Incontrarsi

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Quado aprì gli occhi era già passata l'ora di pranzo, dovette guardare l'orologio per capire che l'orario che stava guardando non era dovuto ad un guasto dell'orologio sul comodino. Imprecò qualche volta prima di alzarsi. Cosa cavolo era accaduto a sua nonna? Perché non lo aveva svegliato? Partì spedito per la cucina, era sicuro di trovare l'anziana lì oppure in giardino, ma non appena raggiunse la stanza qualcosa vide qualcosa che lo pietrificò.

Sua nonna e le sue amiche erano sedute intorno alla tavola con tè e dolcetti, si stavano raccontando i pettegolezzi della sera prima, tutto quello che era accaduto a figli e nipoti. Un brivido gelido percorse la sua schiena, sentì i peli delle braccia elettrizzarsi dalla paura, senza fare nessun altro passo in avanti si girò lentamente e corse a chiudersi nella sua stanza. Aveva rischiato grosso. Avrebbero potuto fermarlo e farlo sedere per parlare con loro.

Prese le prime cose che gli capitarono sottomano, se le mise e senza guardare in faccia nessuno uscì di casa farfugliando che aveva un impegno urgente. Sentì il vociferare divertito delle anziane signore, chissà cos'avevano pensato. Nuovamente la pelle d'oca si fece sentire.

Era fuori. Era riuscito a scappare da una trappola mortale e non aveva idea di dove sarebbe dovuto andare. Per sua fortuna il brontolio dello stomaco gli stava indicando una direzione, poco più avanti c'era un chiosco che vendeva panini caldi e non attese un terzo brontolio per andarci.

Non era molto distante da casa sua e nemmeno dalla villa degli Hale perché il suono del piano lo stava raggiungendo. Era una melodia diversa del solito, questa faceva venir voglia di sognare ad occhi aperti. Da quando era arrivato aveva ascoltato solo ballate tristi che facevano nascere il desiderio di piangere, riportavano a galla solo momenti tristi della vita. Cercò un posto dove sedersi per mangiare il panino e ascoltare quella deliziosa melodia che gli metteva il buon umore.

Aveva trovato un posto dove sedersi e che dava le spalle alla villa, appoggiò la schiena alla parete e con serenità si godette quella musica e il panino con salsiccia, peperoni e maionese. Il vento fresco sembrava portargli le note, gli uccelli invece le interpretavano e gli alberi danzavano a quella melodia, era come se tutto intorno si adattasse a quella musica. Prese il telefono dalla tasca e provò ad usare l'applicazione che riconosceva la musica, ma non funzionò, e rassegnato lo rimise a posto e si lasciò del tutto andare.

- Nipote sveglio! Svegliati! Che ci fai qua mezzo addormentato? – Derek era in piedi davanti a Stiles.

- Cosa? – Non appena riaprì gli occhi un raggio di sole glieli fece richiudere, senza fargli vedere chi aveva di fronte. – Dannato sole, prima non c'era. – Mise una mano davanti agli occhi.

- Prima? Solo quando sta per tramontare il sole illumina questo lato della strada. – Commentò stupito Derek.

Stiles si alzò e si mise in modo che il sole non sbattesse sulla sua faccia, ma alle sue spalle, senza guardare chi aveva difronte, cercò il telefono in tasca e guardò l'orario. Erano le sei del pomeriggio! – Ma che ha oggi il tempo con me? – Solo quando alzò lo sguardo smise di parlare, se c'era una cosa certa del suo sogno, era il colore degli occhi della persona che aveva baciato.

- Tu sei... - Non riusciva a parlare, le sue mani tremavano e il suo cuore non era certo che battesse.

- Non credevo che per farti stare zitto dovevi guardarmi in faccia. – Non poteva nascondere il divertimento per l'espressione della faccia del ragazzo.

Non poteva dargli torto, davanti a lui c'era il ragazzo più bello che avesse mai visto, nemmeno nei sogni avrebbe immaginato una figura del genere, nel suo infatti era mezzo coperto e sfocato. Un ragazzo poco più alto di lui, carnagione olivastra, capelli neri, ma quello che risaltava di più era il colore degli occhi: era di un verde da fare invidia al più puro e luminoso degli smeraldi.

Melodia di un pianoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora