CAPITOLO XXXIV

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-Com'è Madrid?-

Lui si girò e si vide Margaret guardarlo. Il suo sguardo era innocente, sembrava quello di un bambino curioso, e lo intenerì. -Com'è Madrid?-

Lei annuì e Ron sorrise. -Beh, è bella.- Iniziò a descrivere la città, tutti i palazzi, ciò che gli piaceva, ciò che non gli piaceva. Il cielo fuori diventava sempre più nero mentre iniziava a parlare della sua vita. Le raccontò tutto, dalla morte della madre, ai nonni, fino all'università. Tralasciò però la parte della ragazza alla quale aveva confidato i suoi problemi e alle conseguenti prese in giro, come pure il fatto che sapeva di essere diventato un gran farabutto in tutti quegli anni.

Anche Margaret si aprì in modo sorprendente anche per lei, descrivendogli la sua vita, soffermandosi in particolare sugli insegnamenti della madre che le avevano ampliato la cultura generale. Lui la ascoltò con piacere, fermandola di tanto in tanto a farle qualche domanda, e lei rispondeva sempre molto naturalmente, senza dimostrare esitazioni o timori di qualche genere. Si sentivano bene insieme e ognuno dei due era a proprio agio con l'altro.

Alla fine lei sospirò. -Ti fa ancora male da qualche parte?-

Lui si accorse che, effettivamente, era un po' malmesso, ma se ne era dimenticato, tanto preso era stato fino a quel momento dalla conversazione. E si rese conto pure che i dolori erano spariti. -No, ora sto sorprendentemente bene.-

-Aspetta- Lei si avvicinò e lui trattenne il fiato quando gli scostò dolcemente un lembo del colletto della camicia per controllare la spalla. -Pare tutto a posto.-

Lui la fissò, così improvvisamente vicina, e lei parve solo in quel momento accorgersi di averlo vicino a sua volta. Incrociò lo sguardo dell'uomo mentre la pancia ricominciava allegramente a sfarfallare per conto suo, e deglutì.

Lui non si muoveva. Non aveva voglia che andasse a finire come qualche ora prima. Ma Dio se ci voleva tutta la forza che aveva in corpo!

E che non si spostava! Non poteva, almeno, allontanarsi? No, rimaneva anche lei là, immobile, a guardarlo con le labbra socchiuse. I suoi capelli lunghi, ora completamente asciutti, gli sfioravano l'incavo del collo e le guance, solleticandogli i sensi.

Alzò una mano e le scostò una ciocca scura dietro l'orecchio; lei socchiuse gli occhi mentre Ron iniziava ad accarezzarle con grande delicatezza la guancia. Margaret piegò la testa verso la sua mano, poi si sporse verso di lui e lo baciò. Si baciarono a lungo, persi l'uno nell'altro, ma di nuovo lei si sentì in dovere si fermarsi.

-Ron- mormorò col fiato corto -sai che non posso.-

Lui deglutì annuendo -sì, lo so.- Certo. A quei tempi le donne per bene non si concedevano prima del matrimonio, lui lo sapeva bene, come sapeva che Margaret era una donna per bene. Non era sicuro, però, che lui si sarebbe fermato nel caso in cui lei avesse proseguito, e per questo era ben contento che fosse stata lei ad interrompere: non voleva ferirla, in nessun modo.

Alla fine si rannicchiarono vicini. Lui le accarezzava il viso con il pollice mentre lei aveva chiuso gli occhi assaporando quel contatto.

-Margaret?-

Lei aprì gli occhi. -Sì?-

-Ti amo.- Le parole gli erano sorte spontanee e si rese conto solo in quel momento di quanto fossero vere e sincere. Non aveva mai provato tanta sicurezza in vita sua perché sì, era sicuro di amarla.

Lei sorrise e gli baciò la mano. -Oh Ron! Ti amo anch'io.-

Ci sono sempre stataDove le storie prendono vita. Scoprilo ora