Il ballo

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Era davanti allo specchio, si stava abbottonando la camicia, aveva dovuto accendere il ventilatore o avrebbe già inzuppato i vestiti dal caldo. Quel ballo doveva essere organizzato d'inverno, era illegale far vestire le persone in quel modo in piena estate!

Il suo vestito consisteva in un paio di pantaloni e gilet di colore rosso, e una camicia grigia. Poi ci sarebbe dovuta essere anche la giacca con la cravatta, ma decisamente non ne aveva voglia. Un po' per ribellione e un po' per il caldo che faceva quella sera, aveva anche osato di lasciare il colletto della camicia aperto.

- Posso entrare? – la nonna bussò alla porta e si affacciò per vedere se il ragazzo era pronto.

- Prima di entrare dovresti aspettare che io ti dica "avanti", nonna. – Stiles si stava chiudendo i bottoni del gilet.

- Non vedevo l'ora di darti la maschera! – l'anziana porse la scatolina al ragazzo che l'aprì quasi con timore di romperla solo guardandola.

- È bellissima, nonna. – Disse mentre accarezzava con il pollice il velluto verde.

- Spero che ti porti fortuna, come ha sempre fatto in questa famiglia. – spazzò via qualche pelo dalla camicia del nipote. – perché non hai la cravatta? La giacca posso accettarlo, fa troppo caldo –

- Vuoi che ci vada? A modo mio! – Dal tono che aveva usato era abbastanza sicuro che non avrebbe discusso sull'argomento.

- Voi giovani e il vostro modo di vestirvi! Va bene. Ora vai o farai tardi. – La donna quasi lo buttò fuori di casa.

Era davanti al palazzo cittadino, enorme e tutto illuminato, la musica da sala si sentiva non appena si passava l'enorme portone. Mostrò l'invito agli addetti alla sicurezza, anche se dubitava fortemente che qualcuno avrebbe fatto carte false per entrare.

Appena mise piede nella sala addobbata a festa, fece scivolare lo sguardo sugli invitati. Ebbe un enorme déjà-vu, istintivamente si mise a cercare qualcuno in particolare, qualcuno dagli occhi verdi. La sua ricerca fu interrotta da un amico di famiglia, indossava una maschera e non lo aveva riconosciuto subito, la nonna gli aveva detto più volte di imparare le maschere delle altre famiglie, lo aveva sempre trovato un lavoro noioso.

Era in quel posto da nemmeno un'ora e già voleva scappare. Aveva solo incontrato vecchi che lo volevano accasare con le loro nipoti e gli avevano detto tutti la stessa storia del sogno della notte prima del ballo, evitò l'ennesimo matrimonio combinato dal "destino". Si stava dirigendo verso il tavolo con i calici di spumante, anche se lui mirava di più alla bottiglia, quando un piccolo scontro interruppe la corsa verso gli alcolici.

Stiles istintivamente portò una mano alla maschera, da essa dipendeva la sua intera esistenza, l'immagine della nonna che lo metteva a rogo era già chiara nella sua mente, insieme al calore delle fiamme

Il ragazzo che gli era andato addosso non disse una parola, i suoi occhi verdi inespressivi lo guardavano come se fosse un oggetto d'arredamento. Per un momento si sentì mancare la terra sotto i piedi, c'era qualcosa di strano in quell'uomo, ne aveva paura.

Tornò in sé solo dopo che quell'uomo se n'era andato senza dire niente, e di certo Stiles non si aspettava delle scuse da quel soggetto strano che gli metteva paura con un semplice sguardo da dietro una maschera verde.

"Maschera verde"

Il ragazzo si girò di scatto per controllare dove fosse l'uomo, dietro di lui non c'era nessuno, provò a guardarsi intorno, ma non c'era più nessuna traccia di lui. Come può una persona sparire in un millesimo di secondo? Si diede dell'idiota per non essersi ricordato del sogno non appena si rispecchiò negli occhi verdi inespressivi. Dimenticò la voglia di bere e cominciò a controllare tutta la sala, non sapeva perché era diventato importante trovarlo, forse era per il sogno o per la voce della nonna che gli ripeteva che era stato attraverso il sogno che aveva conosciuto l'unico uomo che aveva mai amato, non aveva importanza il perché, doveva trovarlo e basta.

Era uscito dalla sala e si era diretto verso un corridoio piccolo che dopo un mezzo giro portava ad una grande balconata che si affacciava sull'enorme giardino che circondava il palazzo. Ovviamente si era formata già qualche coppia che teneramente guardava il cielo stellato, la mezzaluna sembrava sorridere loro e augurargli tanta fortuna nella vita. Seccato dal romanticismo nell'aria, il ragazzo si guardò intorno e si accorse che al lato della balconata c'erano delle scale a chiocciola che portavano all'interno del giardino, e senza pensarci due volte scese la piccola gradinata. Era imbarazzante stare in mezzo alle coppiette!

Se la maschera verde non era dentro, probabilmente era uscita fuori per prendere un po' d'aria, pensò Stiles, che si era ritrovato a fare ipotesi su una persona che non aveva mai visto e che probabilmente non rivedrà mai più. Ovviamente se lui si ritrovava in queste condizioni era per colpa delle favole che aveva sentito negli ultimi giorni.

Si sedette su una panchina di marmo che aveva trovato mentre girava a vuoto per quella specie di labirinto fatto da cespugli, distese le gambe ad alzò lo sguardo al cielo, non poté fare a meno di notare che la luna era la stessa del suo sogno, un battito mancato del suo cuore gli ricordò del bacio, chiuse gli occhi e inspirò profondamente, non doveva lasciarsi trasportare dai sogni.

Si rialzò per rientrare dentro, era inutile stare seduto da solo in mezzo al giardino. Stava camminando pigramente verso l'entrata, quando improvvisamente una mano lo tirò dietro un angolo buio e delle labbra si appropriarono delle sue senza alcun tipo di permesso o gentilezza, però gli erano familiari e senza rendersene conto stava ricambiando il bacio ad occhi chiusi.

Tutto di quel momento richiamava il suo sogno, il profumo, il sapore, la lingua che accarezzava la sua e persino le mani che gli stavano stringendo i fianchi, era lui! Non aveva bisogno di aprire gli occhi per la conferma, era la maschera che aveva sognato, l'uomo del suo sogno.

Si sciolse ancora di più nell'abbraccio della persona che indossava la maschera verde, le sue mani cominciarono ad accarezzare i capelli dell'altro, l'intensità dei baci aumentò e i loro battiti cominciarono ad accelerare ad ogni singola carezza che esplorava sempre di più il corpo dell'altro.

Con le mani stava esplorando quel poco di pelle che la maschera gli lasciava libera. Aveva la pelle un po' ruvida, quella sera non si era rasato, e il pensiero lo divertiva. Non era una persona da viso liscio. Questo dettaglio un po' gli piaceva. Salì per accarezzare i capelli, non gli importava se glieli spettinava, voleva sapere tutto quello che era possibile fin quando sarebbero rimasti attaccati in quel modo. Scoprì che aveva i capelli non molto corti, erano morbidi e anche molto sottili.

Le loro maschere si scontravano e più volte stavano dando fastidio, per qualche strano motivo nessuno dei due aveva intenzione di levarsela, quando quella di Stiles si ruppe e cadde a terra, sembrò portarsi via la magia che li aveva incatenati.

- Stiles. –

Aveva sussurrato il suo nome e poi era tornato ad attaccare le sue labbra. Come faceva a conoscerlo?

Aveva sussurrato il suo nome e poi era tornato ad attaccare le sue labbra, come faceva a conoscerlo?

Vedendo la maschera cadere, l'altro fece un passo dietro e sparì dalla vista del ragazzo che senza fiatare raccolse la maschera e sospirò triste.

- Se quello che è appena scappato è la mia metà andiamo bene! – Disse Stiles, guardando il punto in cui si era staccato il filo della maschera.

Dopo essere rientrato a casa si spogliò lentamente e s'infilò sotto la doccia, la sua mente lo richiedeva, non poteva andare a letto in quelle condizioni, doveva lavare via tutto quello che aveva provato quella sera o il suo sonno ne sarebbe stato tormentato.

La doccia durò più del previsto, andò a dormire che erano già le due di notte, e prendere sonno sembrò un'impresa epica, degna delle dodici fatiche di Ercole, Perché ogni volta che andava a chiudere gli occhi sentiva quelle labbra morbide mordere le sue. Sentiva quelle mani grandi che lo abbracciavano. Poteva chiaramente percepire il peso di quella persona su di lui. Gemette al pensiero di quello che avrebbero potuto fare se lui non fosse scappato via.

Lo stava maledicendo perché gli aveva fatto provare emozioni che non sapeva esistessero, ma l'odiava soprattutto perché era scappato e lo aveva lasciato a desiderarlo con tutto sé stesso. Lo detestava, perché se erano davvero destinati a stare insieme, perché andarsene via dalla persona predestinata?

Alla fine era accaduto che desidera e odiava al tempo stessa una persona che non aveva nemmeno visto in faccia, ma del quale non dimenticherà mai il suo profumo.

Melodia di un pianoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora