44 - LA SALA DEGLI SPECCHI (mostri nel vetro)

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DIARIO DI MANUEL HAMMOND

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DIARIO DI MANUEL HAMMOND


Ero appena rientrato a castello di sabato pomeriggio, quando mi venne comunicato che Primrose woodrow sarebbe venuta a trovarci e rimasta a dormire a casa nostra per il fine settimana, dato che i suoi genitori erano partiti e mia madre aveva colto l'occasione per invitarla al ricevimento che aveva indetto da poco.

"Mi raccomando Manuel! Primrose arriverà alle otto in punto..."

"Tranquilla, non mi perderò tra la scartoffie di lavoro e non giocherò a pallacanestro con i  miei fratelli..." la rassicurai

"Primrose è proprio una ragazza bella e intelligente! Vedi di non fartela scappare." esclamò facendomi l'occhiolino

Io per tutta risposta sorrisi e tirai su con le spalle

"Farò il possibile...!".

Soltanto qualche mese addietro sarei stato contento dell'affermazione che mia madre aveva appena fatto, ma ora invece sentivo un tonfo nello stomaco e un peso sul cuore mentre il viso di Lucy continuava a fare ostinatamente capolino tra i miei pensieri.

"Ah Manuel...! Dimenticavo di dirti che il ricevimento si terrà nella sala degli specchi."

"Cosa? l'avete riaperta?" chiesi sbigottito

"Restaurata e come nuova!" rispose la mamma prima di lasciare la stanza.

Al ricevimento sarebbero stati presenti tutti gli avvocati associati dello studio di mio zio e anche molti impiegati delle industrie Hammond. Certamente una buona occasione per Primrose di farsi pubblicità con gente di alti livelli sociali.

Proprio mentre stavo sfilandomi la giacca e sciogliendo la cravatta, sentii qualcuno pronunciare il mio nome.

"Manuel.."

"Chi è..?" chiesi trasalendo, ma nessuno rispose alla mia domanda.

La voce aveva qualcosa di inumano come se provenisse da un altro mondo, ma dopo quanto avevo visto durante le settimane precedenti, più nulla riusciva a sorprendermi.  Tornai allora a sistemare la giacca sulla sedia e a sbottonarmi la camicia. Stavo giusto convincendomi a non farci caso, quando ad un tratto, la porta della stanza si aprì da sola, come se qualcuno mi stesse invitando a uscire da lì.

"Cosa accidenti succede?" farfugliai

Così tirai un sospiro e mi recai in corridoio, ma non vidi nessuno.

"Manuel...!" nuovamente la strana voce mi chiamava, poi le finestre si spalancarono e il vento fece volare le tende.

"E va bene! Ti seguo. Cosa vuoi?" dissi mentre mi dirigevo in fondo al corridoio.

Le cose andarono avanti così per ancora cinque minuti buoni, durante i quali la voce continuava a chiamarmi e io continuavo a seguirne la direzione di provenienza. Le finestre si spalancavano al mio passaggio e ad un certo punto, dall'interno delle antiche stanze sigillate e chiuse a chiave, cominciò a provenire uno strano rumore, come di qualcuno che bussava violentemente contro le porte di legno.

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