13° I don't want to bleed.

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Oggi finalmente è domenica, quindi, niente scuola.

Tra un pò, dovrebbero arrivare i ragazzi e portare i cornetti come ogni mattina ma per ora, ancora non si sono ancora fatti vedere.
Brian poi...è appena uscito con Mckenna dicendo che sarebbero andati insieme a fare la spesa.
Mi avevano chiesto di raggiungerli, ma non mi è sembrato proprio il caso.
Dopo ciò che è accaduto ieri tra me e Brian, non riesco più a riprendermi.
La mia inimità comincia a farmi male ed il sangue che ho perso credo che mi abbia segnata a vita.
Non so neanche io cosa diavolo mi è saltato in mente di fare ieri...l'unica cosa che so è che non sopportavo il fatto
di vedere Brian bucarsi, dopo avermi detto quelle cose così fottutamente sincere.
Perchè per quanto stia cercando di negarlo a me stessa...tutto quello che ha detto, mi si è stampato automaticamente sul cuore.
Sapevo che avrei continuato a sanguinare e non mi riferisco alla mia intimità, bensì a quello che ho dentro.
Eppure non capisco...mi sta aiutando a prendere la strada sbagliata?
Entrando in bagno con i piedi scalzi ed attaccandomi i capelli, apro il rubinetto del lavabo, sciacquandomi un pò la faccia per poi asciugarla
con un asciugamano più vicina.
Strofinandomi il volto con l'asciugamano per asciugarlo, mi rendo conto del fatto che non appena provo a chiudere gli occhi, non riesco
più a vedere Paul avvicinarsi...ma Brian.
E' come se...sentissi ogni sua vibrazione nonostante non mi fosse accanto e per qualche strano motivo, questa sensazione mi manda in bestia.
Vorrei prenderlo a botte, a morsi, litigarci, farlo cadere a terra per poi picchiarlo come facevo da piccola con i bambini che mi infastidivano...
ma invece, da brava cretina, sono riuscita a rompere ogni equilibrio che si stava per formare tra di noi.
Uscita dal bagno, sento il campanello della porta annunciarmi l'arrivo di Jimmy e gli altri, così, mi precipito sulla soglia dell'entrata
di casa, impaziente di rivedere il mio più caro amico.
Mi sciolgo i capelli, lanciando la molletta sul divano ed aprendo finalmente la porta, sussultando subito dopo aver visto un soldo di cacio
piangere proprio dinanzi ai miei occhi.
Un bambino piccolo, che avrà all'incirca sette anni, si sta strofinando gli occhi imbrattati di lacrime,tenendosi poi un braccio colmo di sangue
che gocciola frantumandosi contro l'asfalto.
Sbarro gli occhi, ricordandomi di quante volte mi sono trovata io in una situazione del genere per colpa di quella stregaccia di Carolyn o di quel
pedofilo di Paul.
-Ehm...cerchi qualcuno?- Gli domando, rabbrividendo al contatto con gli occhi grigi del bambino.
-Chi sei tu? Che hai fatto a Brian e a Mckenna?- Mi urla contro il bambino, continuando a singhiozzare e a sanguinare.
-A dir la verità, stavo per farti la stessa domanda. Chi sei? E soprattutto, chi ti ha conciato in questo stato?- Esclamo, vedendo il bambino
ricominciare a piangere senza sosta.
-Io non devo parlare con gli sconosciuti...e voglio Brian...-
Le ultime parole, sembrano essere quasi un capriccio.
Inoltre, vedere un bambino dal cascetto rosso e gli occhi grigi piangere in questo modo, non fa altro che risvegliare in me un sintomo
di protezione assurdo.
Quel sintomo che Carolyn non ha mai avuto nei miei confronti.
Con molta pazienza, mi inginocchio dinanzi al bambino, sorridendogli e cercando di fargli capire che non ho alcuna intenzione di fargli
del male.
-Senti...adesso smettila di piangere ed entra in casa. Fa freddo fuori e ci manca solo che ti prenda una bella febbre...- Sussurro con dolcezza
al bambino, vedendolo poi smettere di singhiozzare.
-No, io...voglio Brian.-
-Vedrai che tra un pò arriverà, è solo questione di tempo. Adesso però entra, non voglio farti del male ma solo curare quella brutta
ferita che hai sul braccio. Vedrai, ci metterò poco!-
Sorrido ancora al ragazzino, riuscendo finalmente a convincerlo.
Il bambino entra in casa ed io mi chiudo la porta alle spalle, vedendolo poi sedersi sul divano e scoprirsi la manica sanguinante.
