Derek #3

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Derek #3


Quando Isaac gli aveva dato la notizia della signora Stilinski, il suo primo pensiero andò a Stiles. Si chiese come stava affrontando una perdita così grande, per lui era come perdere per una seconda volta sua madre. Smise di leggere i documenti che erano sulla scrivania e chiese al maggiordomo di prenotare un volo, sarebbe tornato in America. Voleva dire addio alla dolce signora che gli aveva sempre sorriso, nonostante avesse fatto un casino con suo nipote, in fondo, per lui era diventatala nonna che non aveva mai avuto.

Si alzò dalla sedia e raggiunse l'enorme finestra situata alle sue spalle. Adorava quel panorama, aveva sempre creduto che a Londra non esistessero le belle giornate, eppure da quando si era trasferito i giorni grigi erano stati davvero pochi, ormai erano trascorsi tre anni da quando aveva dato ascolto al consiglio di Laura, trasferirsi e dirigere il primo centro che i loro genitori avevano aperto.

Bloomsbury, un quartiere al centro di Londra. La scelta della zona non era stata casuale, nelle vicinanze c'era uno dei più grandi ospedali pediatrici del paese, a due passi c'era anche il college che avrebbe dovuto frequentare Stiles. Lo aveva scoperto per caso un giorno che aveva visto il ragazzo biondo con cui il castano era in compagnia il giorno del suo fidanzamento. Per qualche strana ragione era stato Jackson ad avvicinarsi e parlando gli aveva detto quello che era accaduto a Stiles, la malattia della nonna gli aveva impedito di raggiungerlo a Londra.

Prima di partire aveva incontrato la signora che le aveva già raccontato tutto, ma non ricordava bene il college che avrebbe dovuto frequentare suo nipote, scoprire che era a due passi dal centro, gli aveva creato un leggero fastidio nel petto.

Per un momento sembrava che il ragazzo biondo gli stesse dicendo di andare a raggiungerlo, però scacciò subito quel pensiero, era chiaro che stessero ancora insieme, non parlava di loro due al passato, in fondo quando lo aveva visto erano passati mesi dal loro diploma.

Laura lo distrasse dai suoi pensieri, entrò nel suo ufficio urlando sul fatto che Isaac stesse ordinando un biglietto aereo per l'America.

Derek sospirò e con calma spiegò il motivo a sua sorella e le assicurò che sarebbe tornato fra due giorni. Era da tempo che sentiva che quel posto non gli appartenesse più, in tre anni non aveva mai trovato un valido motivo per tornare a casa sua, nemmeno quando aveva sentito di Stiles, in cuor suo sapeva che qualsiasi capitolo della sua vita, che conteneva quel posto, era ormai chiuso da tempo.

Salutò la sorella e andò nel suo appartamento per preparare un piccolo bagaglio, scelse un completo nero con una stretta al cuore e poi chiuse la valigia. Isaac gli aveva scritto che il prossimo volo era fra un paio di ore, senza attendere oltre, salì in macchina e raggiunse l'aeroporto.

Aveva dimenticato quanto fosse lungo e stancante il viaggio. Quando rimise piede nella vecchia villa non ebbe le forze per provare nessun tipo di sentimento nostalgico, si gettò sul letto e crollò. Per fortuna Isaac aveva chiamato la solita signora e gli aveva chiesto di pulire e ordinare la casa, specialmente la sua stanza.

Derek era su un balcone e stava guardando la luna, nel suo cuore c'era uno strano sentimento, un miscuglio fra paura e nostalgia. Sentiva questa presa dolorosa che non gli permetteva di respirare, continuava a guardare il cielo nero, cercando di ignorare quella stretta.

Nonostante fosse consapevole di sognare non riusciva a muovere il suo corpo, voleva guardarsi intorno, capire dove si trovasse, che cosa stesse facendo su quel balcone e dove si trovasse perché non riconosceva quella vista. Una voce che proveniva da dietro catturò la sua attenzione, per fortuna il corpo si girò verso il proprietario.

- Ti piace il panorama? – Il ragazzo gli stava porgendo una birra nella sua direzione.

- Non è male. – Commentò lui, prendendo la bottiglia.

- Sono sicuro che a Londra sarai abituato ad altro. – Sorrise Stiles.

- Vieni a vivere con me non appena avrai finito. – Il dolore allo stomaco andò a peggiorare, la paura prese il sopravvento.

- Non posso. – Commentò triste il ragazzo.

Melodia di un pianoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora