CAPITOLO XIV

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Margaret richiuse il libro in grembo, soddisfatta. Ora era il momento di tornare a casa e aiutare la madre a preparare il pranzo. Avevano pensato insieme la sera prima, sedute sulle scalette di legno dell'ingresso, a qualcosa di buono.

-Che ne dici di carne di pollo?- aveva proposto Agnes seduta con le ginocchia raggomitolate sotto la gonna come una ragazzina.

-Mi piace- rispose la figlia. -Io aggiungerei anche del purè.-

La madre la guardò interessata. -Non mi ero accorta che avevi affinato le tue capacità culinarie lavorando all'osteria di Maxwell.-

-E non hai visto niente. Immaginami mentre sforno contemporaneamente carne, pesce e verdure.-

-Dovrebbe essere stancante.-

-Lo è.-

-Tesoro.- Agnes la aveva guardata con un sorriso lievemente preoccupato. -Sei sicura di voler continuare a lavorare lì? Sai che possiamo cavarcela anche senza...-

-Madre- la interruppe la ragazza. Posò una mano su quella di lei, sorridendole sicura. -Ora va meglio. Sai che sono passata a fare la cameriera, no? So che può sembrare strano, ma per me è più gratificante servire e camminare di qua e di là piuttosto che rimanere ferma a tagliare zucchine e peperoni. E poi il capo chef mi porta più rispetto e il signor Maxwell mi ha alzato di qualche pezeta la paga. Cosa potrei ottenere di più?- Sospirò serenamente. -E poi voglio lavorare, così Jim e Lukas, magari, potranno frequentare qualche scuola in più, chi lo sa? E poi, se Dio vuole, anche andarsene di qui.-

Era il suo desiderio più grande, e fino ad allora aveva vissuto per loro. Non poteva mollare adesso.

Si incamminò fuori dal parco e percorse la piazza di fronte alla locanda. Lanciò un'occhiata veloce all'interno, tanto per vedere chi c'era: riconobbe Fè che stava trasportando veloce un vassoio colmo di pietanze. A chi le doveva portare?

Margaret si fermò e scrutò attraverso una finestra. Vide la collega dai capelli rossi arrestarsi presso un tavolo e osservò i due clienti. C'era un uomo seduto di spalle di fronte a una donna piuttosto carina. Aveva un cappello strano, con un paio di piume color oro abbinate al colore della parte superiore del vestito, tutta intarsiata di perline dorate. Non riusciva a vedere i particolari da quella distanza, ma la ragazza capì subito che era una nobildonna. Si chiese da dove provenisse.

Da quando Capo Laguna era diventata attrazione dei più alti ranghi? Prima il signor Friedrich e il suo immancabile seguito di uomini in smoking, poi lei.

E se si conoscessero?, pensò. Era un'ipotesi, ma non poteva esserne certa. Sarebbe stato interessante capirlo, così, al posto di prendere la viuzza che portava verso casa sua, si avvicinò all'ingresso della locanda.

-Fè!- chiamò. La collega subito si voltò dato che era poco lontano, e la raggiunse.

-Margaret che ci fai qui?- le chiese con voce strascicata. Era piuttosto stanca, lo si vedeva subito dai capelli rossi un po' spettinati e la faccia umida. Anche lei era così mentre lavorava? Accidenti, si disse, meglio che dalle prossime volte mi tenga un po' meglio.

-Chi è quella donna?-

Fè si voltò velocemente mentre si asciugava le mani sul grembiule marrone.

-Una nuova cliente.-

-Questo lo avevo capito, ma sai qualcosa di lei?-

-Penso sia la figlia del duca di qualcosa, l'uomo che le sta accanto.-

-E cosa ci fanno qui?-

-Ah non saprei, dovresti chiederlo a loro direttamente, perché non lo sa nessuno per il momento.- Si girò di nuovo verso la cucina. -Ora vado che ho molto da fare, e poi ti invidio troppo tu qui, tutta carina e fresca, mentre io accaldata e sporca.- Le fece l'occhiolino. -Stai bene.-

Margaret le sorrise, non aspettandosi quelle parole, poi, dopo un'altra veloce occhiata alla donna elegante (stava mangiando la carne col coltello con un'eleganza davvero superlativa), si allontanò.

Imboccò la curva ma prima di poter proseguire fu fermata da una voce.

-Aspetta aspetta!-

Si voltò e si vide Fè correrle incontro. Ma non doveva lavorare?

-Ho dimenticato di dirti una cosa.- Si fermò un attimo a riprendere fiato, poi precisò: - Quello che sto per dirti fa parte del lavoro, dunque non sto marinando.-

Si asciugò di nuovo i palmi delle mani sudate sul grembiule. -Dopodomani, lunedì, qualcuna di noi cameriere deve accompagnare il signor Clark, assistente del signor Maxwell, a Santa Caterina.-

-E per fare cosa? Santa Caterina è lontana.-

-Lo so, ma il fatto è questo: la Perla Nera deve convincere una locanda da quelle parti che sta per tracollare a farsi "salvare". Così tutti i dipendenti non verranno licenziati. Il problema è questo: il proprietario di quella locanda non ha nessuna intenzione di cedere al signor Maxwell, anzi, è disposto a perdere tutto pur di non farsi comprare.-

Margaret ascoltò attenta. -E perché una di noi dovrebbe accompagnarlo?-

-Deve fare da testimone.-

-Testimone?-

L'altra annuì. -Certo, è così che si fa. Basta offrirsi volontarie, diciamo così, ma se nessuna esce fuori sceglierà direttamente il signor Maxwell.-

-Capisco.-

-Bene, mi sembra di aver detto tutto.-

Si salutarono, poi Margaret, ripreso il cammino, ripensò a quello che le aveva appena riferito la collega.

Si immaginò subito andare con quel tipo, il signor Clark, fin laggiù. Non aveva visto tanto quell'uomo, solo di sfuggita un paio di volte e, a dir la verità, non le aveva dato una bella impressione. Le era sembrato piuttosto schivo e antipatico, forse anche per quei capelli biondi radi sulla nuca, ma forse era solo un'idea. Tuttavia, immaginarsi da sola con lui non la rassicurava, e ancor meno tutta la questione. Sperò solo che qualcuna si offrisse volontaria subito, così il problema non si sarebe neanche proposto.

Procedette verso casa, con la sensazione però che quella storia non sarebbe finita nel migliore dei modi.

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