Le sorprese non finiscono mai

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Stiles alzò la testa di scatto per guardare la ragazza che stava in piedi e guardava male il suo professore, era chiaro che fosse infastidita dal fatto che il docente stesse avendo ragione su ogni cosa che lei ribatteva.
Cercò di guardala per capire se lei era uno di quegli Hale, ricordava che Derek aveva due sorelle, però non ricordava che avesse detto qualcosa sul fatto che una di loro fosse un avvocato.

"Beh, è carina. Immagino che tutti gli Hale sono carini. Potrebbe davvero essere la sorella di Derek!"

Scacciò il ragionamento, non aveva nessun filo logico e stava perdendo quello del processo, perciò si costrinse a non pensare al cognome della donna e di concentrarsi su quello che stava accadendo in aula.

Per essere una Hale parlava davvero tanto, forse l'unico musone della famiglia era Derek, si gridò di nuovo mentalmente, si stava distraendo per fantasticare su una sciocchezza. Cercò di non farsi vedere nervoso, soprattutto quando il professore si girava per chiedergli qualche foglio.

Era lì per imparare e per farlo doveva ascoltare e guardare il suo mentore, non doveva distrarsi.
Alla fine non fu difficile, la signora aveva la cittadinanza americana, si era sposata e aveva partorito in America, perciò il processo si sarebbe tenuto "in casa", come diceva il professore.

- Stilinski, andiamo, per oggi abbiamo finito. –

Il ragazzo sussultò e guardò dritto verso Cora, era chiaro che lei lo stava guardando con occhi sgranati, come se avesse visto un fantasma. Fece finta di nulla e ignorò quello sguardo persistente, possibile che lei sapesse di lui? Impossibile, non riusciva proprio ad immaginare uno come Derek che si confidava con sua sorella, che c'era poi da confidare? Nulla, perché è questo che lui era stato per l'uomo, un nulla.

Cora prese subito il telefono e cercò di fotografare Stiles mentre parlava con l'avvocato e un paio di ragazzi e con estrema velocità mandò la foto a suo fratello.

"Lui è Stiles?"

Nel frattempo Stiles era uscito dall'aula e ascoltava quello che stava dicendo Jenkins, cercando di dimenticare quegli occhi che lo fissavano, in quel momento la frase "quant'è piccolo il mondo" non era solo azzeccata, ma sembrava che il mondo gli stesse dicendo di odiarlo.

Tornato a casa gettò la giacca e la cravatta sulla sedia della scrivania e senza energie si buttò sul letto. I pensieri cominciarono a formularsi, le domande a nascere. C'era una possibilità per fermare la sua testa, bastava prendere il cellulare e chiamare Derek per chiedere se Cora Hale fosse sua sorella.

Prese il telefono dalla tasca dei pantaloni e cercò subito il numero di Derek, fissò per qualche secondo lo schermo, e il coraggio sparì non appena aveva letto il nome. Era meglio lasciar stare, forse era una buffa coincidenza e avrebbe fatto la figura dell'idiota con lui.

Se anche fosse sua sorella? Che senso aveva chiamarlo? Nessuno.

Chiuse gli occhi per concentrarsi e mettere ordine nella sua testa, doveva calmarsi, non doveva distrarsi e non doveva gettare al vento l'occasione che gli aveva dato il suo professore, rovinare tutto per una vecchia cotta sarebbe stato da vero idiota.

Si alzò per andare a cambiarsi. Quel pomeriggio doveva tornare al lavoro dopo la piccola pausa che il capo gli aveva concesso. Quel piccolo lavoro lo aveva aiutato davvero molto da quando aveva iniziato il college, era un semplice impiego da cameriere in una caffetteria, era stato davvero fortunato a trovarlo non appena si era trasferito.

Il locale non era grande e l'ambiente era molto particolare: sul muro aveva foto del vecchio cinema in bianco e nero, persino alcuni attori italiani. In fondo era stato attirato molto dal nome della caffetteria "the old movie", la scritta era stampata su un pezzo di legno a forma di pellicola del cinema, da quanto fosse stata consumata dal tempo, era chiaro che quel locale fosse aperto da tantissimi anni.

Melodia di un pianoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora