-Dov'è Gordon?- Ron guardò l'amico Nicholàs da sopra il bordo del bicchiere di vino. Era appena tornato da quella "scappatella" al paese vicino più debole di quanto si aspettasse; non aveva camminato tanto, anche se aveva dovuto, tra l'altro, intraprendere una stradicciola sterrata (una vergogna), ma si sentiva comunque esausto. L'aria, da quelle parti, era così...strana. Troppo intensa, troppo fresca. Ma non era solo l'aria a demolirlo; tutto in quel villaggio sembrava fatto apposta per disturbarlo, dalle montagne gigantesche che sembravano essere costantemente sul punto di cadergli addosso a quei prati verdi, distese come senza fine; dal canto assordante degli uccellini di giorno al silenzio, altrettanto insopportabile, durante la notte. Perlomeno, quando non cantava la civetta...
-Non saprei- mormorò Nicholàs infilandosi un biscotto in bocca. -Mi ha detto solo che deve scambiare due parole col proprietario della locanda...-
-Cosa?- Ron batté le mano sul tavolo; l'amico lo guardò sorpreso, smettendo per un attimo di masticare.
-Da che parte è andato?-
Nicholàs indicò verso le cucine. -Di là, penso nell'ufficio del padrone.-
Ron non aspettò un secondo di più. Si catapultò in quella direzione mentre molti clienti alzavano curiosi la testa verso di lui, e imboccò il corridoio. Sentì subito il casino provenire da dietro la grande porta della cucina, poi guardò verso quelli che erano gli spogliatoi dei dipendenti.
Dove diavolo era l'ufficio del signor Maxwell?
-Scusatemi.- Si voltò di scatto e si vide di fronte una donna con i capelli rossi.
-Avete bisogno, signor Friedrich?-
Gli stava sorridendo troppo, a parer suo, e aveva un tono di voce troppo alto e mellifluo. Esitò qualche istante, prima di dire: -Dov'è l'ufficio del signor Maxwell?-
La ragazza aveva alzato le sopracciglia sorpresa, ma senza smettere di sorridere. -Ah, del signor Maxwell, dite?-
La sua lentezza lo irritò. -Sì.-
-Beh, è molto semplice.- Gli si avvicinò civettuola. -Dall'altra parte della locanda c'è una porta. Non potrete sbagliare perché c'è appesa la targhetta.-
-Grazie- mormorò Ron a denti stretti, dopodiché uscì.
Di nuovo, molti clienti alzarono la testa mentre lui camminava velocemente tra i tavoli. Vide Nicholàs che stava parlando con un sigaro in bocca ad un'altra cameriera. Aveva trovato compagnia, nel frattempo, quel furbone... si chiese per un attimo perché gli avesse indicato la direzione sbagliata, ma questo lo avrebbe chiarito con lui più tardi.
Effettivamente trovò una porta con la targhetta "ufficio del signor Maxwell" dopo un piccolo breve corridoio. Stava per bussare quando udì delle voci dall'interno, e si arrestò.
-...riferirvi cosa è accaduto ieri mattina. Una cosa spiacevole, che riguarda anche questa donna.-
Era indubbiamente la voce di Gordon, ma Ron si chiese se c'era qualcun altro, oltre a lui e il proprietario della locanda. Aveva parlato di una donna?
-Questa cameriera ha di nuovo commesso un errore?- chiese il Grassoccio, e Ron capì immediatamente di che cosa stavano parlando.
Scattò come una molla e bussò, forse con troppa forza.
-Chi è?- Di nuovo la voce di Grassoccio.
Ron aprì ed entrò. -Buongiorno, signor Maxwell.- La scrivania era davvero disordinata, un ammasso di fogli, libri, ma anche oggetti non propriamente da ufficio come un cappello di paglia e un'armonica. Trattenne una smorfia nello scorgere, in un angolo, un annaffiatoio.
STAI LEGGENDO
Ci sono sempre stata
RomansaLui è un uomo colto, astuto e ironico, capace di tenere sotto controllo qualsiasi situazione. Gli è stata affidata un'importante missione, che non può e non deve fallire. Ma le cose iniziano drasticamente a cambiare quando il suo compito viene a sco...