•capitolo 30•

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Eccitato e nel contempo teso, entrai in casa di mio padre tenendo Abby per mano. Dalla stanza da gioco si diffondeva il fumo del sigaro di papà e delle sigarette dei miei fratelli, misto al vago odore di muschio della moquette, molto più vecchia di me. Nonostante si fosse seccata per il breve preavviso, Abby sembrava più a suo agio di quanto non lo fossi io all'idea di conoscere la mia famiglia. Portare le fidanzate a casa non era un'abitudine dei Maddox, e prevedere la loro reazione era assolutamente impossibile.
Il primo a comparire fu Trenton. <<Santo cielo! C'è "faccia di culo"!>>
Inutile sperare che i miei fratelli mostrassero anche solo una parvenza di civiltà. Io tuttavia li adoravo e, conoscendo Abby, anche lei lo avrebbe fatto.
<<Ehi, ehi...occhio al linguaggio davanti alla signorina>>, avvertì papà indicandola.
<<Pidge, mio padre, Jim Maddox. Papà, lei è Pigeon.>>
<<Pigeon?>> fece divertito Jim.
<<Abby>>, esclamò lei stringendogli la mano.
Indicati i miei fratelli, che annuirono tutti quando pronuncia i loro nomi.
<<Trenton, Taylor, Tyler e Thomas.>>
Abby sembrò un disorientata, ma non potevo biasimarla. Non parlavo molto della mia famiglia, e cinque fratelli avrebbero lasciato sconcertato chiunque. Noi Maddox avevamo poi l'effetto di intimorire gli estranei.
Quando eravamo adolescenti, i ragazzi del quartiere avevano imparato a non darci fastidio e solo in un'occasione uno aveva commesso l'errore di sfidarci. Eravamo divisi, ma se necessario facevamo squadra, forti come rocce, cosa che appariva evidente anche a chi non volevamo spaventare.
<<Abby ha un cognome?>> domandò papà.
<<Abernathy>>, disse lei annuendo cortesemente.
<<È un piacere conoscerti, Abby>>, esclamò Thomas con un bel sorriso. Lei non poteva saperlo, ma era la tattica per nascondere le sue vere intenzioni, cioè studiarla attentamente.
Mio fratello era sempre pronto ad individuare potenziali pericoli in grado di alterare i nostri precari equilibri.
<<Papà non reggerebbe>>, soleva dire e nessuno di noi aveva da obiettare. Quando ci trovavamo nei guai, andavamo da Thomas e lui interveniva prima che papà lo scoprisse. Gli anni passati a tirar su un gruppo di ragazzi chiassosi e violenti lo avevano reso un uomo ben prima del previsto e lo rispettavamo tutti per questo, compreso papà.
Però a volte era un autoritario. Abby tuttavia continuò a sorridere, ignara del fatto di essere diventata l'oggetto dello sguardo indagatore del guardiano di famiglia.
<<Un vero piacere>>, gli fece eco Trent osservandola con uno sguardo malizioso che a chiunque altro sarebbe costato la vita.
Papà gli diede una pacca sulla nuca e lui cacciò un urlo.
<<Cos'ho detto?>> protestò sfregandosi la testa.
<<Siediti, Abby. Guarda come svuotiamo le tasche di Trav>>, disse Tyler.

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