CAPITOLO XXIII

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Ecco.

Ron avvicinò il panino alla bocca e diede un morso.

Quando pregava che il signor Clark non gli stesse più tra i piedi non era in quel senso!

Masticò sempre più irritato. Quella giornata era già iniziata in modo pessimo con Margar... la cameriera, cioè, che fa la investigatrice (e indovina pure) con lui, poi esce quest'altro con questa notizia.

Dunque avrebbe fatto tutto il viaggio da solo con la cameriera.

Fantastico. Semplicemente fantastico. Da fare i salti di gioia.

Tentava di evitarla e guarda un po'? Si presenta un'occasione con i fiocchi.

Non gli piaceva quella situazione. Non gli piaceva affatto.

Diede un altro morso, nervoso, e pensando a queste cose finì anche col ripensare alla cameriera.

Anche lei si era svegliata tardi, evidentemente. Anzi, un po' prima di lui, addirittura. Una nottata pessima per entrambi. Già. Per entrambi.

Sbuffò per evitare di approfondire quell'argomento e terminò il panino. Mm, aveva ancora fame. Quando sarebbe arrivato a Capo Laguna si sarebbe fatto un'abbuffata di quelle ciclopiche, anche a costo di sembrare un crapulone. Sì sì, una bella mangiata.

Si immaginò Gordon e Nicholàs lavorare alla casa di legno in quel momento, tutti sudati, con probabilmente bottiglie vuote di birra fra i piedi. Forse avevano già finito di lavorare, o forse no. Gli mancavano un pochino, e era divertente stare in loro compagnia trasportando travi di legno, nonostante fosse faticoso.

Quei due erano l'unica famiglia che aveva; da quando i suoi genitori erano morti era stato affidato alle cure dei nonni, ma per quanto fossero premurosi e amorevoli con lui non avrebbero mai potuto sostituire mamma e papà.

E poi morirono anche loro, quando lui aveva diciotto anni. Prima il nonno, poi, qualche mese dopo, la nonna. Erano inseparabili, non facevano neanche una cosa senza consultarsi o confrontarsi ed era naturale che se ne andassero insieme. Neanche la morte avrebbe potuto separarli.

Mentre usciva dall'osteria, Ron ripensava ai momenti in cui vedeva i nonni stare vicini; alla sera, davanti al camino, seduti sulle rispettive sedie a dondolo che scricchiolavano a ogni oscillazione, mentre si parlavano. Non erano a distanza ravvicinata ma si accorgeva, lui, degli sguardi teneri che si mandavano ogni tanto, con quei sorrisi che valevano più di mille parole. Era impensabile come il loro amore fosse durato da così tanto tempo. Si conoscevano da quando andavano alle elementari e si erano fidanzati appena la loro età glielo aveva permesso; ovvero molto presto, ancora adolescenti. A quei tempi era così.

Si erano sposati praticamente subito dopo il fidanzamento e da allora non si erano più lasciati; una vita passata con l'altro.

Un amore talmente profondo il loro, talmente vero, che non aveva conosciuto ostacoli. O meglio, ostacoli insormontabili. Ce l'avevano sempre fatta, e sempre insieme.

Scosse la testa, pensando che era talmente raro un sentimento di quelle proporzioni da poterlo considerare tranquillamente impossibile da trovare, e si diresse a grandi passi verso l'albergo.

...

Il sole stava declinando lentamente, ma era ancora alto quando Margaret uscì dalla sua stanza. Si era ripresa con una piccola dormita pomeridiana e ora aveva proprio voglia di mangiare.

Per fortuna era riuscita a farsi dare qualcosa da una ragazza generosa che lavorava in cucina quella mattina, altrimenti sarebbe rimasta a digiuno per tutto il giorno.

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