Quel paese, se così si poteva chiamare, era davvero un'oscenità, un affronto per i suoi nobili occhi e, soprattutto, per le sue costose scarpe.
Ron non osava tornare alla locanda dove aveva preso una stanza. Non osava tornare in quel luogo, pieno di brutti barboni, noiosi ficcanaso e inette cameriere.
E lui doveva passare lì tutto quel tempo? Era una cosa inaccettabile!
Si sentiva imprigionato, senza aria, in quel villaggio da quattro soldi, ancora senza telegrafo, tra l'altro. Un'arretratezza incredibile, da ogni punto di vista. E le auto, poi...! Non se le immaginavano neppure, quegli ignoranti abitanti, figurarsi usarle; andavano in giro ancora con quelle carrozze traballanti.
Non vedeva l'ora di tornare a Madrid, una vera città, la sua città. Ma era solo il primo giorno.
Così, dopo qualche altro istante di esitazione, si decise a intraprendere la via per la locanda, sperando di incontrare meno gente possibile lungo la strada. Era gentaglia senza un pizzico di educazione; lo guardavano attentamente, scrutandolo senza neppure degnarsi di provare a fingere di non avere quel morboso interesse, e questo era davvero fastidioso per uno come lui. Certo, gli piaceva essere al centro dell'attenzione e fare il protagonista, ma non in quel modo. Non lo salutavano cordialmente, neppure gli sorridevano; nossignore. Il massimo che facevano era, appunto, squadrarlo da capo a piedi, come se fosse un alieno.
Improvvisamente si sentì colpire la spalla da qualcosa provenire dall'alto. Alzò la testa e fece in tempo a vedere un colombo che volava via. Quando guardò verso la sua spalla inorridì: il colombo gli aveva fatto un regalino.
Trattenendo un conato di vomito, si precipitò alla locanda, di corsa, e senza neppure salutare si fiondò in camera sua.
"Posto maledetto!" pensò prima di spogliarsi per lavarsi.
...
Il calcare si era incrostato malamente sui bordi del lavabo e toglierlo, il lunedì, di prima mattina, era davvero sfiancante.
Margaret si era alzata un po' troppo tardi e aveva dovuto fare una corsa per arrivare in tempo al lavoro. Risultato? Ora non riusciva neppure a tenere gli occhi aperti, figurarsi togliere il calcare!
-Lydia, puoi continuare tu, per favore?- chiese alla collega scrollando le spalle. Gettò la spugna di metallo nel lavabo e si appoggiò sul bordo, stanca.
Lydia fece una smorfia. -Io lo farei, tesoro, ma non so quanto sei disposta tu a dividere i rifiuti, soprattutto con questo tempo.-
Già alla parola "rifiuti" Margaret provò un brivido, ma quando corse fuori dalla cucina e guardò all'esterno vide che aveva appena iniziato a diluviare. Osservò le gocce grosse come palle schiantarsi sui vetri, rendendo invisibile tutto ciò che stava oltre, e rabbrividì ulteriormente. Ma quando ripensò al calcare impossibile, agì d'istinto e tornò in cucina. -Vado io fuori- sbottò, e corse via.
Il fragore della pioggia era immenso, e Margaret si sentì come catapultata in un'altra dimensione, piena di nebbia, umidità e acqua. Ebbe quasi difficoltà ad individuare i secchi della spazzatura, tanto densa di pioggia era l'aria.
Si era messa addosso una giacchetta con un cappuccio, ma a poco serviva sotto quell'acquazzone, e ben presto si trovò fradicia, zuppa d'acqua fin nelle ossa.
Mentre smistava i vari rifiuti sentì un rumore che sovrastava di poco lo scrosciante fragore della pioggia.
Si voltò di scatto e vide un tizio in pantaloncini corti e giaccone a pochi passi da lei. Sussultò per lo spavento.
-Accidenti signore, mi avete fatto spaventare- esclamò con moderazione socchiudendo gli occhi alle gocce che le ricadevano violente sulla faccia. Scrutò il volto dell'uomo ma non lo vide bene perché anche lui si era coperto il capo con un berretto.
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Ci sono sempre stata
Lãng mạnLui è un uomo colto, astuto e ironico, capace di tenere sotto controllo qualsiasi situazione. Gli è stata affidata un'importante missione, che non può e non deve fallire. Ma le cose iniziano drasticamente a cambiare quando il suo compito viene a sco...