Nel buio della notte, i miei occhi continuano ad aprisi e chiudersi in continuazione.
E' tutto inutile...non riesco ad addormentarmi in questo fottutissimo ospedale che sembra essere quasi
un carcere.
Non faccio che pensare a mia madre.
Alla fine, la dottoressa mi ha letteralmente costretta ad avvisare mia madre altrimenti avrebbe chiamato la mia assistente
sociale.
La signora Wilson, è una donna di soli trentacinque anni, alta più o meno un metro e novanta e dalla lunga chioma nera.
Degli occhioni verdi, il solito tailleur blu di "Chanel" ed un viso terribilmente dolce e simpatico.
Lei è dovuta intervenire molte volta da quando sono arrivata qui in California, ovviamente per colpa di mia madre.
Ricordo ancora quando siamo arrivate il primo giorno e ha cominciato a picchiarmi. I miei nuovi vicini, hanno subito chiamato
un'assistente sociale che venisse a controllare che in casa sia tutto regolare.
Ma i miei nuovi vicini non lo hanno fatto con cattiveria, anzi...sono stati gentili a preoccuparsi per me dato che le mie urla
sarebbero potute arrivare addirittura al Polo nord.
Arrivata in casa, la signora Wilson, ha minacciato più volte mia madre di non picchiarmi altrimenti, mi avrebbe affidata volentieri ad un'altra famiglia.
So che sembrerebbe un pò brutto da dire, ma io ho sempre sognato che questo accadesse.
Tuttavia, la donna dagli occhi color verde petrolio, mi ha sempre offerto la sua gentilezza ed ha sempre cercato di capire la mia situazione
anche se colei che si sarebbe ritrovata nei guai, sarebbe stata proprio la donna che mi ha messa al mondo.
Io, sono ancora sicura del fatto che nessuna legge, comprenda l'assassinio di un proprio figlio. Per quanto delle volte, assistevo a delle
scene di madri che davano alcuni schiaffi ai propri figli...in realtà, mi rendevo conto del fatto che la mia mi voleva davvero morta.
Ma Carolyn è furba.
Dinanzi alla signora Wilson, diventa una donna rispettosa, piena di formalità e con il dolore nel petto per aver subìto tante disgrazie
nella sua vita.
E' questo il motivo per cui gli assistenti sociali non mi hanno ancora strappata via da lei.
E sapete cos'ha detto mia madre quando la dottoressa l'ha telefonata?
Le ha chiaramente detto che meriterei di morirci in questo posto...che lei non verrà ad assistermi...che sono un errore e merito solo di morire
da sola.
Quello che dice sempre no? Ormai, queste parole, non riescono più a ferirmi in alcun modo.
Girandomi e rigirandomi nel letto, provo a trovare un pò di calore ma non ho neanche la forza di alzarmi per chiudere questa dannata finestra aperta.
Mi ammalerò qui e morirò qui...dannazione, me lo sento.
Proprio nel momento in cui, provo ad alzarmi dal letto però, una strana sensazione mi intima di non farlo.
Ricominciando stranamente a tremare, e non per il freddo, decido di avvolgermi ancor di più nelle coperte e di provare a chiudere gli occhi ancora una volta.
Ma proprio mentre sto per farlo, un cuscino mi si para dinanzi agli occhi e delle mani ruvide continuano a spingerlo contro il mio volto.
Io comincio ad urlare, ma inutilmente, dato che sto per morire soffocata da un assassino che probabilmente, non riuscirò mai a guardare negli
occhi.
Dimenandomi a più non posso, riesco con un calcio a spingere via l'uomo che ha appena tentato di uccidermi.
Sconvolta e tremante, mi siedo bene sul letto, respirando a fatica e tossendo in continuazione.
Provo a staccare via alcune flebo dalla mia mano, ma non ci riesco vedendo poi Paul riprovare a soffocarmi con il solito cuscino.
Urlando a più non posso, ma solo all'interno di uno stupido cuscino, provo ancora a scalciare nella speranza di poter allontanare Paul dal mio stesso corpo.
Come diavolo ci è arrivato qui? Che mi abbia seguita o che stia osservando ogni mio singolo movimento in queste ultime settimane?
-Puttana! Morirai come meriti per avermi rovinato la vita!- Borbotta Paul, continuando a togliermi il respiro ma questa volta, spostando
il cuscino dal mio volto, l'uomo si siede su di me cominciando a sbottonarsi i pantaloni e a togliersi la cintura in pelle.
Porto le mani dinanzi alla mia stessa faccia, non riuscendo ad oppormi e ricominciando a piangere come una bambina. Come quella bambina
che lui stesso ha ucciso tempo fa.
In questo momento, avrei solo voluto stringere a me il mio orsetto di peluche. Quello che fu proprio lui a distruggermi quando io non riuscivo
ad apprezzare i suoi gesti a dir poco violenti sulla mia pelle.