Mi avvicino al piccolo, osservandogli il braccio e notando questa ferita per fortuna non troppo profonda, che sembra essere quasi un taglio.
-Non è nulla di grave piccolo, adesso smettila di piangere.- Gli sussurro ancora, vedendolo ricominciare a piangere,soprattutto per il dolore.
Improvvisandomi "infermiera" corro verso il bagno prendendo un kit di pronto soccorso che ho visto pochi giorni fa situato sullo scaffale
in alto.
Prendendo la valigetta contente tutto ciò che serve per curare il piccolo, ritorno nel salotto di casa, osservando ancora quelle lacrime
rigare il suo bel volto paffuto e disegnargli questo schizzo di lentiggini che lo rende davvero un bambino particolare.
Gli prendo con delicatezza il braccino piccolo, aprendo poi la valigetta e spruzzando del disinfettante sulla ferita.
Il bambino strilla dal dolore ma io gli intimo di tranquillizzarsi, continuando a ripetergli che il dolore passerà in fretta.
Dopo aver spuzzato del disinfettante sulla ferita ed aver utilizzato un farmaco per poter cicatrizzarla il più in fretta possibile, prendo una di
quelle fascie con cui Brian mi aveva curato le ginocchia quella sera in cui Paul mi stava seguendo.
Fascio con delicatezza il braccio del piccolo, osservando poi i suoi occhioni grigi colmi di lacrime, fissarmi in modo strano.
-Ecco fatto.- Borbotto, riponendo il tutto nella valigetta del pronto soccorso ma vedendo il bambino continuare a fissarmi.
Ha un viso così dolce e pulito, che sembra esser uscito da uno di quei telefilm americani, abbastanza famosi.
-Ma dimmi un pò, come ti chiami?-
-Julian...- Ammette il piccolo, mostrandomi finalmente un sorriso con queste sue labbra a forma di cuore, color ciliegia.
-Julian...mmm...che nome strano.-
-E tu invece, come ti chiami?-
-Io mi chiamo Nymphetamine...ma puoi anche chiamarmi Nym.-
-E poi sarei io ad avere un nome strano? Sono semplicemente Julian.-
-E sei un ometto abbastanza scontroso. Dimmi un pò, con chi hai fatto a botte oggi?-
-Io non faccio a botte con nessuno, sono gli altri a fare a botte con me.-
-Una ferita del genere non può avertela provocata un tuo amico...sarebbe troppo strano.-
-Ma quand'è che arriva Brian?-
-Senti...se vuoi, posso prepararti una buona tazza di thè alla vaniglia. Dovresti provarlo, io lo bevo spesso quando
mi sento giù morale.-
-Preferisco il latte con i biscotti...Mckenna me lo prepara spesso.-
-Vada per il latte allora.-
Il bambino annuisce con un sorrisino da impertinente, mentre io, corro verso la cucina per preparargli del buon latte caldo con i biscotti.
In realtà, pensavo che solo Mckenna potesse mangiare questi disgustosi biscotti al miele...ed invece, mi sbagliavo di grosso.
Metto a bollire il latte nella pentola, aspettando che si riscaldi per poi osservare di tanto in tanto la figura del bimbo che ha appena
acceso la televisione per guardare i cartoni.
Che strano...si comporta proprio come se fosse a casa sua...anche se, non ho ancora capito chi sia.
Un fratello? No, lo escludo...Mckenna me ne avrebbe sicuramente parlato.
Un parente? Forse, un cuginetto!
Si, non c'è nessun altra spiegazione.
Dopo aver fatto bollire il latte per un bel pò di tempo, prendo il pentolino tra le mani con l'aiuto di uno straccio e comincio a versare
il latte in una tazza abbastanza grande.
Posiziono la tazza colma di latte caldo sul tavolo, tornando da Julian per avvisarlo.
Mi sto comportando come una mamma e non ne capisco il motivo...non è da me essere così gentile con un marmocchio
appena incontrato. Ma in qualche modo, capisco come ci si sente ad esser maltrattati.
Forse...questo bambino sta affrontando la situazione che ho dovuto affrontare io stessa sin da piccola...
-Il latte è pronto.-
-Si...- Continua il bambino, spegnendo la televisione e seguendomi in cucina.
Lo aiuto a sedersi sulla sedia, rendendomi conto di quanto sia basso per la sua età.
-Qui ci sono i biscotti...-
-Si, lo so.-
-Ma dimmi un pò, tu come lo conosci Brian?-
-Brian è il mio papà.-
-Tuo padre!? Oh mio Dio!- Urlo, sentendo poi la porta di casa cigolare.
Qualcuno è appena tornato a casa.
-Siamo a casa.- Sento la voce di Brian dall'entrata, mentre poi, vedo Mckenna raggiungermi in cucina.
-Julian! Era da tanto tempo che non venivi più a trovarci!- Urla Mckenna, vedendo poi il bambino dai capelli rossi scendere dalla sedia ed avvicinarsi
alla ragazza per abbracciarla.
-Mckenna! Sono così felice di vederti!- Continua il bambino con una voce da fanciullo, mentre continua a stringersi a Mck.
-Ne sono tanto felice anch'io! Sei venuto qui per la colazione?-
-Si, ma questa ragazza così dolce e carina mi ha preparato il latte.-
Oh...sembra essere davvero un bambino innocente...
-Davvero? Bene, allora hai già conosciuto Nym.-
-Si ma non capisco cosa ci fa lei qui. Fa tutto quello che fate voi!-
Mckenna si lascia sfuggire una risata per poi continuare ad abbracciare il piccolo.
-Julian, Nym è una mia carissima amica e resterà qui con noi per un bel pò di tempo.-
-Evviva! Mi è già simpatica!- Urla con gioia il piccolo, battendo le mani per la felicità.
Sorrido alla scena, vedendo poi Brian entrare in cucina e posare la busta con la spesa sul tavolo.
-Papà!-
-Julian! Che bello rivederti qui!- Esclama Brian questa volta, prendendo il braccio il bambino.
Non posso credere al fatto che Brian abbia un figlio. E se non fosse il figlio di Michelle!?
Beh, a questo punto...il nostro trent'enne sarebbe un gran puttaniere!
-Mi sei mancato tanto!-
-Anche tu,ma dimmi un pò... come mai sei qui?-
-Volevo fare colazione con voi e...ho litigato con zia Valerie.-
-Che cosa ti ha fatto questa volta?-
Vedo il bambino restare in silenzio, non riuscendo ad aprir bocca.
-Ha un taglio sul braccio...non è profondo ma neanche innoquo.- Borbotto, mentre Brian mi rivolge uno sguardo abbastanza incuriosito.
-Si, ma la mia nuova amica mi ha fatto passare la bua!- Continua il bambino, mostrando quegli occhioni a dir poco adorabili.
-La tua nuova amica!? Dimmi un pò Julian, ti ha fatto del male lei?-
-No, no.-
-Perfetto allora.-
-Un momento, che cosa diavolo vorresti dire!?- Sbotto contro Brian, osservando Mckenna piegarsi in due dalle risate.
-Io? Ma niente. Solo che con il caratteraccio che ti ritrovi, avresti potuto spaventarlo!-
-Ma stai scherzando spero! Non avrei mai fatto del male ad un bambino!-
-E così, te ne approfitti di me solo perchè sono più grande?-
-Più grande e decisamente più vecchio.-
-Okay, adesso smettetela di litigare voi due! Piuttosto Julian, che ne dici di guardare un pò i cartoni insieme?- Si intromette Mckenna,
evitando di farmi diventare una pazza isterica dinanzi ad una povera anima innocente.
-Si!!!-
-Andiamo allora e prendi anche la tazza di latte.-
Il bambino annuisce ancora mentre Brian lo lascia andare.
Pensava davvero che avrei potuto trattar male Julian!? Ma per chi mi ha preso?
Mentre provo a tranquillizzarmi però, mi sono appena resa conto del fatto che qui,in cucina siamo rimasti solo io e Brian.
Lui si sta occupando di mettere a posto tutta la spesa ed io faccio finta che non esista.
-Se ti sei offesa, mi dispiace. Non volevo offenderti.- Borbotta improvvisamente, continuando a riporre le confezioni in dispensa.
-Le tue offese valgono zero per me.-
-Meglio così. Potrò offenderti di più senza aver paura di farti del male.-
-Senti un pò Brian, ma perchè cazzo non mi lasci in pace?-
-Perchè mi diverto troppo ad infastidirti...lo sai come sono fatto.-
-Sappi che in questo preciso istante non m'importa un cazzo di ciò che sei.-
-Modera il linguaggio.-
-Parlo come cazzo mi pare!-
-Nym, smettila di comportarti come una bambina!-
-Però, ti è piaciuto scopare con questa bambina, vero?-
Forse, non dovevo dirlo ma tenermelo per me stessa.
Brian sposta il suo sguardo contro il pavimento, non riuscendo più a dire altro.
Non riesco a capire come possa guardare negli occhi Michelle adesso, dopo essersi concesso ad un'altra.
