Anche se mi costa ammetterlo, poiché è sempre difficile mettere da parte il proprio orgoglio, svegliarsi accanto a Justin non è poi così male.
Certo, rischiare di essere soffocati nel sonno da una persona che ti sta letteralmente dormendo sopra- nonostante tu sia decisamente ed evidente più minuta, non è il massimo che si possa chiedere dalla vita. Ma, una volta che apri gli occhi e incontri un bellissimo viso appoggiato pigramente sul tuo petto, potresti quasi pensare che ne vale la pena.
Quasi."Mi stai soffocando." Borbotto cercando di sottrarmi alla sua presa salda. Come risposta, ricevo soltanto un grugnito che potrebbe sembrare quasi disumano, per poi ritornare a sentire un respiro regolare e al limite dal sembrare angelico. Anche se Justin di angelico ne ha ben poco.
"Justin, devo rispondere al telefono. " Continuo, infastidita per gli squilli che riecheggiano nella stanza, supplicandolo implicitamente di ridare al mio corpo il suo dovuto spazio.
Ma egli continua a dormire indisturbato, obbligandomi a strisciare nel letto, ancora avvolta dal suo corpo, per poi poter recuperare finalmente il mio telefono dal comò."Pronto?" Rispondo assonata, senza nemmeno guardare lo schermo e, quindi, senza sapere effettivamente chi ci sia dall'altra parte.
"Buongiorno!" Squittisce mia madre, facendomi uscire subito dal mio stato di intorpidimento. "Ros, volevamo avvisarti che noi siamo già in viaggio e tra poco arriveremo a casa. Va tutto bene da Jade?" Butta fuori tutto d'un fiato, e io faccio un po' di fatica nel starle dietro e registrare ogni sua singola parola. Tant'è che non riesco nemmeno ad allarmarmi, pur realizzando distrattamente che attualmente mi sto trovando in una posizione abbastanza compromettente.
"Sono ritornata a casa..." Borbotto, sperando che non mi chieda il perché di questa improvvisa decisione.
"Fantastico, allora potremmo pranzare tutti insieme. " Asserisce mia madre, facendomi tirare un sospiro di sollievo. "Justin è con te?"
"Sì...uhm, cioè, è da qualche parte nella casa." Farfuglio, guardando quest'ultimo.
"Beh, siate pronti per mezzogiorno. Andremo a pranzare fuori."
"Okay, a presto!" Esclamo, chiudendo la conversazione.
Guardando l'ora indicata sullo schermo, noto, mio malgrado, che manchi solo un'ora fino al loro arrivo, perciò sono costretta a riprendere i tentativi di sottrarmi alla presa di Justin, che improvvisamente si è trasformato in un orso in piena ibernazione invernale.."Justin, per favore. Mi sento male...ho davvero bisogno di scendere dal letto." Affermo piagnucolando, scegliendo di dire una piccola bugia.
Se proprio devo essere sincera, un fondo di verità c'è, ma sono talmente abituata a non stare del tutto bene che sono arrivata a non farci più caso.
"Cosa?" Chiede, spalancando gli occhi all'improvviso. Alzandosi di scatto, porta una mano sulla mia fronte, come per valutare se ci sia qualche traccia di febbre. E personalmente, non posso fare a meno di scoppiare a ridere.
"Non è divertente." Mi ammonisce, facendomi ridere ancora di più. "Cosa ti fa male?"
Approfittandomi del suo allontanamento, mi affretto a scendere dal letto e avviarmi verso il bagno, prima di cercare di rassicurarlo e placare i suoi istinti da mamma orsa."Ho mentito, rilassati." Confesso con nonchalance, guadagnandomi una di quelle occhiate che potrebbero davvero incenerire una persona. "Sii pronto per mezzogiorno. Andremo a pranzare insieme a David e mia madre."
E prima di chiudere la porta del bagno alle mie spalle, lo sento borbottare qualcosa che ad un primo impatto mi sembra incomprensibile...ma che poi capisco che sia qualche piccolo insulto nei confronti di mia madre.Più tardi, mentre siamo comodamente seduti sul divano, nell'immenso salotto- intenti ad aspettare che i nostri genitori arrivino, mi sento quasi avvilita nel dover accettare che questi giorni di relativa libertà siano finiti. Non sono affatto pronta a riprendere il ruolo di marionetta nelle mani sapienti di mia madre.
"Vuoi smettere di picchiettare sul pavimento?" Sì lamenta Justin, indicando il mio piede che si muove freneticamente.
"Scusa." Borbotto, prendendo a tormentare le mie unghie.
Alzando gli occhi al cielo, Justin mette una mano sopra le mie, fermando la mia azione, dopodiché restiamo in silenzio, finché non sentiamo il cancello aprirsi e il rumore di una macchina che percorre il vialetto.Mia madre e David sembrano davvero riposati ed elettrizzati, facendo apparire me è Justin in una condizione penosa. Il loro entusiasmo, mentre raccontano del loro viaggio, mi fa quasi venire la nausea, e potrei giurare che Justin condivide a pieno il mio sconforto.
"Perché sei tornata prima da Jade?" Mi interroga mia madre più tardi, mentre siamo seduti in un delizioso ristorantino italiano.
"Beh..." Comincio, sentendo un'enorme pressione addosso. Segretamente, sto pregando Dio perché le nostre ordinazioni arrivino al più presto, in modo da e interrompere, almeno momentaneamente, questa conversazione. Ma la fortuna, come al solito, non è dalla mia parte.
"Glie l'ho chiesto io." Risponde Justin, con nonchalance, risparmiandomi la fatica di trovare una spiegazione plausibile.
Mia madre, dapprima sembra sorpresa e scettica, ma successivamente si rilassa visibilmente, tornando a sorridere.
"Papà..." Continua Justin, intento a cambiare argomento, attirando,in questo modo, l'attenzione su di lui. "Se per te va bene, vorrei trasferirmi nell'appartamento sulla Park Avenue."
"Certo, figliolo. È un regalo... è tuo." Risponde David, sorridendo apertamente con gli occhi che gli brillano di gioia.Frugando un po' nella mia memoria, mi ricordo che David ha regalato quell'appartamento a Justin per i suoi diciotto anni, più o meno quando la sua relazione con mia madre ha avuto inizio. Quel periodo è stato piuttosto buio per il rapporto di questo due uomini estremamente orgogliosi, perciò Justin non ha mai accettato questo regalo così generoso.
Ed è così strano che ora voglia farlo...
Non posso fare a meno di pensare che potrei esserne io la ragione. E dopo ciò che è successo tra di noi, mi sento oltremodo tradita e ridicola per essere così contrariata quando, invece, dovrei spruzzare felicità da tutti i pori.
In ogni caso, sono consapevole che questo non sia il momento adatto per sollevare alcun tipo di obiezione, perciò mi astengo eroicamente dal fare commenti e tengo per me l'enorme malumore che questa notizia mi ha apportato.
E come risultato, per tutto il tempo che siamo insieme ai nostri genitori, non riesco a spiaccicare che risposte monosillabiche, non sentendomi minimamente in grado di far finta di condividere quest'improvvisa allegria generale."Justin!" Esclamo, quando finalmente siamo soli, mentre stiamo risalendo le scale per raggiungere le nostre rispettive stanze.
Egli, nel sentire il mio richiamo, si ferma dalla sua avanzata e aspetta pazientemente che io lo raggiunga.
"Ma..." Comincio, non sapendo bene cosa voglia dirgli, se non che stranamente la cosa mi sta davvero infastidendo. "Perché?"La mia domanda è semplice, ma non riflette affatto i miei pensieri, che sono incasinati a tal punto che non riesco ad esprimerli.
"È la cosa più giusta da fare." Afferma fermamente, facendomi aggrottare la fonte per la frustrazione.
"Ma è una decisione presa in precedenza...insomma, non ha niente a che fare con ciò che è successo tra di noi." Prosegue, abbassando la voce, per non rischiare di essere sentiti.
Ma questa sorta di rassicurazione non mi tocca minimamente, giacché non riesco a prenderla come vera. Continuo a guardarlo e mi chiedo come può una persona così bella fuori, essere così depravata dentro.
E forse è giusto che io mi senta afflitta in questo momento, perché ho osato abbassare la guardia pur sapendo che tipo di persona mi ritrovo davanti.
"Ros, ti giuro che è così." Mi urla, quando riprendo a salire le scale, decisa a non sprecare ulteriormente fiato.
"Non importa. Fai come vuoi." Affermo, facendo un gesto vago con la mano, senza voltarmi nella sua direzione.Ma si sa che quando il genere femminile pronuncia queste parole micidiali, "non importa" oppure "fai come vuoi", in realtà si tratta tutt'altro che della verità.
O forse siamo solo noi a saperlo...anzi, sicuramente è così. Altrimenti Justin si rimangerebbe ogni singola parola, chiedendomi scusa per essere un tale coglione.Come puoi andartene così, Justin Mason?
Mi ritorna in mente il suo "Mi mancherai così tanto", e con esso anche la voglia di urlare per essere sempre così sciocca.
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Not only stepbrothers
Fiksi Penggemar"E giuro che non vorrei essere così maledettamente stronzo con te, Rosaly, ma è insano guardarti e pensare che potresti essere tutto ciò che ho sempre voluto e che mai vorrò. Sapere che mi odi mi salva dal buttarmi ai tuoi piedi e supplicarti di ved...