Le successive due settimane trascorrono nel silenzio più assoluto e nell'attesa,vana, di una notizia da parte di Jared.
Nessuna telefonata. Nessun messaggio. Niente neanche sui social. Non lo vedo da nessuna parte neanche in qualche intervista alla televisione. I fotografi e i giornalisti hanno invaso soltanto casa mia a quanto pare. Le mattine successive alla sua partenza è stato difficile poter uscire e la situazione col tempo è soltanto peggiorata. È stato complicato non rispondere a tutte le domande invadenti e impertinenti.
'Jared brief è stato con lei vero?' 'Pensa che adesso anche le sue fans potranno avere una speranza?' 'Lei è maggioranne?' 'Il bambino è suo figlio?' Stavo per ficcargli il microfono giù per la gola. Anche Tommi stava per voltarsi a rispondere un paio di volte ma per fortuna i flash accecanti delle nikon lo hanno fermato e siamo riusciti a infilarci in macchina senza cedere alle provocazioni.
Il giorno in cui Jared è andato via sono andata a prendere Tommi a scuola e gli ho spiegato cosa era successo. Era triste perchè non era riuscito a salutarlo e non ha mai dimenticato in questi giorni di chiedermi se avesse chiamato o se lo avessi visto. Ho dovuto dirgli di no ogni volta e ogni volta è sempre più giù di morale. Continuano a chiedermelo tutti. Anche le persone che incontro per strada che hanno nascosto ai giornalisti di averci visti in giro insieme. Tutti sono rimasti in silenzio a nasconderci. Questo è il lato positivo di una piccola realtà. È come vivere in una grande famiglia. Sono sempre tutti pronti a schierarsi dalla tua parte e mai da chi in quel paese non ci è nato e neanche cresciuto. Dopo due settimane a fissare il vuoto e a declinare gli inviti e le telefonate di Serena la sento bussare alla porta ed entrare. Sono seduta sul letto con le gambe incrociate a guardare le foto scattate in costiera con le nostre facce buffe.
Non sollevo neanche il viso per parlarle. Sembra quasi che i ruoli si siano invertiti. Fino a un paio di mesi fa ero io a dover salvare lei dalla depressione amorosa per Freddi e adesso immersa nei ricordi e a non riuscire a pensare ad altro ci sono io.
"Mi stai preoccupando tanto Mare. Non puoi restare a non far niente aspettando che lui ricompaia. Sbuffo alzandomi dal letto e riappendo la foto con cura.
"Quando io sono venuta a resuscitarti a casa tua ho portato con me Jared Brief per motivarti. Mi sbaglio o tu non hai nessuna compagnia?" Incrocio le braccia guardandola. Solleva le spalle
"Non ho nessuna star da offrirti. Devi farlo per te e per tuo fratello. Anche lui sta soffrendo. E dovevi aspettartelo che sarebbe successo prima o poi"
"Si. È quello che mi ripeto tutti i giorni" dico guardando il soffitto e cacciando indietro le lacrime
"Ma le cose non cambiano". Sento uno squillo che arriva dal corridoio e solo dopo qualche secondo capisco che è il telefono di casa. Nessuno mai mi chiama a quezto numero se non gli assistenti sociali.
"Oddio" dico allerta e guardando Serena.
"Saranno gli assistenti sociali! Lo hanno saputo! Sicuramente penseranno che Tommi è in uno stato di difficoltà! Vorranno parlare con lui!" Sere mi afferra per i polsi guardandomi fissa negli occhi
"Calmati Mare. Respira e rispondi al telefono prima che ci arrivi Tommi"
Corro nel corridoio, e sono costretta a seguire il suono perchè non ricordo dove ho poggiato il cordless. Finalmente lo trovo, sul tavolino vicino alla porta d'ingresso.
"Pronto" dico con voce un po' affannata mentre Tommi arriva ad ascoltare la telefonata, mi guarda con la speranza, che all' altro lato del telefono ci sia Jared.
Sento una voce distante e solo dopo essermi schiacciata il telefono all' orecchio e aver chiesto con cortesia di ripetere riconosco una voce femminile
"Tua nonna. Sono tua nonna April" mi dice una voce del tutto sconosciuta con un forte accento inglese.Resto in silenzio per un minuto abbondante, continuando ad ascoltare quella voce al telefono che ha iniziato a raccontare di quando a tre anni è stato l'unico momento in cui mi ha vista. Più l'ascolto e più sembra lo stesso tono di mia madre. Non può essere lei.
