CAPITOLO XLII

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Udì un rumore che la destò; senza aprire gli occhi si girò dall'altra parte e si assopì di nuovo finché non sentì che il letto si inclinava da un lato, come se qualcuno si fosse seduto sul bordo.

Si girò aprendo gli occhi e sobbalzo tra le lenzuola.

-Tu!- esclamò Margaret mentre Ron la guardava con occhi innocenti. -Stai bene?- le chiese lui con voce bassa come se avesse paura a parlarle. E aveva ragione ad averne.

-Non sono affari tuoi!- esclamò e si mise seduta, pronta per andarsene. Ma lui la costrinse a rimanere nel letto spingendola delicatamente sulle spalle. -Il dottore ha detto che hai bisogno di riposo.-

Lui la osservò per un lungo momento e la giovane si impose di rimanere immobile, cercando di non notare il marrone intenso dei suoi occhi, le sopracciglia folte e la linea seducente delle sue labbra. Per non parlare del fatto che il suo tocco poco prima le aveva mandato una scarica elettrica in tutto il corpo non indifferente.

Sbattè le palpebre per tornare alla realtà; le bruciava il fatto di essere ancora suscettibile a quelluomo. -Non mi interessa!- esclamò in tono perentorio, più per distogliere la mente da lui, che altro. -Io non voglio vederti!-

La sera prima sarebbe dovuta essere l'ultima in cui vedeva Ron Friedrich e invece subito il giorno dopo se lo trovava di nuovo davanti e per di più nella sua camera. Da soli.

Fantastico.

-Oggi non avrei dovuto vederti- ribatté Margaret tirandosi la coperta fino al collo e raggomitolandosi sotto. Perché aveva allimprovviso il fiatone?

-Peccato che sei nella mia stanza e nel mio letto- rispose lui con un sorriso bonario, come se lei non si fosse accorta di una simile banalità.

-Ma dai- replicò la giovane, ma non aveva voglia di iniziare a scherzare con lui. -Vattene.-

Nonostante tutto, Margaret si stupì della propria forza di volontà in un momento come quello. Era sicura di poter superare quella situazione.

-Ripeto, sei nella mia stanza- disse Ron. La sua tranquillità apparente la imbestialiva, ma tentò di mantenersi fredda. -Non mi interessa, vattene lo stesso.-

Lui rimase zitto e lei si sentì osservata unaltra volta. Non sapendo dove guardare, abbassò lo sguardo, mantenendo sempre unespressione corrucciata, anche se era difficile, per lei, non sentire limbarazzo. Maledizione!

-Margaret mi dispiace per quello che ho fatto.-

Lei mantenne gli occhi bassi: sarebbe stato troppo doloroso guardarlo di nuovo, e forse la sua sicurezza si sarebbe disintegrata. Questo era un rischio che non doveva assolutamente correre.

Prese fiato e ribattè: -È troppo tardi, signor Friedrich. Ora mio padre è sul punto di rimanere dentro quella dannata cella per sempre con una famiglia ancora da crescere a casa. E tutto questo è solo colpa tua.-

-Presto le cose cambieranno.-

Lei sorrise ironica e alzò la testa. -Certo, se lo dici tu allora dev'essere per forza vero. Ma stai zitto.-

-Non lo dico io, lo dicono i fatti.-

Margaret si insospettì. -Che intendi dire?-

Ron la guardò a sua volta. -Tuo padre è salvo. Uscirà presto di prigione.-

Lei rimase zitta, esitante se credergli o meno, ma si trovò completamente disarmata quando l'uomo dichiarò: -Sono andato alla caserma e ho rivelato tutto, in seguito ho ritirato la denuncia. Mi sono costituito, in altre parole.-

Lei lo fissò allibita per qualche secondo.

Cosa cosa aveva fatto?

