-Anche se non credo che sì penso che la botta è stata piuttosto-
Pezzi di frase le giunsero lontani. Più voci si stavano accavallando e Margaret non riuscì a distinguerle subito. Improvvisamente avvertì la pesantezza del suo corpo infilato sotto un opprimente lenzuolo candido e subito dopo un dolore acuto al braccio destro.
-Mmmohi- gemette e d'un tratto udì dei rumori come di passi che si avvicinavano. Sentì il letto piegarsi sotto il peso di alcuni corpi che si erano seduti sui bordi. Tutti stavano urlando il suo nome.
-Aahi- gemette di nuovo, poi socchiuse gli occhi. Una luce accecante la costrinse a chiuderli di nuovo mentre quel casino continuava. Sentiva, ora, anche qualcosa che gli toccava continuamente il braccio sinistro e le guance. Erano tocchi caldi e ansiosi che sembravano di mani.
Aprì di nuovo gli occhi e stavolta riuscì a vedere qualcosa. Si rese conto che c'erano tante persone attorno a lei che si muovevano come agitate.
-Tesoro!!!!-
-Mmadre?-
-Parla! È viva! Sta bene!- sentì un altro esclamare anche se non riconobbe la voce.
-Oh sia ringraziato il cielo! Grazie Signore!- Sua madre cominciò a piangere, poi le prese la mano sinistra.
Margaret, con grande fatica, aprì del tutto gli occhi e sollevò lentamente il capo dal cuscino. Oltre alle tante persone che le circondavano il letto, vide delle donne vestite di bianco che si aggiravano tra altri letti. Quando reclinò la testa verso destra, vide un altro letto che però era vuoto; provò a guardare a sinistra. C'era un tizio tra le lenzuola, con il volto quasi del tutto bendato. Solo una fessura in prossimità degli occhi, del naso e della bocca.
Era in ospedale.
-Margaret! Si è svegliata, finalmente!- esclamò un altro tipo. Lo guardò. Gli ricordava un cugino, ma non ne era sicura.
-TTristan?-
-Sìì! Sono io! Come stai, Margaret?-
-È lucida! Grazie al cielo!- esclamò qualcun altro.
-Cosa è successo, dove mi trovo?-
-In ospedale, tesoro- rispose la madre -diciamo che hai dormito tre giorni.-
-Ccome?-
-Dopo quello che è successo, hanno detto i dottori che è normale.-
-Ccosa è success- Si interruppe mentre i ricordi esplosero violenti nella sua mente. La capanna suo padre lei che urlava sangue Ron.
-Ron!- gridò scattando in su. Un improvviso dolore al braccio destro la fece sussultare. Vide il suo braccio completamente ingessato e ricordò terrorizzata quando era caduta a terra quella volta. E Ron?
-Madre!- esclamò iniziando a piangere -dov'è Ron?-
-Sono qui.-
La ragazza si immobilizzò seduta trattenendo il fiato. Insieme a lei, tutti si fecero silenziosi, come per farle vivere appieno quel momento.
La ragazza volse lentamente, come un automa, la testa verso la sua sinistra.
Il tizio con la faccia fasciata era fermo.
Chi aveva parlato?
-Lasciamoli soli- sussurrò Agnes. Margaret corrugò la fronte e vide i suoi familiari alzarsi tutti dal suo letto e uno ad uno uscire dalla stanza. Rimase da sola. Non c'erano neanche più le infermiere.
Stette zitta, preoccupata, poi sentì di nuovo quella voce.
-Sono qui.-
Stavolta non c'erano dubbi: proveniva dalla sua sinistra.
Si voltò di scatto di nuovo e colse, ora, un movimento da quel tipo nel letto accanto. Lo vide girare la testa lentamente verso di lei e lo fissò imbambolata, riconoscendolo all'istante. Iniziò a piangere.
-RRon- singhiozzò, commossa.
Lui la guardò attraverso le bende: i suoi occhi erano gonfi, lo si riconosceva subito anche se cera tutta la fasciatura intorno, ed erano ridotti a due fessure, che però la stavano fissando con unintensità straordinaria.
-Ehi, amore. Come stai?-
Lei si asciugò le lacrime con la mano buona, il suono di quella parola, amore, risuonarle nella testa come una dolce melodia. Sentire la voce di lui era terribilmente commovente. Le era mancato. Eccome se le era mancato.
-Come stai tu?-
-Un po' malmesso, ma per il resto sto da Dio.-
Margaret rise brevemente. Era riuscito a scherzare anche in un momento come quello.
-Paradossalmente io mi sono svegliato prima di te, anche se ero messo peggio- disse lui.
-Certo, stavo per morire di paura, quel giorno.-
Allungò una mano e prese quella di lui, assaporando quel dolce contatto, l'unico, al momento, che potevano permettersi.
Lui la guardò con occhi teneri. -Che cosa ti è successo?-
-Sono svenuta- rispose lei -e penso che cadendo ho colpito da qualche parte al braccio e mi sono tagliata. Forse me lo sono anche rotto, dato che è ingessato.-
-Sei svenuta di nuovo?-
-Mmm sì. Non so cosa mi sia capitato, non sono mai svenuta in vita mia prima di queste due volte. Ma tu- iniziò cambiando argomento -ti riprenderai, vero? Non rimarrai sempre con quelle bende?-
Lui sorrise, un sorriso un po tirato e nascosto, ma caldo come mai era stato prim di allora. -No, stai tranquilla. I pugni sono stati violenti ma mi riprenderò.-
Margaret ricordò suo padre che dava pugni a Ron. Sembrava un animale inferocito, fuori di sé, irrazionale e mostruoso. Si chiese ora dove fosse. Adesso che rammentava, Antony aveva aiutato a porre Ron sul materasso dopo che lo aveva riempito di botte. Aveva cambiato idea? Oppure si era accontentato di averlo conciato così male, da ospedale? Non poteva indovinare i sentimenti del padre ma pensò che, se lui fosse rimasto infuriato con Ron, non avrebbe aiutato i suoi uomini a metterlo sul materasso. No?
-Tesoro, a cosa stai pensando?- Lei udì la voce di Ron e si rasserenò un poco; anche solo parlando lui riusciva a calmarla.
Sospirò brevemente. -Stavo pensando a mio padre. Mi chiedo ora dove sia e anche perché si sia comportato in quel modo contro di te. Non aveva diritto di farti così male, anche se aveva le sue ragioni.-
-Tuo padre è venuto a chiedermi scusa.-
Lei sgranò gli occhi. -Davvero?-
-Sì. Quando mi sono svegliato per la prima volta, ieri, si è presentato e ha borbottato le sue scuse. Io le ho accettate, in fondo ha agito impulsivamente, senza pensare. Può essere giustificato.-
-No che non può essere giustificato- ribatté Margaret storcendo la bocca -non doveva comportarsi così. Ma sono contenta che abbia capito il suo errore.-
Rimasero in silenzio per un po': in entrambi gli avvenimenti di quei giorni ritornavano alla mente, crudeli e improvvisi, ma testimoni della loro forza. Ora erano lì, nonostante tutto e tutti. Ora erano lì, uno accanto allaltra, malmessi fisicamente e psicologicamente, ma ancora lì, pronti a rialzarsi.
-Margaret?-
-Sì?-
Lui la guardò. -Grazie di esistere e di esserci, in questo momento.-
Lei sorrise. -Ron, non devi dirmi grazie, perché ci sono sempre stata.-
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Ci sono sempre stata
RomanceLui è un uomo colto, astuto e ironico, capace di tenere sotto controllo qualsiasi situazione. Gli è stata affidata un'importante missione, che non può e non deve fallire. Ma le cose iniziano drasticamente a cambiare quando il suo compito viene a sco...