Mia madre mi raccontava che era nata da una famiglia inglese nel sud della Scozia, suo padre era morto quando lei era ancora piccola e sua madre non si era più risposata. A 18 anni, durante un viaggio in Italia con le sue cugine aveva conosciuto mio padre, si erano innamorati follemente ed erano restati insieme ogni giorno di quella vacanza che dopo due settimane terminò. Mia madre cercò di convincere la nonna a darle il consenso per venire in Italia, poter sposare mio padre e vivere con lui in quella nazione che tanto la affascinava. Mia nonna si rifiutò categoricamente e le disse che se non fosse rimasta lì con lei non l'avrebbe aiutata in nessun modo e che avrebbe dovuto pagarsi il viaggio da sola. Mia madre non si perse d'animo, lavorò tutto l'inverno continuando a scrivere lettere a mio padre. In estate aveva accumulato abbastanza soldi per partire. Non salutò neanche mia nonna, che si era rifiutata anche di stringere la mano a quel brav'uomo di mio padre, convinta che sua figlia sarebbe ritornata prima o poi e le avrebbe chiesto scusa. Forse quando era venuta a cercarci quasi 18 anni fà si era ormai resa conto che sua figlia non sarebbe più ritornata che era felice e che ce l'aveva fatta. Non aveva mai potuto sopportare mio padre più di tanto poichè, secondo lei, le aveva portato via e lontano la sua unica figlia.
Serena e Tommi mi guardano curiosi e finalmente riesco a parlare.
"Mia madre mi aveva detto che lei era morta. Perchè dovrei crederle?"
"No bambina. Non sono morta. Ma tua madre aveva ragione a dire che lo ero perchè per lei era proprio così e il nostro orgoglio ci ha tenute lontane per anni. Ma io non ho mai smesso di chiamarla. Solo al compimento dei tuoi tre anni sono riuscita a venire in Italia ma ormai il nostro rapporto si era rotto. Lei era gentile ma mi trattava con freddezza come fossi un ospite e allora sono ritornata qui senza più telefonare. Ho immaginato che tua madre ti avesse raccontato tutto e non che lo avesse evitato dicendoti che ero morta. E quando lei purtroppo è volata via" le si inclina la voce e la sento affannata
"Io ho avuto un ictus proprio il giorno in cui dovevo partire per essere presente ai funerali. È trascorso più di un anno affinchè mi riprendessi e ancora adesso purtroppo le mie condizioni di salute non mi permettono di poter viaggiare e venire da voi"
"Mi... mi dispiace che lei è stata male"
"Meredith io devo chiederti scusa per non aver avuto il coraggio di chiamarti prima. Avevo paura di ricevere una risposta che non avrei potuto digerire alla mia età. Ma ho capito che così rischio di restare con i rimorsi e non vivo con serenità quel poco che mi resta da vivere"
Sono confusa e non riesco a comporre tutti i tasselli nella testa.
"Ha fatto bene a telefonare. Io... io sono felice che lei sia viva. Anzi noi"
"Noi?"
"Io e mio fratello di sei anni, Tommaso"
La sento esplodere in un pianto soffocato mentre pronuncia qualche frase in inglese
"Ero convinta di avere una sola nipote. Voi dovete... per favore tesoro potete fare un regalo ad una stupida vecchia troppo debole per poter mettersi in un aereo e venire da voi?"
"Quale regalo?" Dico guardando Tommi. Ho già intuito cosa sta per chiedermi
"Io vi vorrei qui per le vacanze di natale. Se non avete nessun altro impegno. Potrebbe essere un modo per conoscerci. Potete stare pochi giorni o anche fino all inizio del nuovo anno... io sono sola in una casa troppo grande. Ne sarei davvero felice"
Resto in silenzio per un po'. Cerco come sempre di capire i pro e i contro di una mia ipotetica scelta affermativa. Noi potremmo conoscere la nostra nonna materna e il viaggio potrebbe servire per distrarre Tommi. Certo, mia madre non sarebbe stata daccordo ma neanche io sono daccordo con lei ad avermi raccontato che mia nonna era morta. Qualsiasi cosa avesse fatto avevo io il diritto di scegliere se vederla o meno.
"Ti prego Meredith, sono stata una cattiva madre è vero, ma io la amavo. Vorrei provare almeno ad essere una nonna migliore" Guardo Tommi e dopo le ultime due settimane finalmente sorrido. Un sorriso vivo che mi fa sentire subito meglio.
"Si"
Sento un respiro di sorpresa dal telefono
"Davvero? Voi verrete? Oh bambini miei sono così contenta. Grazie. Sarà il miglior natale della mia vita"
"Penso che riusciremo ad arrivare qualche giorno prima di natale"
"Si andrà benissimo. Verrà a prendervi mia nipote all' aeroporto, figlia di mia sorella. E pagherò io le spese del biglietto dell'aereo. Prendetelo come un regalo di natale per favore."
"Va bene" dico sorridendo perchè faccio fatica a capire le sue parole con l'accento inglese pronunciate velocemente per la felicità.
"Allora a presto" dico riattaccando il telefono.
"Allora? Chi era?"
"Nostra nonna" dico guardando Tommi e pronunciando per la prima volta quella parola. Anche lui resta senza parole e sorride
"Abbiamo una nonna?"
"Si! E la raggiungeremo per trascorrere il natale con lei!"
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FABLE
FanfictionEro felice prima di incontrarti. Insomma di quelle felicità minime: lo stipendio alla fine del mese, l' uscita con gli amici, il sorriso del mio fratellino. Era quella tutta la mia felicità. Poi sei arrivato tu, con il tuo successo, i tuoi soldi, la...