mi arrabbio subito
"Tu non capisci un bel niente!" Gli dico sbattendo la porta della camera alle mie spalle.
"Sei tu ad essere incomprensibile. Come solo una donna sa essere" urla contro la porta.
Poco dopo esco, con un pantalone di tuta largo e una t-shirt. Lego i capelli mentre mi avvio in camera di Tommi. Guardo in salone, il divano non è ancora stato aperto, sulla poltrona il suo smartphone è l' unica prova che sia qui, non ha portato nulla con se, solo qualche paia di scarpe, i cappelli e qualche slip, tutti buttati in valigia,dietro il divano. Il fatto che si sia trasferito qui non è stato ancora ufficializzato, ma ormai tutti pensano che siamo cugini, compreso Tommi, e che è ospite da noi. È stato un tacito accordo.
Guardo il telefono che si illumina continuamente e penso a quante persone lo stiano cercando. Proseguo verso la camera di Tommi
"Eccomi" ma lui è già sotto le coperte di spalle alla porta, e il corpo che si solleva e abbassa regolarmente. Sta dormendo o fa finta di dormire, in ogni caso il suo messaggio è chiaro, non vuole che io mi avvicini. È il suo modo per farmi un dispetto e io accetto la sua protesta ma non cambio idea. Gli auguro la buonanotte da lontano e chiudo la porta. Passo di nuovo per il salone e lo sento parlare al cellulare.
"Beh rimanda tutto di qualche mese, non ho ancora voglia do tornare e tranquillizza mia madre, dille che sto bene" chiude la comunicazione e rimane a fissare la finestra
"Per quanto ancora vuoi fissarmi le spalle?" Mi dice. Arrossisco, grata che sia di schiena e non possa vedermi. Sospira e abbassa la testa
"Riesci a mandarmi fuori di testa, mi credi?"
"Quando penso di aver fatto un passo verso di te, quando finalmente riesco a strapparti un sorriso ecco che mi ritrovo dinuovo al punto di partenza, ad aver sbagliato qualcosa di cui non capisco neanche il motivo. E devo ricominciare tutto da capo. È un lavoro snervante" Sono a testa bassa anche io e ascolto le sue parole. Devo ammettere di non essere una persona semplice. Sto per rispondere ma suonano alla porta.
"Chi diavolo è a quest' ora?"
solleva le spalle e mi avvio alla porta lasciandolo a contemplare il cielo.
Guardo dallo spioncino e riesco a riconoscerla subito.
Apro la porta
"Sere..." ha la testa bassa e non riesco a vedere i suoi occhi
"Tutto ok?"
Solleva il viso. Gli occhi infiammati, il naso rosso e un fazzoletto accartocciato fra le mani.
Non abbiamo bisogno di parole, rimaniamo sulla soglia della porta ad abbracciarci forte e tra un singhiozzo e l' altro riesco a sentirla sussurrare
"È finita. È finita davvero" alzo la testa e vedo Jennifer
"Eravamo tutti insieme al bar. Si sono appartati per un po' e dopo l' ho ritrovata così, mi ha chiesto di accompagnarla qui. Annuisco lievemente
"Grazie" entro in casa tenendo il braccio intorno alle sue spalle.
"Potrei entrare?" Mi volto a guardarla.
Io e Jennifer non siamo amiche, soltanto conoscenti, è la sorella di Jon tutto qui. Non sa nulla della mia vita,tantomeno io della sua. Allora perchè mi chiede di entrare?
"C'è Justin dentro vero? Vorrei salutarlo"
Diciamo pure che la mia faccia si sforza di non assumere nessuna espressione, mi limito solo ad annuire e lasciarla passare.
"Ho un gran mal di testa" mi dice Serena a voce bassa
Jared esce dal bagno proprio in quel momento. Ovviamente senza maglietta
"Oh ora si che mi sento meglio" dice ridendo e stendendosi sul divano
Jared ci guarda tutte e tre leggermente in imbarazzo.
"State organizzando qualcosa di cui sono all' oscuro?" Dice con un sorriso sghembo sulle labbra
"Sere è qui per avere un po' di conforto da me dopo l' ennesima, e si spera ultima, delusione di Freddi. Mentre Jenni, beh lei voleva salutarti" lo dico cercando di non assumere nessun tono particolare,come se non fosse nulla di che. Come se non volessi sbatterla a calci nel sedere fuori di qui. Jared comunque non sembra interessarsene si avvicina a Sere,le da un leggero bacio sulla guancia e sussurra
"Scendo a spaccare il culo a Freddi e torno" dice in modo serio cercando una maglietta
"No Jus. rimani qui" Jenni lo afferra per il braccio. E a me viene voglia di afferrarla per i capelli e squoterla ulandole che Justin non è neanche il suo vero nome!
"Non servirebbe a niente. Lasciamo che siano loro a vedersela"
Rimango a guardare quella mano sul suo braccio. Strano che non abbia preso ancora fuoco. Mi volto verso Serena che nel frattempo ha smesso di piangere e cerco di farmi spiegare come sono andate le cose.
"Mi ha detto che devo dimenticarmi di lui. Che non dobbiamo vederci perchè non potremmo ritornare amici dopo quello che c' è stato" veniamo interrotte da Jared che mi posa una mano sulla spalla.
"Cosa c'è ?" dico senza voltarmi
"Io e Jenni andiamo a farci un giro"
Non so più per cosa essere arrabbiata. Ho una vasta scelta di motivi; ce l' ho a morte con Freddi per quello che sta facendo e sono in collera con Jared che ha pensato che potessi essere gelosa di Tommi non capendo le mie preoccupazioni, che mi confessa cose dolci come prima, che scrive una canzone per me e poi si lascia toccare da chiunque in qualsiasi posto e adesso ? Vuole uscire con lei. Cerco di non scompormi troppo, mi volto e questa volta non mi interessa se il mio viso dice tutto ciò che penso. Lo guardo dalla testa ai piedi e poi sposto la spalla da sotto la sua mano come disgustata.
"Buon divertimento" . Certo, anche questa volta sarà come ricominciare da capo. Ha proprio ragione.
Non ho tempo per notare la sua espressione, mi volto e continuo ad ascoltare Sere. Lo guardo dallo specchio mentre si infila una felpa col cappuccio, afferra il suo telefono e si avvia alla porta dove ad aspettarlo c' è lei che lo prende sottobraccio e gli sorride. Prima di chiudere la porta mi lancia uno sguardo ma distolgo subito gli occhi.

Sono trascorse due ore da quando Sere è entrata in casa. Ha alternato momenti di lucidità a altri di rabbia e sfogo. Freddi l' ha illusa? O lei si è lasciata illudere? Quanto tempo impiegherà prima di dimenticarselo? Vederlo a lavoro peggiorerà le cose?
Continua a porsi mille domande e io ho provato a dare una risposta a tutte e ho controllato l' orologio milioni di volte aspettando che il campanello suonasse. Nulla
"Secondo te dove sono andati?" Mi chiede all' improvviso Sere
"Chi?" chiedo confusa
"Non fare la finta tonta con me. Posso anche avere il cuore a pezzi. Ma mi sono accorta di quante volte hai guardato l'orologio e poi guardato la porta e poi dinuovo l' orologio e così via per tutto il tempo"
"Non è vero"Dico arrossendo
"Si puo sapere per quale motivo non lo ammetti a te stessa? È chiaro a chiunque! Jared ti piace Mare, e anche tanto"
Al solo pensiero che qualcuno lo dica a voce alta mi fa salire un brivido
"Non è vero"
"Puoi mentire a te stessa quanto vuoi, in fondo al cuore tu conosci la verità. Se posso darti un consiglio però, così facendo non fai altro che allontanarlo da te. Lo guardi storto la maggior parte del tempo, rispondi sgarbatamente e soprattutto esci con un altro rimanendolo a casa con tuo fratello! Pensi davvero che lui possa credere di avere una possibilità con te?"
"No. Infatti non ce l' ha"
ride e alza latesta guardando il soffitto
"Ecco perchè preferisce uscire con Jenny,lei neanche gli piace,ma almeno è un porto sicuro. Tutti gli uomini sono così"
Incrocio le gambe sul divano, mi guardo le mani e sussurro
"Pensi che siano alle mura?"
Le mura sono un luogo abbandonato di Furore, molto vicino al cimitero, caratterizzato appunto da mura altissime. Tutte le coppiette vanno lì con le macchine per pomiciare e per starsene soli, lontane dagli occhi indiscreti delle pettegole del paese .
"Penso che presto lo faranno se non la smetti di comportarti come una zitella inacidita. E cos' è questo abbigliamento?!" Mi guarda sconvolta
"Hai JB in casa tua e cammini con questo pantalone largo, i capelli legati e struccata?"
Scoppio a ridere
"Primo non sono una zitella inacidita. Se rispondo così ho i miei validi motivi e secondo, questi pantaloni sono comodissimi, non li tolgo per niente al mondo"
"Per lui lo faresti, e non ti toglieresti solo quelli, credimi" scoppio a ridere e finalmente sembriamo aver trovato un po' di tranquillità.
"Devo andare, penso di essere in grado di guidare adesso"
"Perchè non dormi qui?" Almeno starà vicino a me e non dovro starmene a guardare quel posto vuoto, penso di averne più bisogno io di lei
"Non posso, domattina devo lavorare e non ho la divisa con me. Preferisco tornare a casa."
La accompagno alla porta abbracciandola forte e scambiandoci promesse, lei cercherà di voltare pagina e io non tratterò male Jared. So già che non manterrò la mia promessa.

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