2- INCOMPRESO

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  DIARIO  DI  MANUEL HAMMOND

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  DIARIO DI MANUEL HAMMOND

"Non voglio più rimanere in questo posto. Perché i miei genitori non mi hanno creduto? Perché mi hanno abbandonato qui? Questo è un ISTITUTO PER CIECHI ed io non lo sono. Forse per loro è più facile pensare che io lo sia, o che lo diventerò, così possono lasciarmi qui facendo finta che sia per il mio bene e lavarsene le mani. Comunque, ormai ho deciso di fuggire, ma devo fare attenzione e organizzare la fuga con cautela. Non so neanche dove andrò dopo! Oggi sono stato punito dagli insegnanti perché finalmente hanno capito che li stavo prendendo in giro. Non lo facevo certo di proposito, direi che era inevitabile! Hanno messo una benda su gli occhi a tutti noi ragazzi, per insegnarci a camminare con il bastone e a leggere con solo l'uso delle mani il braille. Però non prestano attenzione a posizionare in modo corretto la benda, credendo che non ce ne sia bisogno, dal momento che in questa scuola sono tutti ciechi o ipovedenti, ad eccezione del sottoscritto, naturalmente... così riuscivo a svolgere correttamente tutti gli esercizi che gli educatori assegnavano, usando però la vista..."

Smisi di scrivere perché sentii dei passi in lontananza. Forse uno degli insegnanti stava venendo nella mia stanza così nascosi rapidamente il diario sotto alcune assi di legno del pavimento, dove tenevo anche un album da disegno che mi avevano regalato i miei genitori prima di abbandonarmi in quell'istituto. Ebbi appena il tempo di risistemare le travi che dalla porta entrò una signora alta e snella, vestita con una gonna nera lunga fin sotto il ginocchio e una camicetta bianca rigorosamente abbottonata fino al collo.

Le rughe del viso erano camuffate da una quantità industriale di trucco, i capelli biondi legati a coda di cavallo e gli occhi nascosti da occhiali spessi come fondi di bottiglia che si intonavano perfettamente con il suo sguardo serio.

La donna mi rivolse la parola dicendo:

"Perché sei seduto sul pavimento?

"Forse non ho visto dov'è il letto!" risposi in tono sarcastico,

"Alzati da lì piccola peste e vieni con me, vuole vederti il direttore",

"Quale onore!" dissi con tono sprezzante, mentre mi alzavo dal pavimento.

La donna mi prese per un braccio e mi spinse fuori dalla porta,

"Non si affanni così, so camminare anche da solo, io vedo dove metto i piedi sa...?

"Tra un po' ti passerà la voglia di fare lo spiritoso, piccolo diavoletto".

Così ci avviammo per il corridoio, nel quale si affacciavano le porte delle stanze che ospitavano gli altri ragazzi.

"Cosa poteva volere il direttore? la risposta non era difficile, probabilmente mi aspetta un'altra punizione..." pensai tra me.

THE SECRET WORLD  -Oltremondo-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora