Cap1

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Per quanto tempo continuerà così?
Dopo quanto tempo il dolore scomparirà? L o farò mai? Sarò mai in grado di ricordare senza star male?

Erano queste le domande che Isabella Parker continuava a porsi da più di tre settimane,sdraiata sul letto dell'orfanotrofio a pancia in su. Erano più o meno le undici e mezza di sera non riusciva ad addormentarsi,aveva sonno,le si chiudevano involontariamente le palpebre ma non voleva dormire sapeva come sarebbe andata,non voleva rivivere di nuovo quel momento.

Isabella Parker preferiva pensare che sognare«i pensieri si possono controllare,i sogni no»,era questo quello che bella pensava ed aveva ragione ,ma le stava facendo male,troppo male pensare o ricordare. Sentiva un dolore nel petto che ad ogni ricordo scavava sempre più in profondità,doveva distrarsi,doveva assolutamente trovare qualcosa per tenere la mente impegnata anche se per poco.

Si guardò in torno la stanzetta era piccola,aveva le pareti gialle ed una piccola finestra, un armadio accanto a quest'ultima ed un letto,un letto nel quale ,ad Isabella Parker dopo averci dormito per tre settimane, risultava enormemente scomodo,guardò il soffitto bianco,«come la neve,lei adorava la neve »pensò la ragazza mora distesa su un letto troppo scomodo.
Decise di alzarsi,uscire dalla stanzetta dalle pareti gialle ed il soffitto bianco,scalza e senza nessuna meta.
La porta che dava sul giardino nel retro quella sera era stata chiusa da suor Maria e per quanto quella donna ad Isabella Parker ispirava tenerezza,e forse era l'unica persona a cui lei aveva veramente sorriso,in quel momento la odiò, per il semplice fatto che suor Maria era una delle poche suore che sapevano chiudere correttamente la porta che dava sul giardino nel retro e quindi il trucchetto che isabella utilizzava per aprire la porta e sgattaiolare fuori andando a vedere le poche stelle visibili seduta sul vecchio dondolo ,non poteva essere effettuato se a chiudere la porta era stata suor Maria.

Decise di scendere,andare in cucina per bere un bicchiere di latte,l'istituto era grande ma la strada per arrivare alla cucina la ricordava.  Infatti più in là vide le porte azzurrine,le attraversò, si diresse verso la credenza per prendere una tazza marroncina,prese il latte e lo versò nel recipiente portò la tazza alle labbra e appena un po' di liquido freddo scese giù per la sua gola sorrise,il latte era ghiacciato proprio come piaceva a lei  «se la mamma lo scopre non finirà più di sgridarmi» era la fine di gennaio  faceva freddo e se sua madre ci fosse stata ancora avrebbe avuto paura che la sua piccola bambina si prendesse un febbrone anche solo bevendo un bicchiere di latte freddo.
Ma Isabella era consapevole che sua madre non l'avrebbe più sgridata ,il dolore che provava dentro al petto si fece risentire più forte di prima. Portò le braccia a circondarsi il busto come per proteggersi,ma non bastò,prese l'equilibrio e cadde a terra facendo cadere con se la tazza ,la quale si ruppe in mille pezzi provocando uno sgradevole rumore. Ma era l'ultima cosa di cui Bella si preoccupava,era come se qualcosa la stesse divorando dall'interno,non riusciva a calmarsi,troppe lacrime stavano cadendo dai suoi occhioni scuri. 

Qualche secondo dopo sentì la porta della mensa sbattere e Isabella Parker sperò con tutto il cuore di vedere suor Maria almeno con lei un po'si apriva,ma dall'esclamazione che segui poi fu chiaro che quella voce stridula non apparteneva affatto a  suor Maria.

"Oh signore,cos'è successo qui?" era suor Matilde, donna severa e sgradevole con una voce troppo acuta, un neo sul mento che attirava troppa attenzione mentre parlava  ed una tunica nera ,che a malapena conteneva il suo corpo "Chi sei ragazza?" La domanda  della donna non aveva affatto sorpreso isabella,c'erano più di mille ragazzi nell'orfanotrofio e nessuna sorella,apparte suor Maria si ricordavano minimamente come lei si chiamasse .
Isabella alzò di poco gli occhi ed allora suor Matilde la riconobbe«la ragazza che sta sempre con Maria »pensò suor Matilde,"sei la ragazza arrivata da poco vero?Avevo incaricato suor Esmeralda di illustrati tutte le regole,non lo sai che è vietato girare a quest'ora della notte per il Collegio?"chiese suor Matilde ad Isabella,ma dalla bocca della ragazza non uscì sillaba. Si ricordava di una donna con qualche ciuffo rosso che le usciva dal velo,con dei grandi occhiali e delle lentiggini scure che ,al sul arrivo le aveva ripetuto tutte le regole da seguire. Ma l'unica che isabella si ricordava era che la porta che dava sul giardino,dove isabella amava stare la notte a guardare le stelle seduta su un vecchio dondolo,veniva chiusa a chiave alle dieci e mezza di sera.

"Allora? Non parli ragazza?"chiese di nuovo la suora e di nuovo isabella stette muta.
Seguì qualche minuto di silenzio suor Matilde continuava a guardare isabella aspettando di ricevere delle scuse ma la ragazza guardava il pavimento,mentre provava a calmarsi .
Matilde non era mai stata una donna paziente,si stancò della ragazza di cui non ricordava il nome,che aveva trasgredito le regole e che nonostante ciò non accennava minimamente a chiedere scusa "Adesso vai nella tua stanza è tardi ,domani penserò a cosa fare con te" le disse , ma Isabella non voleva alzarsi, non ci riusciva non aveva placato neanche un po' il dolore nel petto,ed aveva paura di cadere di nuovo a terra "Forza muoviti ragazza" fece di nuovo la donna alzando il tono di voce. Allora isabella si fece forza e riuscì ad alzarsi,stava solo peggio sentendo la voce stridula di suor Matilde.
Barcollando un po',riuscì a tornare nella sua stanzetta dalle pareti gialle ed il soffitto bianco come la neve,che sua madre adorava.Si sdraiò sul letto lasciandosi andare nelle braccia di morfeo sperando almeno per quella notte di riuscire a fare sogni tranquilli.

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