3 anni dopo

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Cap.25


3 anni dopo.


Stiles era nel giardino che lo aveva visto crescere. In ogni angolo c'era un segno del suo passaggio e in ogni ricordo c'era il sorriso di sua nonna che lo seguiva chiedendogli di non farsi male. Nonostante il freddo avesse fatto cadere tutte le foglie e il vento lo facesse tremare, poteva vedere limpidamente i giorni caldi che aveva trascorso lì con lei ogni volta che chiudeva gli occhi.

Trattenne delle lacrime, non avrebbe pianto quel giorno. Aveva promesso a sua nonna che non l'avrebbe fatto. Gli sembrava ancora irreale che non avrebbe più rivisto quel sorriso, risentito quella voce che gli dava sicurezza per affrontare i suoi mille dilemmi esistenziali.

- E' il momento di andare. – Il padre lo aveva raggiunto fuori il giardino, anche lui aveva gli occhi rossi per le lacrime trattenute.

Il cimitero non sembrava molto grande o forse la quantità di persone che si era raggruppata per dirle addio lo faceva sembra piccolo, non si stupì di vedere quasi l'intero paese, volevano tutti bene a sua nonna. Quando il prete salutò i presenti, calò il silenzio fra le persone e tutti stettero a sentire l'elogio che l'uomo aveva preparato per dire addio alla dolce signora Stilinski.

Mentre guardava la bara che si riempiva di terra, non riusciva a non pensare che era rimasto nuovamente senza una madre. Guardò il padre che stringeva le mani delle persone che gli davano le condoglianze, lui aveva perso le donne che aveva tanto amato.

Aspettò che rimanesse solo per parlare con sua nonna, passò più di mezz'ora prima che gli addetti ripulissero tutto e che coprissero la bara di sabbia, ma quando finalmente rimase solo, lasciò uscire le lacrime che aveva trattenuto fino a quel momento.

- Scusa nonna, non sono riuscito a trattenermi. - si coprì gli occhi con una mano.

- Stiles... - Un ragazzo con un cappotto lungo e nero era dietro di lui.

- Derek. – Disse continuando a guardare la lapide ancora lucida e liscia.

Derek si mise a fianco del ragazzo, posò un mazzo di fiori sul terreno, e non disse nulla. Sapeva perfettamente che in quei momenti nessuno vuole sentirsi dire qualche frase tipica da bigliettino, così raccontò di un giorno che aveva incontrato la donna fuori da un negozio, facendo così sorridere il ragazzo per un dolce ricordo della signora.

- Mi ha detto che non sei andato a studiare a Londra perché lei si è sentita male, credo che si sentisse in colpa per quello. –

- Tipico di lei. – sospirò sorridendo. – Se si fosse sentita semplicemente male, non saremmo qui adesso. – Guardò le lapidi intorno a loro. – Non mi sono pentito della mia scelta, la rifarei altre mille volte. –

Raccontarono qualche altro aneddoto sulla signora e quando il sole cominciò a sparire, decisero di rientrare. Stiles e il padre avrebbero trascorso lì la notte e poi il giorno dopo sarebbero ripartiti, chiudendo quella casa, per riaprirla chissà quando.


Quando il mattino seguente il padre andò a svegliare suo figlio, non si stupì di trovarlo seduto sul letto. Era chiaro che non avesse chiuso occhio, gli mise una mano sulla spalla e gli chiese se era pronto a partire, e in risposta ricevette solo un cenno con la testa.

Iniziarono a chiudere le finestre del piano di sopra, poi staccarono i vari servizi per assicurarsi che la casa non si allagasse o non esplodesse mentre loro non erano lì. Si soffermarono in cucina, e vederla spenta, non riuscire a sentire nessun profumo di un qualche dolce, era come se lì non ci avesse cucinato mai nessuno. Chiusero la finestra del giardino ed infine girarono la chiave del portone.

Melodia di un pianoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora