CAPITOLO XIX

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Fare la doccia in quella vasca era stata un'esperienza esaltante!

Mentre si pettinava i capelli davanti alla finestra, osservando il lento e graduale tramonto sul mare, Margaret sorrideva. Aveva potuto decidere la temperatura dell'acqua, la pressione e aveva a disposizione una fila di saponi per i capelli e un'altra altrettanto lunga per il corpo. Era rimasta nella vasca tra la schiuma per quella che le era parsa una calda e rilassante eternità. Solo dopo essere uscita si era accorta che in realtà erano passati solo venti minuti. I venti minuti più piacevoli della sua vita.

Dopo aver pettinato i capelli, provò ad asciugarli con un asciugamano; sapeva che sarebbe scesa a mangiare ancora con le punte umide, ma non poteva farci niente. Mancava solo un quarto d'ora all'inizio della cena e non voleva fare tardi. Ricordò che in giro per i negozi era iniziato a girare un aggeggio che, si diceva, fosse in grado di asciugare i capelli. Chissà se era vero.

Mentre si infilava una gonna lunga color crema per la sera, pensava a quale comportamento doveva adottare a tavola. Sapeva che il galateo, in mezzo poi a due tipi come il signor Friedrich e il signor Clark, era importante, ma in realtà, nonostante conoscesse le regole basilari, era un po' agitata. Non voleva fare una brutta figura e sperava davvero che le sue conoscenze bastassero.

Scelse una camicia bianca dalle maniche lunghe e la chiuse fino all'ultimo bottone. Diede ancora un po' di forma ai capelli davanti allo specchio; erano vaporosi perché si stavano asciugando naturalmente e lei cercò di attenuarne il volume. Ci riuscì in parte, ma andava bene così.

Lanciò un'occhiata all'orologio a muro appeso accanto alla porta: mancavano dieci minuti alle diciannove e trenta. Doveva sbrigarsi.

Stava per uscire dal bagno quando vide, ai lati dello specchio, due piccoli cassetti. Si chiese che cosa contenessero e ne aprì uno.

Sgranò gli occhi: c'erano prodotti di cosmetica!

Gliene avevano solo parlato, perché visti non li aveva mai visti. C'era un barattolino di crema, una saponetta e una boccetta di vetro. Avvicinò il naso e percepì una vaga essenza di vaniglia. Accidenti! Era profumo! Ed era buonissimo!

Le sue dita esitarono sul coperchio, ma poi lo mise via e passò all'altro cassetto.

C'era dentro quella che sembrava una matita e una specie di panetto con accanto una spazzolina. Vide accanto anche un rossetto rosso, simile a quello che le aveva dato Fè tempo prima. Ipotizzò che la matita e il panetto fossero prodotti per truccarsi il viso, ma non ne comprendeva la funzionalità.

Afferrò il panetto e lo osservò: vide che vi erano stampate delle immagini.

Certo, le istruzioni!

Si rese conto ben presto che quello strano oggetto serviva per arricciare le ciglia. Bastava usare quella specie di spazzolina e passarla prima sul panetto e poi sulle ciglia.

Indugiò ancora, poi si disse "al diavolo!" e provò.

Il risultato era stupefacente. I suoi occhi sembravano essersi triplicati di volume e il suo sguardo si era intensificato a dismisura, facendole pensare per un attimo di non avere di fronte la vera Margaret.

Il suo volto si era illuminato, era radioso e vivace. La ragazza rimase a contemplarsi ammirata finché non si riscosse. Uscì di corsa dal bagno e guardò di nuovo l'orologio.

Era ora!

Notò lo sguardo sorpreso del signor Clark mentre si avvicinava al tavolo. Lui era già seduto e aveva sostituito il papillon e la camicia verde con una camicia a maniche lunghe rosa chiaro. Era particolare nel suo genere, ma non brutto.

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