Si inumidì la bocca, improvvisamente secca. -Il minimo che potevi fare, non aspettarti un grazie. Ah, e non aspettartelo nemmeno perché mi hai offerto, nel momento del bisogno, la tua camera. I tuoi tentativi di ricevere il mio perdono sono inutili quanto ridicoli. Non ce lo avrai mai.-

Lui abbassò gli occhi e sorrise amaramente. -Lo so, ma non credere che ho fatto queste cose per riavere il tuo perdono, che so benissimo che non potrò mai più ottenere. Ho agito in questo modo semplicemente perché ritenevo che fosse giusto, estremamente giusto, anzi. Lo ho fatto per sentirmi meglio io.-

-Solito egoista- commentò lei. Lui non rispose e calò un silenzio nella stanza, pesante e incerto, carico di cose non dette e sentimenti dolorosamente trattenuti.

-E alla fine? Ti sei sentito meglio?- domandò lei con urgente curiosità.

La guardò. -No. Affatto. Credo che non starò mai più bene in vita mia.- Era talmente sincero in quel momento che sembrava strano a lui stesso in primis. Non era mai stato del tutto onesto, soprattutto nel lavoro, ma da quando aveva conosciuto Margaret tutto era diventato diverso in lui, compreso questo suo lato.

Margaret si dispiacque delle sue parole. Vederlo lì, seduto sul bordo del letto, con gli occhi bassi del tipo che ha compreso i propri errori e sta cercando di rimediarli no!

Si ricompose meglio sotto le lenzuola, ricordandosi che lui la aveva ingannata una volta e che poco ci voleva perché quel suo atteggiamento da cane bastonato (o meglio, da finto cane bastonato) era volto ad ingannarla una seconda. Era solo uno sporco sfruttatore, un maledetto don giovanni che si divertiva con le donne. E lei era una delle tante vittime, tutto qui

-Non ti credo- ringhiò.

-Lo so- sospirò lui alzandosi. Fece qualche passo verso la porta poi si fermò. -Sappi che io sono contento che fra poco tuo padre tornerà a casa- esordì voltato di spalle -e sono sincero in questo momento, come lo sono sempre stato quando mi sono relazionato con te.- Detto questo fece per aprire la porta quando quella si aprì sospinta da qualcun altro oltre.

-Oh, signor Friedrich!-

Margaret si raddrizzò immediatamente sul letto allungando il collo verso quella direzione. Quella voce era di

-Che bello vedervi qui!- esclamò Agnes guardandolo dal basso del suo metro e sessantacinque. Margaret vide che lei gli prendeva le mani e gli sorrideva, e le venne un groppo in gola. -Sono contenta che ci abbiate offerto la vostra stanza, siete stato un brav'uomo.-

Ron guardava per terra. -Figuratevi- borbottò.

-Ma vi prego, fate in modo che vi ringrazi come si deve, e che mi scusi anche perché non avevo una bella opinione di voi prima d'oggi.-

-Fate bene a continuarla a non averla, signora.-

Margaret drizzò le orecchie. Ron davvero stava dicendo quelle cose? A sua madre?

Lespressione di Agnes passò da una gioiosa disponibilità ad unimprovvisa confusione. -Come? E perché?-

-Chiedetelo a vostra figlia. E ora, con permesso.- Ron la superò e uscì completamente dalla stanza, dileguandosi.

Agnes alzò le sopracciglia sorpresa, poi si voltò verso la figlia. Margaret abbassò lo sguardo.

La donna chiuse la porta, poi si avvicinò al letto e si sedette dove poco prima era seduto Ron. -Tesoro, come stai?-

-Ora meglio, la testa non mi fa più male, grazie.-

Agnes annuì con un sorriso un po' tirato. -E- iniziò, e Margaret si preparò alla domanda -cosa voleva dire, il signor Friedrich, poco fa? Lo hai sentito, vero?-

La ragazza fece di sì con la testa. -Beh lo scoprirete fra poco, madre, lo scoprirete fra poco. Ma ascoltatemi adesso. Ho una buona notizia.-

Agnes si irrigidì sul letto. -Hai notizie di Antony?-

-Madre.- Margaret la guardò dritto negli occhi, poi le sorrise. -Papà uscirà di prigione fra qualche giorno, quello che lo aveva accusato ha ritirato la denuncia.-

Ci sono sempre stataDove le storie prendono vita. Scoprilo ora