-E' stato un errore.- Borbotta con voce roca, dandomi le spalle e continuando a darsi da fare con le buste della spesa.
Sentendo le mie gambe cominciare a tremare ed il mio battito cardiaco essersi quasi arrestato, corro nella mia camera, mentre la voce
di Mckenna mi rientra nella testa.
Mi sta chiamando...mi sta chiamando disperatamente ma io mi chiudo in camera, buttandomi sul letto e facendomi divorare dall'orgoglio
che non mi permette di scoppiare in lacrime.
Mckenna apre la porta della camera, osservandomi poi mentre mi rialzo dal letto,prendendo la mia valigia e buttandoci dentro tutti i miei vestiti
ed il resto delle mie cose.
-Nym, ma cosa stai facendo...?-
-Vado via.-
-No Nym, aspetta...-
-No cazzo, non voglio aspettare! Voglio andare via di qui!-
-E dove pensi di andare? Se solo lo venisse a sapere la signora Wilson potrebbe decidere di...-
-Che andasse anche lei a farsi fottere. Andate tutti a quel paese e mandate i miei saluti a tutti quelli che già ci sono arrivati!-
-Nym, cerca di ragionare...è stato Brian, vero? Ti ha trattata male? Bene, adesso mi sente!-
-Lascia perdere. Non voglio stare un minuto in più qui dentro!-
-Ma pensavo che...stessi bene qui con noi.-
-Infatti, lo pensavo anch'io. Ma quando perdi la tua verginità con un trent'enne dal carattere di merda, ti rendi conto di essere una fallita
e scappi dalle situazioni per poter migliorare la tua vita.-

Alle mie parole, Mckenna sbarra gli occhi.
-C...c...che cos'hai detto!?-
-Hai sentito bene.-
-Mio fratello non può...no Nym, è impossibile...-
-Pensala come vuoi. A me non interessa più ormai.-
Decisa, prendo tutte le mie cose, mi vesto con velocità e divincolandomi, esco dalla cameretta per raggiungere la porta di casa.
-Nym, ti prego, non mi abbandonare anche tu!- Urla Mckenna, entrando in panico, ma io decido ugualmente di non voltarmi verso di lei
continuando a camminare verso la porta di casa.
Nessuno mi fermerà.
Nessuno.

-Nym, ragiona ti prego...non hai dove andare!-
-Mckenna, levati di torno.-
-Nym...- Prova ancora la ragazza dai capelli viola, prendendomi un braccio ma io la spingo via, ignorando ogni suo tentativo di farmi cambiare
idea.
Brian resta seduto sul divano, accanto a Julian, facendo finta di guardare i cartoni con lui. Ma non è così.
Sento il suo sguardo incatenato su di me.
Quello sguardo che mi sta perseguitando e quelle gambe che non hanno alcuna intenzione di smuoversi.
Come pensavo, che io me ne vada o no, la situazione sarà sempre la stessa. A lui non importerà ed io ne resterò fratumata ancora una volta.
Dinanzi alla porta, armeggio con decisione contro la maniglia, aprendola ed uscendo di corsa dall'abitazione.
-Nym! Nym, torna qui!- Sento ormai la voce di Mckenna in lontananza mentre cammino per le strade di Huntington Beach senza una meta.
Mi trascino dietro la valigia, cercando un posto tranquillo dove possa fumare una sigaretta e consumarmi come si deve.
Ed ecco che dopo aver visto un ponte isolato, i miei occhi sembrano illuminarsi.
Si, quello è il posto perfetto.
Ritrovandomi al di sotto del ponte, mi siedo sul muretto, posando la valigia accanto al mio corpo e prendendo il pacchetto di sigarette dalla
prima tasca in alto a destra.
Mi accendo una sigaretta, aspirando il fumo ma non sentendo alcun bisogno di piangere.
L'orgoglio che ho dentro, pulsa dentro di me, facendomi sentire una fottutissima rincoglionita.
Ma che cosa sto cercando di fare!? Sto dando a Brian delle colpe che non ha...dopotutto, sono stata io ad incitarlo a continuare
quando lui aveva intenzione di fermarsi dopo aver capito il mio disagio.
Ma con quale coraggio me lo viene a chiamare errore? Cazzo, lo so anch'io che lo è ma questo avrei potuto dirlo io...non lui.
Lui che mi è venuto incontro per dirmi quelle cose...lui che mi ha fatta sentire viva come neanche del fumo o dell'alchool riesce più a fare.
Dannato lui. Sempre e solo lui.

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