7 - ESPERIMENTI

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DIARIO DI MANUEL HAMMOND

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DIARIO DI MANUEL HAMMOND

Quella mattina mi alzai tardi a causa della serata passata con gli amici e quando controllai gli impegni sull'agenda ricordai che avevo appuntamento con Dario, ma sicuramente non sarei arrivato in tempo. Così gli inviai un messaggio per avvertirlo, sperando che non se la prendesse troppo per il ritardo. Lui dal canto suo, rispose subito dicendomi che potevamo vederci in facoltà quando sarebbe uscito da lezione.

Dario era un uomo fuori dal comune, prima di diventare psichiatra era stato follemente innamorato di una donna che però l'avevano costretto a lasciare, per motivi a me del tutto ignoti. Da ragazzo si era arruolato nell'esercito conseguendo delle patenti che gli consentivano di guidare qualsiasi veicolo per via terra, aerea e marittima, aveva inoltre una preparazione atletica di tutto rispetto e due lauree.

Un giorno avvenne una tragedia in cui i suoi genitori persero la vita e suo zio, un prete molto famoso, cercò di indirizzarlo alla carriera ecclesiastica. Da un po' di tempo aveva ottenuto la cattedra di psicologia all'università statale e a soli trentatre anni, aveva già alle spalle una vita da romanzo, anche se piuttosto drammatica. Insomma, un ottimo partito, le donne lo spogliavano con gli occhi, ma lui niente...  nessuno riusciva a venire a capo del grande mistero della vita di quest'uomo...

Dario aveva la mia più totale stima e fiducia, ed ero sicuro, che per chiedermi di vederci a quell'ora doveva esserci un motivo valido. Così, dopo essermi vestito uscii di casa correndo. Presi il motore rigorosamente personalizzato che avevo collaudato qualche giorno prima con  Rajat e mi recai presso l'istituto in cui insegnava Dario.

Quando giunsi di fronte l'edificio, riconobbi subito il motore bianco del mio singolare amico e vi posteggiai accanto.

Guardando l'orologio, vidi che mancavano cinque minuti alla fine della sua lezione, così gli inviai un messaggio per avvertirlo che lo attendevo fuori. Dopo circa dieci minuti lo vidi arrivare con indosso un giubbotto nero da motociclista e uno zainetto in spalla.

"Bastardone, spero che tu abbia un buon motivo per avermi fatto correre qua, dopo la serataccia che ho avuto ieri..." dissi sorridendo.

"Sarò anche bastardone, ma ricorda che ho le attenuanti...!Comunque il motivo è valido... però visto che è già ora di pranzo, che ne dici di andare a mangiare qualcosa così parliamo con calma?"

"d'accordo" risposi.

Salimmo sui motori e andammo a pranzo in un ristorante che si trovava nei paraggi. Quando ci sedemmo al tavolo, ordinammo due zuppe di pesce e una bottiglia di vino bianco. Dario indossava un maglione grigio scuro con maniche nere a collo alto, che metteva in risalto i suoi occhi chiari e notai che aveva attirato involontariamente l'attenzione di alcune donne sedute al tavolo vicino, che continuavano a lanciare delle occhiate significative nella nostra direzione, bisbigliando tra loro qualcosa..

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