Ha distrutto la mia infanzia...ha distrutto tutto ciò che ne restava del mio vero essere.
Ed adesso...vuole distruggere anche il mio corpo. Quel corpo per cui ci moriva...quel corpo che gli ha suscitato fin troppe tempeste ormonali.
Come poteva sentirsi attrarre dal corpo di una bambina? Come può tutt'ora desiderare il corpo di una sedicenne?
Già immagino la notizia di domani mattina, su tutti i giornali e quotidiani della città..."Quarant'enne stupra una sedicenne per poi soffocarla
sul letto di un ospedale".
Quanti ne ho immaginati di questi slogan...quante volte, mi sono ritrovata sul punto di voler morire per davvero...e quante volte, sono stata miracolata
da non so chi.
Paul dopo aver litigato per un pò con la cintura del pantalone che non voleva venir via, riesce finalmente a disfarsene, cominciando poi
a darmi degli schiaffi sul volto.
La sua intimità, preme con forza contro la mia mentre lui stesso prova ad abbassarmi il pantalone del pigiama.
Ed ecco che riprovo ad oppormi, ma di nuovo con scarsi risultati.
Le sue mani, entrano ancora in contatto con le mie guancie ormai in fiamme.
Paul riesce a togliermi i pantaloni e cercando di disfarsi anche del mio intimo,io ricomincio a pregare affinchè possa lasciarmi stare
una volta per tutte.
Ma le cose, non sembrano per niente migliorare quando le dita provano ancora a sfilarmi via gli slip.
Paul, quell'uomo affascinante, dai capelli ormai per metà grigi e metà neri...quell'imprenditore abbastanza conosciuto a New York per esser
un uomo rispettoso e a dir poco dignitoso...sta provando a strapparmi via la mia stessa verginità.
Quella verginità che non ho mai concesso a nessuno.
-Candy, mia piccola Candy...non preoccuparti, farò piano, te lo prometto.-
Io continuo a tenere le mani sul mio stesso volto, non riuscendo a guardarlo in faccia e piangendo con disperazione.
Sono finita.
Mentre penso un metodo più efficace per poter fuggire dalle sue grinfie però, la porta della camera si apre e non riuscendo a capire
chi sia appena entrato, vedo solo una figura scaraventarsi con rabbia contro l'uomo, tirandolo giù dal letto.
-Lurido stronzo!- Riconosco la voce di Jimmy, sentendomi tutt'ad un tratto sollevata.
Continuo a tenere le mani dinanzi agli occhi, non volendo assistere ad alcuna scena di violenza e continuando a sentire le lacrime
rigarmi il volto.
A momenti, potrei allagare tutta la stanza.
I rumori continui, emessi da Jimmy e Paul, mi fanno vibrare il cuore, provocandomi uno spavento che non credo di poter dimenticare facilmente.
-Presto! Che qualcuno venga ad aiutarmi!- Urla Jimmy, ma io non ho il coraggio di vedere. Vorrei urlare "aiuto" Ed aiutare James ma la mia voce
ormai strozzata,non me lo permette.
Sento la presenza di altre persone, entrare in camera e all'istante il mio cuore cessa di battere.
Che siano i Sevenfold?
-Qualcuno chiami la polizia!- Esclama Jimmy, mentre altri rumori continuano a rientrarmi nel cervello.
Adesso si che ho paura.
-E' questo quel Paul di cui parlava Nym?- Domanda improvvisamente una voce che riesco a riconoscere.
E' Brian, ne sono sicura.
-Si, è lui il pezzo di merda.- Ribatte con rabbia Jimmy.
Altri rumori e i gemiti strazianti di Paul, mi fanno impaurire ancor di più.
All'improvviso però, dopo alcuni istanti, il suono di una sirena ricomincia a farmi rabbrividire.
E' la polizia...ne sono sicura.
-Finalmente!- Sbotta Jimmy.
-Non ci hanno messo molto...- Continua Zacky, con la voce impastata dal sonno.
Forse...avevano intenzione di dormire in ospedale stanotte ed aspettarmi...
No...lo escludo. Non sono poi così speciale...non lo sono mai stata per nessuno se non per Rev.
Dopo alcuni minuti, degli agenti di polizia entrano nella camera. Lo capisco dalle loro voci e da ciò che stanno dicendo.
Jimmy sta spiegando loro l'accaduto mentre un'gente di polizia ha appena spiegato che era da un bel pò di tempo che cercarvano Paul.
Quindi, era evaso.
Continuando a singhiozzare e a restare con le mani dinanzi al mio stesso volto, sento una mano entrare in contatto con le mie terribilmente piccole.
Smetto improvvisamente di tremare, sentendo poi le mani di qualcuno, provare a trascinare via le mie, allontanandole dal volto.
Sentendomi coinvolta dalle mani della persona che non riconosco, allontano le mani dal viso, ritrovandomi poi dinanzi agli occhi il volto
di Brian che mi sorride con...dolcezza.
Un sorriso che non avevo mai visto prima...un sorriso pieno, sazio, sincero.
Continuo a sentire le lacrime cadere dal mio viso, deglutendo e soffermandomi poi su quegli occhi ancora rossi.
-Va tutto bene?- Mi domanda Brian, ma io, non riesco a rispondergli continuando a fissarlo.
Vedendo poi un' agente di polizia, trascinare via Paul, non posso far altro che osservare il volto del quarat'enne colmo di sangue.
-Oh mio Dio...- Sussurro mentre Brian mi intima di non guardare.
-Grazie mille ragazzi per averci aiutato, quell'uomo è davvero un osso duro. Lo rispediremo al carcere di New York e questa volta, l'ergastolo
non glielo toglie nessuno...ma prima, vorrei sapere dalla signorina che cos'è accaduto.- Borbotta il poliziotto, riferendosi proprio a me.
No, non ce la faccio. E' come ritornare indietro con il tempo e non voglio...
-Agente, se vuole, posso spiegarvi io cos'è accaduto.- Si propone Jimmy, aiutandomi.
-D'accordo, se la signorina è d'accordo...-
Annuisco con velocità, vedendo poi Matt, Johnny e Zacky osservarmi con dolcezza.
Che cosa sta accadendo al mondo? Perchè mi sembrano essere tutti così fottutamente sinceri?
-Bene...allora andiamo a parlare in un posto meno affollato.- Conclude l'agente, portando con sè Jimmy che si è sacrificato per me.
In qualche modo, sento di essere terribilmente riconoscente a lui e ai ragazzi.
-Oh Signore! Signorina, mi dica che sta bene la prego!- Esclama la dottoressa, venendomi incontro con preoccupazione.
Annuisco anche alla dottoressa, sentendomi quasi a pezzi.
-Nym!- Urla improvvisamente Mckenna, entrando in camera con Valary e saltandomi letteralmente addosso.
La ragazza mi abbraccia ed io per la prima volta, sento di poter ricambiare il suo abbraccio.
-Mck...ma tu...cosa ci fai qui?- Domando con debolezza ed un tono di voce estremamente basso.
-Siamo rimasti tutti qui ad aspettare che ti riprendessi del tutto! Poi, avevamo paura che potesse succederti qualcosa e Jimmy voleva restare
qui con te. Così, non ci siamo sentiti in vena di abbandonare sia te che Rev.- Mi spiega velocemente Mck con la sua solita parlantina.
La dottoressa intanto, mi aggiusta le flebo sulle mani e al di sotto del naso.
-Voi...siete rimasti qui per...me?- Domando ancora, vedendo Mckenna annuire e gli altri uscire dalla camera come dei razzi, sentendosi probabilmente
a disagio.
-Adesso le dò un calmante così potrà riposare...- Mi sussurra poi la dottoressa ma io mi rifiuto categoricamente.
-No, non voglio dormire...- Ribatto con decisione.
-Ed invece dovrà essere in ottima forma perchè domani mattina arriverà un'assistente sociale per parlare con lei.-
Oh cazzo.
-Un'assistente sociale!? Ma... perchè?-
-Perchè sua madre, avrebbe dovuto prendersi la responsabilità di avere una figlia minorenne in ospedale e ciò che mi ha detto al telefono
quando ho parlato con lei, non mi è piaciuto per niente. Coraggio adesso... apra la bocca.-
Mi dimeno anche contro la dottoressa, vedendo poi Mckenna suggerirmi di restar calma e soprattutto ferma.
-No! Preferirei morire piuttosto che mandar giù quella brodaglia!-
-Non faccia storie signorina!- Mi urla la dottoressa mentre continua a posizionare il cucchiaio con del liquido, sulle mie labbra chiuse.
Io stringo i denti il più possibile, serrando quasi la mia stessa bocca ma ad un certo punto, vedo Mckenna cominciare a farmi il solletico sui fianchi.
Non riesco a trattenermi e comincio a ridere, spalancando la bocca mentre la dottoressa riesce a farmi ingoiare questo intruglio schifoso.
Rivolgendo a Mckenna uno sguardo colmo di risentimento e sentendo il bisogno improvviso di vomitare l'intruglio...comincio a vedere le pareti
della camera restringersi.
Socchiudo gli occhi, osservando dinanzi a me le figure della dottoressa e Mckenna,piuttosto sfocate.
Non riesco neanche a dire a Mckenna quanto io stessa la stia odiando in questo momento, sentendomi crollare in un sonno abbastanza profondo.
STAI LEGGENDO
Nymphetamine
FanfictionNymphetamine è una ragazza di sedici anni dalle cicatrici interiori ed una vita bruciata. Sopravvissuta a diverse violenze sia mentali che fisiche, diventa una calamita per ogni essere maschile. Sarà la sua sfacciataggine o semplicemente il suo esse...