31. Ritrovarsi

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Precisamente una settimana dopo decolliamo all'aeroporto di Londra, io spaventata a morte dall' atterraggio e Tommi nella più alta forma di tranquillità a godersi il rumore delle ruote appena solcato il suolo. Appropriatici di nuovo dei nostri bagagli finalmente usciamo. Guardo il cielo pieno di nuvole, caratterostico di Londra e stringo la mano a Tommi.
"Meredith?" Ci voltiamo entrambi e ci troviamo di fronte una donna magra e di bassa statura, capelli castani e dei begli occhi scuri, solleva la mano per salutarci vedendoci interdetti.
"Sono la nipote di April, Alisia."
Mi avvicino sorridendole mentre ci viene incontro aiutandoci con i bagagli. Saluta me e subito dopo Tommi e cerca di parlarci italiano anche se con un pesante accento inglese.
"Vi porto dalla zia April a Richmond. Voi non immaginate quanto sia contenta di avervi qui. È come una bambina. Stamattina non riusciva a stare ferma un attimo nonostante la sua salute che fa brutti scherzi. Vi prometto che verrò a prendervi per farvi visitare la città e non sarete suoi ostaggi per tutta la settimana" ridiamo insieme e devo ammettere che anch' io sono felice di poterla imcontrare.

Alisia parcheggia di fronte ad una splendida villa avvolta in un giardino curato e poco distante da lì, un bellissimo gazebo con dei divani e un tavolino di vimini bianco.
"Meraviglioso" dico a voce bassa incantata. Scendo lentamente dall' auto e prendo le valigie insieme ad Alisia che insiste a farmi avviare in casa e a non far attendere oltretempo la nonna. Le sorrido e prendo per mano Tommi avviandoci all'ingresso. La porta si apre lentamente e si affaccia una donna sorridente, troppo giovane per essere nonna April.
"Salve! Io sono Maria, la badante ed infermiera di April. Vi sta aspettando in salone venite!" Ha un tono di voce squillante e parla perfettamente l'italiano.
La ringrazio per l'ospitalità e la seguiamo mentre attraversiamo un breve corridoio con pareti bianche piene di foto e quadri. Una donna tanto somigliante a mia mamma in un antico abito da sposa affianco a quello che suppongo debba essere mio nonno e poi una fila di foto di mia madre da piccola, al mare, in montagna, sotto la torre eiffel, e anche,  in ultimo, una mia foto a tre anni mano nella mano con una versione più anziana della mamma. Si somigliano davvero tanto.
Osservo i mobili di legno ben puliti che mostrano che ci sia qualcuno ad occuparsi della pulizia e l'ordine della casa, c'è odore di lavanda e finestre enormi che danno luce all'abitazione. Superiamo un'ampia scala che suppongo porti alle camere del piano superiore e finalmente entriamo in un grande salone. Ho il tempo di dare un vago sguardo intorno a me prima di posare gli occhi sulla nonna: una libreria enorme e un tavolo rotondo al centro con un tappeto a fantasia, due divani e ancora tanti quadri appesi alle pareti. Guardo vicino alla finestra e sulla poltrona che prova a sollevarsi con l'aiuto di Maria c'è la nonna. Tommi mi stringe la mano e ci avviciniamo.
"Che Dio vi benedica! Bambini miei" dice con le lacrime agli occhi
Ha il viso più dolce che abbia mai potuto vedere. Pieno di rughe che lasciano spazio ad una dentatura ancora perfetta e due occhi azzurri come quelli di mia madre. Un nasino piccolo, i capelli legati in un elegante chignon e due perle ai lobi delle orecchie. Ci veniamo incontro e senza dirci nulla ci diamo ciò che il tempo, il rancore, l'orgoglio e il tempo ci hanno tolto. Ci stringiamo tutti e tre e il mio battito si placa, la nonna piange e Tommi confuso continua a stringerci.

Ho tenuto la nonna sotto braccio e seduti sui divani del giardino ho cercato di spiegarle la nostra situazione mentre lei ci ha spiegato tutta la sua vita, molto breve poichè era stata piatta dopo che la mamma era andata via e peggio ancora quando la nonna aveva capito di non poter far più nulla perchè aveva compiuto troppi sbagli, abbandonando sua figlia senza aiutarla.
"Io non mi sento di dar torto a mia madre" Ho confessato  a voce bassa
"Ma questo non è il momento di sentenze e litigi. Adesso bisogna solo recuperare il tempo perso, per quel che si può" continua a guardarmi con occhi orgogliosi, anche mentre le spiegavo come ce l'eravamo cavata io e Tommi dopo la morte dei nostri genitori e io ne sono felice. È come se lo stessi raccontando alla mamma e vedere le sue reazioni mi rende fiera.
"Io ero convinta che tu vivessi da sola. Non sapevo della nascita di Tommi e dei conti che hai dovuto far quadrare. Quando tornerai in Italia non dovrai più preoccuparti. Spedirò un bonifico ad entrambi ogni mese. Sarete voi a scegliere se spenderli o tenerli da parte"
"No nonna. Non posso accettare. Noi stiamo bene non devi preoccuparti"
"E infatti non mi preoccupo" dice con lo stesso tono che usava mia madre. Più la guardo e la ascolto parlare, più trovo analogie tra loro, apparte fisiche, anche caratteriali. Molto buone ma allo stesso tempo con una gran dose di orgoglio, ed è quello che purtroppo le ha tenute distanti. Guardiamo Tommi sull'altalena poco distante da noi e poi chiudo gli occhi per un po' e provo a rilassarmi ripensando ai miei genitori e subito dopo Jared. È trascorso quasi un mese, e non ho ancora sue notizie. Nulla. Eppure ci spero ancora. Tutti i giorni, tutte le mattine mi sono svegliata sperando di guardarlo anche solo alla tv in qualche intervista a dichiarare qualcosa su noi. Sono stanca di aspettare, di non capire, di essere in un oblio di dubbi e  incertezze. Non potrò stare in attesa per sempre.
"Tu hai un fidanzato in Italia?" Mi chiede la nonna come se potesse leggere nei miei pensieri e intanto solleva la coperta sulle gambe perchè  si sta facendo sera e l'umidità aumenta.
"No io... beh io. In teoria si! Ma in pratica non più" dico a voce bassa. La nonna mi osserva corrucciata.
"È una lunga storia. Spero di risolverla al più presto"
"Si cara" mi dice trasmettendomi tutta la sua dolcezza "tutto si risolve. Basta che tu lo voglia. E basta nn far passare troppo tempo. Altrimenti le strade si dividono e diventa difficile farle congiungerle di nuovo" fa sicuramente riferimento alla mamma e cerco di destarla dai suoi pensieri posandole la mano sul braccio e stringendolo.
"Sono felice che tu sia ancora viva nonna."
"Io sono felice di aver avuto coraggio e di avervi qui con me. Tra pochi giorni è natale e voi sarete il regalo migliore"
Prima di cena Maria ci accompagna nella nostra camera. Alloggiamo in una sorta di appartamentino, in un' ala della villa grande quanto casa mia o poco più ,con un bagno privato, un televisore e tutte le novità tecnologiche che un bambino possa desiderare. Mi stendo sul letto comodo insieme a Tommi e senza accorgercene cadiamo in un sonno profondo e ci svegliamo solo quando  Maria viene a chiamarci per la cena.

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