Libertà

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CAP.11

Derek era seduto al piano da un'ora ormai, però le sue mani non volevano saperne di muoversi; continuava a fissare i tasti, però il suo corpo non sembrava reagire, quello che fino a qualche giorno fa era automatico per lui, non lo era più, suonare era diventato estraneo. Dalla rabbia scattò in piedi e spinse tutti gli spartiti a terra, non riuscire più a suonare il piano lo aveva reso ancora più frustrato, quello che una volta lo aiutava a scaricare lo stress, la sua valvola di sfogo era diventata la causa della sua rabbia quotidiana.

Stanco si diresse sul balcone della sua stanza, un po' d'aria fresca lo avrebbe aiutato a calmarsi, o almeno così pensava, perché aveva dimenticato che la sua camera affacciava sulla casa Stilinski. Sorrise nel guardare la signora in giardino che puliva una verdura che non riusciva a distinguere da quella distanza.
Anche lei era rimasta sola come lui, pensò.

Un mese era trascorso dall'inizio della scuola, lo diceva il calendario e lo diceva il tempo che cominciava ad essere sempre di cattivo umore, come quel giorno che non aveva smesso di piovere e di fare freddo, clima non adatto per la sua macchina che potrebbe decidere di lasciare a piedi Stiles, con un sospiro di sollievo era riuscito ad arrivare a scuola in tempo, doveva sperare nel rientro a fine giornata scolastica.

L'amata rutine era tornata, Stiles aveva smesso anche di saltare in aria ogni volta che qualcuno suonava il piano nell'aula di musica, ci aveva impiegato almeno tre settimane per non sentirsi morire ogni volta che sentiva una nota, ma con un po' di pazienza e con l'aiuto di Scott che cominciava a parlare urlando, aveva superato l'ennesima difficoltà che la vita gli aveva messo davanti. Una difficoltà che non riusciva a passare era Whittermore, era riuscito ad apprezzarlo solo in chimica, finalmente riusciva a capire gli esercizi perché non veniva distratto per parlare della ragazza seduta davanti, persino il professore aveva notato questo strano miglioramento. Chimica a parte, tutte le altre volte che aveva a che fare con lui, volavano insulti velati da un leggero sarcasmo, però non doveva essere molto leggero perché il diretto interessato finiva con il saltargli addosso per cercare di strozzarlo.

Ottobre era il mese della sua festa preferita, almeno era così fin quando non aveva visto il tema della festa di Lydia Martin, festa al quale non era mai stato invitato e proprio quell'anno Scott doveva fidanzarsi con la migliore amica della rossa.

- Dimmi che non sto leggendo quello che sto leggendo. – Stiles teneva in mano l'invito. – Ballo in maschera? Amico io non vengo, ho già dato per quest'anno. –

- Non puoi lasciarmi solo. – Supplicò Scott.

- Non sei solo, ci vai con la tua ragazza e per essere precisi, io sarò solo. – Accartocciò il foglio. – Tu sparirai con lei ed io rimarrò in mezzo a dei tizi mascherati da solo, rimarrò a casa quella sera. – Chiuse il discorso gettando il foglio in un cassonetto.

Scott riprese il foglio. – E' a fine mese, non si può mai sapere, tienilo e poi ne riparleremo. – Il compagno prese nuovamente l'invito nelle mani e lo mise nello zaino. – Bravo! Ci vediamo dopo. – Con una pacca sulle spalle, salutò l'amico e sparì in mezzo alla folla di ragazzi.

Non appena aprì il suo armadietto, buttò dentro l'invito e si affrettò a prendere i libri della prima ora.

- Sai già che sarai solo come un cane alla festa, Stilinski? – Jackson era appoggiato sul suo armadietto.

- Ti vedo tutte le mattine Whittermore, per me è Halloween ogni giorno, non mi va di vedere la tua brutta faccia in un giorno di festa. – Chiuse lo sportello e se ne andò via ghignando, ringraziando mentalmente che quel giorno non c'era lezione di chimica, sarebbe stata la sua fine sedersi accanto al biondo dopo quella battuta.

Melodia di un pianoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora