CAPITOLO XLI

18 3 0
                                    

Avrebbe voluto darsi malata e saltare quel giorno di lavoro; primo perché era distrutta e quella notte non aveva chiuso occhio, secondo perché così avrebbe evitato di vedere Ron Friedrich. Anzi, soprattutto il secondo.

Non aveva nessuna intenzione di rivederlo più. Doveva dimenticarsi di lui e lui doveva andarsene dal suo paese, per sempre. Ma se fosse andato via, chi portava fuori suo padre dalla prigione? Le rivelazioni che le aveva fatto la sera prima erano allo stesso tempo importantissime testimonianze a favore di suo padre. Se solo il giudice ne fosse venuto a conoscenza, Antony sarebbe stato fuori immediatamente. Le prove erano chiare. La colpa di tutto era di Ron Friedrich. Era stato lui a pianificare tutto, dalle voci false contro Antony alla denuncia. Suo padre ora stava marcendo in prigione solo per colpa sua. Solo per colpa sua.

Margaret si passò una mano sugli occhi, cercando di svegliarsi del tutto, anche se sapeva che era impossibile. La stanchezza si era impadronita del suo corpo come una morsa e sentiva scendere i residui di energia rimasta a ogni passo che faceva verso la locanda. Avrebbe rivisto il signor Friedrich? Sperava di no.

Imboccò la piazza, gremita di gente a causa del mercato, e entrò spedita alla Perla Nera. Era arrivata piuttosto presto e non avevano ancora aperto ai clienti esterni. Sperava solo che quelli che alloggiavano nelle camere al piano di sopra indugiassero nei loro letti ancora un po'.

Indossò la divisa e si legò i capelli davanti allo specchio del corridoio tra cucina e osteria, il solito specchio. Osservò le crepe del legno e il colore incrostato e ricordò la prima volta che si era vista riflessa. Il giorno che aveva conosciuto il signor Friedrich. Maledisse quel momento e tolse gli occhi dalla sua immagine, anche perché era abbastanza spaventosa. Le occhiaie erano evidenti e la pelle era poco colorita. Non era il massimo per una cameriera, ma che poteva farci? Mica si sarebbe aspettata, lei, che la sera prima sarebbe venuta a conoscenza che l'uomo che amava era quello che aveva gettato la sua famiglia verso il disastro. Wow.

Si pizzicò le guance per arrossirle un po', poi iniziò a pulire i tavoli e a mettere a terra le sedie che erano state poste su di essi a testa in giù per poter pulire il pavimento. Poco dopo si aggiunse anche Fè. Margaret la salutò di sfuggita cercando di nascondere la faccia. Per fortuna la donna non parve farci caso.

Ron Friedrich avrebbe dovuto costituirsi. O, perlomeno, dire che era stato lui a far nascere tutto quel caos. Se non lo avesse fatto, suo padre avrebbe dovuto sopportare le udienze di volta in volta e nel frattempo, ovviamente, rimanere ancora in cella. Per poi, magari, venire a sapere all'ultimo di essere condannato.

Il locale iniziò ad affollarsi e Margaret si preparò psicologicamente al carico di lavoro che di lì a poco l'avrebbe investita. Non si sentiva affatto pronta.

A metà mattinata (di Ron Friedrich, al momento, ancora nessuna traccia) Margaret si sentì mancare. Si appoggiò su un tavolo e provò a prendere fiato ma la vista iniziò ad annebbiarsi e a farsi nera lentamente, finché non vide più niente. Cadde in avanti sul pavimento duro, senza però rendersene conto. Perché era svenuta.

...

La prima cosa che percepì furono dei rumori lontani, sembravano un mix di voci confuse che si accavallavano convulsamente.

-Margaret?-

Questo rumore era più vicino e la ragazza socchiuse gli occhi; un'immagine sbiadita le comparve davanti.

-Margaret?-

Si svegliò del tutto e aprì gli occhi. Il volto della madre, preoccupato e distrutto, si stagliò contro il soffitto.

-Tesoro, mi hai fatto preoccupare.-

-Madre?-

-Dottore!-

Ci sono sempre stataDove le storie prendono vita. Scoprilo ora