The end of the happiness

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La vita, certe volte...beh, a dire il vero poche volte, ci sorprende andando per il meglio. Ci abitua alla tranquillità, alle piccole gioie e ai momenti in cui amiamo noi stessi, così come siamo.

Ma, pensandoci bene, non fa altro che illuderci, innalzandoci su un altissimo piedistallo in modo che la caduta (perché, fidatevi, cadremo sicuramente) sia più dolorosa possibile.
Ed è così che io, Rosaly Bennett, mi sento in questo momento. In caduta libera dal piedistallo che mi è stato, accuratamente, costruito in questi mesi.

In realtà, se proprio devo essere sincera, ho sempre saputo che questo stato di felicità non può che essere soltanto relativo ed apparente. Ma la tendenza a lasciarci crogiolare nella beatitudine fa parte dalla nostra indole di esseri umani: ci viene spontaneo ignorare che, dopo un giorno bello, arriverà sicuramente uno brutto.

Il mio giorno brutto mi ha già raggiunta.
E, mio malgrado, credo che non durerà soltanto 24h.

"Rosaly, mi stai ascoltando? Voglio che tu ti comporti bene con lui." Mi sento dire da mia madre, per l'ennesima volta, mentre sto cercando disperatamente di godermi una tazza di caffè- seduta su uno sgabello alto di fronte all'elegante isola in granito, nella nostra nuova cucina.
Sbuffando apertamente, annuisco di rimando, sperando che le sue continue raccomandazioni finiscano qui.
"Tra poco più di un mese diventerete ufficialmente fratellastri. E io ho bisogno che lui si senta accolto da noi, altrimenti io e David non saremo mai felici del tutto."

David Mason, il fidanzato di mia madre, è una persona meravigliosa.

Dal canto mio, non ho alcuna difficoltà nell'ammettere di non aver mai avuto una figura paterna nella mia breve vita e di non aver mai sentito il bisogno di averne una, poiché mi è sempre bastata la figura forte ed autorevole di mia madre. Ma da quando lui è entrato nelle nostre vite, circa due anni fa, ho cominciato a capire che negli anni precedenti mi sono persa molto.

Da quando ci siamo trasferite nella sua casa, nella magica città di Miami, la nostra vita è cambiata drasticamente. Siamo passate dal vivere in un appartamento di dimensioni decenti a vivere in un'immensa villa in stile italiano. Una di quelle in cui, se non sei munita di un acutissimo senso orientativo, rischi di perderti mentre cerchi disperatamente di raggiungere la cucina per uno spuntino notturno.

Certo, mia madre se lo merita tutto questo benessere, dopo una vita piena di sacrifici. Così come si merita David con il suo sorriso bianchissimo, il buonumore di prima mattina, la pelle abbronzata, il fisico slanciato e ancora nessun capello bianco, nonostante i suoi 47 anni.

Se non fossi arrivata a conoscerlo bene e se non sapessi che fardello si porta alle spalle, non avrei difficoltà nell'affermare che sia l'uomo perfetto. L'ultimo superstite di una razza ormai estinta. Eppure, a dirla tutta, quest'uomo all'apparenza perfetto, ha un grandissimo difetto : suo figlio, Justin.

Quest'ultimo, nonostante abbia ereditato il bel faccino del padre e il fisico slanciato, purtroppo caratterialmente non ha niente a che vedere con David. Tutte le volte che l'ho visto, in questi due anni passati, non ha mai sorriso neanche una volta e non ha mai provato a nascondere il suo odio nei nostri confronti.

E così, quando due mesi fa ci siamo trasferite qui, lui e la sua espressione perennemente corrucciata se ne sono andati definitivamente nella casa della sua confraternita, insieme agli altri "figli ribelli" che non passano le vacanze d'estate con le loro famiglie amorevoli.
Segretamente ho applaudito la sua decisione e lo farei anche adesso, se solo mia madre non si sentisse costantemente afflitta dalla consapevolezza che i suoi sogni di avere una famiglia perfetta non si avvereranno mai.

Perciò, il suo futuro marito, per rallegrarla, ha convinto il suo depravato figlio a ritornare per un periodo, spero vivamente non troppo lungo, nella sua accogliente casa (che, oramai, inizia ad assumere le sembianze di una prigione per me).

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