Lavori in casa

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CAP.8

Ormai Stiles era abituato a svegliarsi con il suono del piano, in qualche modo era piacevole e lo metteva di buon umore, si poteva dire che il suo stato d'animo dipendeva da quello che suonava Derek. Se la musica era allegra lui era felice, se era cupa lui era triste. Per fortuna quel giorno era una melodia vivace, perciò aiutare la nonna con i mobili non fu un problema. La signora aveva deciso di cambiare la disposizione di alcune stanze, e il ragazzo si chiese come una casa tanto piccola potesse avere tante stanze con tanti mobili dentro.

Una stanza da cambiare era un salotto, i mobili erano coperti da lenzuola per non farli rovinare, era chiaro che quella camera non veniva aperta da qualche secolo. La seconda invece era una vecchia camera da letto, anche quella non veniva usata da decenni, quello che la nonna voleva fare era semplice, voleva scambiare le due stanze, le era venuta voglia di utilizzare nuovamente il vecchio salone, ma lo voleva nella stanza con più finestre.

Dopo il quarto starnuto consecutivo, il ragazzo sbuffò e andò in giardino per prendere un po' d'aria fresca, preferibilmente senza polvere. Non aveva allergia, ma dopo quel giorno ne avrebbe sviluppate almeno tre. Dopo essere andato in giardino, con in mano un bicchiere di limonata fresca, Stiles si sedette per godersi una breve pausa dai lavori, la nonna era andata a prendere qualcosa da mangiare per pranzo, "qualcosa di veloce che non facesse perdere tempo ai lavori" gli aveva detto.

- Dio, che stanchezza! – Esclamò Stiles.

- Ma se stai seduto su una sedia! – Non ebbe bisogno di riflettere su di chi fosse la voce.

- Per tua informazione, nonna ha deciso di scambiare due stanze, perciò sto spostando mobili e respirando polvere da questa mattina presto. – Bevve un sorso della bevanda fresca.

- Non ho nulla da fare, volete una mano? –

- Mi salveresti! – Sospirò il ragazzo.

Quando la signora rientrò in casa vide i due ragazzi che stavano spostando vari pezzi d'arredamento e non riuscì a trattenere un sorriso di gioia. Era da tanto che non vedeva suo nipote scherzare con un amico, subito li richiamò a mangiare, per fortuna aveva preso qualcosa in più al supermercato.


Nel pomeriggio i due ragazzi si misero a pulire la stanza che era rimasta vuota, presto avrebbero portato gli altri mobili. Nel frattempo la nonna era andata a riposare, con la sua età non avrebbe aiutato molto e poi voleva lasciarli divertirsi da soli, ovviamente prima di andarsene fece l'occhiolino al nipote, amava metterlo in imbarazzo.

Derek stava lavando le finestre, Stiles stava spazzando a terra, fra di loro al momento c'era silenzio. Avevano parlato di talmente tante cose negli ultimi tempi che gli argomenti sembravano finiti, ma non era quello il problema, semplicemente erano concentrati sul lavoro che stavano facendo. Dopo mezz'ora entrambi avevano finito ed avevano iniziato a portare i mobili della camera da letto nella camera vuota, però ci fu qualche piccolo inconveniente e stavano discutendo su come spostare il letto, il corridoio si era rivelato stretto perché alcuni mobili del salotto li avevano messi lì.

Fermarono i lavori qualche minuto per capire come fare, il minuto divenne un'ora e alla fine decisero di smontare qualche mobile per liberare il passaggio e per facilitarne anche il trasporto. Per l'ora di cena erano arrivati a buon punto, ma il lavoro sarebbe andato avanti anche il giorno dopo, perciò Derek decisoe che sarebbe ritornato per continuare ad aiutare, anche perché era convinto che Stiles non sarebbe andato molto avanti senza di lui.

Il giorno dopo arrivò e loro due ricominciarono a lavorare sulla mobilia della camera da letto, dovevano rimontarla e posizionarla dove aveva detto la nonna, anche se non era del tutto convinta, erano sicuri che avrebbe cambiato idea almeno un altro paio di volte.

A metà mattina il telefono di Derek iniziò a suonare, ma il ragazzo evitò di rispondere e lo chiuse, Stiles provò a chiedere se c'era qualche problema, come risposta ottenne una specie di grugnito e lo catalogò come un no deciso, perciò chiuse l'argomento e ritornò a concentrarsi sul cacciavite che aveva in mano.

- Non si avvita così una vite, non vedi che il cacciavite è diverso da lei? – Derek sbuffò seccato.

- Non trovo il cacciavite a stella e poi che problema c'è? – Il sopracciglio alzato dell'altro gli fece capire che aveva detto qualcosa che non doveva dire. – Va bene, vuoi fare tu? Io posso spostarmi sulla vetrina, non richiede accoppiamenti fra vite e cacciavite. – Aveva notato il cambiamento di umore dopo aver chiuso il telefono, non voleva renderlo ancora più nervoso.

Dopo qualche ora avevano finito tutti i lavori più pesanti e la signora Stilinski era apparsa con la sua solita limonata fredda, dichiarando che era il momento di una pausa, tanto ormai avevano quasi finito. Erano rimasti da mettere i sopramobili e quello era un lavoro che potevano fare con calma lei e il nipote.

A Derek era piaciuto stare in quella casa per qualche giorno, aveva visto un lato di Stiles che probabilmente non avrebbe mai potuto conoscere se non avesse mai messo piede lì. Era un nipote dolce, ma alcune volte si trasformava in un figlio protettivo e poi capì il perché, la nonna era stata per Stiles quello che Isaac era stato per lui, la sua ancora nel momento più buio della sua vita.

Dopo aver osservato quel quadretto ancora per qualche minuto, Derek si alzò per tornarsene a casa, ma qualcosa accadde così velocemente che dovette impiegare qualche secondo per capire cos'era successo. Ricorda Stiles che gli urla qualcosa e che si fionda verso di lui, subito dopo sente una mano che lo afferra da un braccio e lo spinge dall'altro lato della stanza, sente le urla della padrona di casa, con gli occhi cerca la signora e la vede accanto a suo nipote che con una mano aveva bloccato un mobile, ma dev'essersi fatto male perché lo vede allontanarsi urlando, senza sostegno, il mobile cade a terra e si rompe.

Si alza dal pavimento e corre verso Stiles, nota subito il polso e la mano gonfi, e senza chiedere nessun permesso corre in cucina a prendere del ghiaccio per poggiarlo sulla parte viola del polso e poi accompagna il ragazzo al pronto soccorso.

Entrambi avevano sempre odiato la puzza di disinfettante e malattia che c'era negli ospedali, però per la prima volta non diedero importanza a dove si trovavano, alle immagini che quel posto gli faceva tornare. In quel momento c'era solo Derek che abbracciava Stiles preoccupato per la ferita che si era causato per salvarlo.

- Perché diamine hai fatto una cosa tanto stupida? – Gli stava urlando in faccia.

- Non ho pensato. – Rispose con un filo di voce, il polso si stava gonfiando sempre di più e il dolore era insopportabile.

Un'infermiera chiamò Stiles e lo portò in una stanza per le radiografie, dopo essere andato lì il medico lo fece andare nella stanza per l'ingessatura. La diagnosi fu veloce: "una piccola frattura del polso, giovanotto. Dovete stare attenti a quando giocate a football, voi giovani", ovviamente Stiles non se la sentì di ribattere, nessuno gli aveva mai detto che era un tipo da football.

Quando finalmente ritornò nella sala d'attesa andò leggermente in panico: Derek era sparito. Pensò che forse Isaac era andato a riprenderselo perché aveva passato il giorno a rifiutare chiamate, però dopo vide la sua oscura figura davanti alla finestra e con sollievo lo raggiunse.

- Niente di grave, una minuscola frattura. Potrò tornare a giocare a lacrosse, la mia carriera sportiva è salva. –

- Sei un'idiota. – Disse, guardandolo negli occhi.

- Ricordami... perché ti ho salvato la vita? – L'antidolorifico che gli avevano dato aveva iniziato a fare effetto.

- Perché sei un'idiota. – Ripeté, Derek.

- Vedo che tu hai sbattuto la testa e continui a ripetere sempre la stessa frase, forse dovremmo.... – Non completò la frase perché Derek lo aveva abbracciato.

- Sei un'idiota. – Sussurrò piano.

- Ho pensato... - Stiles cercò di interrompere l'abbraccio, ma non ci riuscì. – Ho pensato che se ti fossi fatto male, non avrei più potuto ascoltare la tua musica. – I suoi occhi erano lucidi, quell'abbraccio lo aveva riportato alla sera del ballo. – Sei tu l'idiota comunque. – Disse staccandosi finalmente e sorridendo per non far vedere il suo disagio.

- Ti riporto a casa da tua nonna, sarà preoccupatissima. –

- Sì. – 

Melodia di un pianoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora