2 anni dopo

1.8K 145 37
                                    

2 anni dopo

Stiles stava guardando dal finestrino, l'ondulare del treno lo stava cullando come una culla faceva con un bambino. Perso nel paesaggio che scorreva veloce davanti a lui, ripensava agli ultimi anni trascorsi alla Berkeley, al suo lavoro e alle persone che aveva conosciuto e con le quali aveva legato, si potevano davvero contare sulle dita di una mano, ma non importava perché grazie ad esse non si era mai sentito solo in quei cinque anni.

Doverle salutare non era stato per nulla facile. Aveva detto "a presto", ma era chiaro come il sole che era stato più un addio. Si sarebbero mandati qualche messaggio nei primi mesi, ma poi si sarebbero dimenticati o messi da qualche parte nei cassetti della memoria. Fece un profondo respiro, gli occhi lucidi stavano tornando, non voleva piangere, soprattutto con suo padre a fianco.

Lo Sceriffo aveva insistito di aiutarlo con il trasloco, anche se gli scatoloni più grossi li aveva spediti a casa e per il viaggio sul treno aveva solo un paio di borsoni. Per quanto avesse ripetuto che poteva farcela da solo, era stato impossibile fargli cambiare idea.

Grazie al lavoro del padre e alle sue conoscenze era riuscito a trovare lavoro, sarebbe stato l'assistente del procuratore della città di Beacon Hills. Era emozionato e non vedeva l'ora di cominciare, voleva imparare il più possibile, voleva fare sua qualsiasi tecnica che quell'uomo aveva da insegnargli, voleva e desiderava quel posto con ogni fibra del suo corpo.

Il suo corpo aveva imparato a desiderare qualcos'altro, o meglio qualcun altro, in quegli anni, un uomo che lo aveva sorpreso una sera d'autunno facendosi trovare davanti il locale dove lavorava. Negli ultimi anni si erano sentiti ogni giorno, si erano video chiamati su Skype e Derek ogni tanto lasciava il suo lavoro per qualche giorno e partiva da Londra per trascorrere del tempo insieme a lui.

Un dolce sorriso apparve sulle sue labbra, attraverso quegli alberi che scorrevano velocemente, rivedeva il giorno in cui lo aveva conosciuto, quando ancora era una voce che lo prendeva in giro attraverso una parete. Ormai nemmeno i ricordi dolorosi lo rattristavano, ripensava a quei giorni con lo stesso sorriso, erano trascorsi anni ormai ed entrambi erano cambiati e cresciuti.

Un bambino con la maglietta di Batman si era fermato al suo fianco, con la vocina gli aveva chiesto se voleva essere il suo Robin, ridendo gli disse di sì, aggiungendo che lui era nato per quel ruolo. Giocò con quel bambino per quasi un'ora, fin quando la madre non lo aveva richiamato per sedersi. Il treno si stava fermando, era la fermata del bambino, la prossima sarebbe stata la sua.

Si massaggiò il collo dopo essersi seduto, aveva dormito poco, la sua ultima notte al dormitorio era stata agitata come la prima notte. Il padre gli aveva chiesto se volesse dormire in albergo con lui, ma aveva preferito chiudere come aveva iniziato, per lui era stato necessario chiudere quel capitolo della sua vita in quel modo.

Dalla notte dell'incidente del padre non aveva più fatto strani sogni, forse perché lui e Derek si erano impegnati molto per mantenere la loro relazione viva e doveva ammettere che gli usciva abbastanza facile perché nessuno dei due voleva lasciare l'altro, in più gli piaceva credere che la loro era la prima relazione a distanza che funzionava, anche se la distanza era mezzo pianeta, a loro non pesava più.

Controllò l'orologio dal cellulare, mancava poco all'arrivo. Sarebbero tornati in tempo per pranzare e gettarsi sul suo letto per dormire almeno fino al giorno dopo, non vedeva l'ora di riposare, non era mai riuscito a dormire sul treno, a differenza di suo padre che stava russando al suo fianco.

Quando dormiva in quel modo rivedeva alcuni tratti del volto di sua nonna, era pur sempre suo figlio, era ovvio che avesse qualcosa di sua madre, anche se caratterialmente erano diversissimi. Ripensò al giorno della laurea, aveva alzato lo sguardo verso il cielo e aveva sussurrato "ce l'ho fatta, nonna!". Ancora sentiva la sua mancanza, ma era più sereno.

Melodia di un pianoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora