"E' giunta l'ora di prendere una decisione." Asserisce Jessica, in maniera estremamente convinta, di fronte ad una tazza di cioccolata calda e panna- in una piccola tavola calda, vicino alla FIU.
"Lo so." Concordo, osservando distrattamente l'arredo.
"Vi state allontanando." Continua Jess, puntandomi un dito contro. "Se è questo il tuo piano, direi che stai andando alla grande. Ma se non è ciò che vuoi, potresti mettere fine a questo periodo di pausa."
"Lo so." Ripeto, come in una sorta di trance, per poi rilasciare un lungo sospiro che distoglie, nuovamente, l'attenzione di Jessica dalla sua tazza di cioccolata.Ad una settimana e qualche giorno di distanza dall'ultima volta che Justin ha provato a vedermi, sono arrivata al punto in cui mi sto chiedendo se il nostro rapporto stia andando nella direzione giusta, oppure se bisogna imboccare un'altra strada e ritornare al punto di partenza.
L'ho incrociato spesso in questi giorni, nei corridoi della FIU. Ma, naturalmente, ogni incontro, decisamente casuale, ha avuto un sapore diverso da quello che potrebbe essere un incontro spontaneo, desiderato.
Un bacio sulla fronte, qualche sorriso dall'aria timida, due/tre domande impersonali- per non rischiare di toccare qualche tasto dolente.
E poi la separazione: un altro bacio sulla fronte, ed il proseguimento su una strada completamente diversa.Che sia questo ciò che voglio?
Credo di sapere già fin troppo bene la risposta a questa domanda. Ne sono sempre più consapevole ogni volta che lo vedo andare via e sento una morsa dolorosa alla bocca dello stomaco.
E mi passa sempre per la testa l'idea di fermarlo e dirgli che la sua attesa è finalmente finita.
Quest'idea si è davvero trasformata in un chiodo fisso.
Ma non c'è stata volta in cui non sia stata assalita da dubbi, chiedendomi tristemente se mi stesse aspettando ancora, così come mi ha promesso.In cuor mio, so che sia ancora così. Ne ho avuto la conferma quando, due giorni fa, l'ho scorto mentre parlava con Melody.
Il mio cuore ha cominciato a battere furiosamente, rammentando la sua confessione. All'improvviso mi sono ritrovata ad essere, nuovamente, terribilmente delusa- quando, invece, pensavo che ormai quel sentimento mi avesse abbandonata.
E poi la scena che mi si è presentata davanti è riuscita a far ritornare il battito del mio cuore ad una velocità regolare: Melody che prova ad accarezzare la guancia di Justin che, però, la ferma malamente- affermandole il polso in un modo che- a giudicare dalla espressione di Melody, le ha procurato un po' di dolore. Successivamente, egli l'ha abbandonata lì, in mezzo ad una piccola folla di studenti curiosi (e felici di aver assistito ad una scena che farà nascere una marea di pettegolezzi), andando via con la velocità della luce.Quello sarebbe stato il momento migliore per dirgli che mi sento pronta a dargli una seconda chance, ma non l'ho fatto. Avrei dovuto, e non l'ho fatto.
E so che, quando troverò il coraggio di farlo, potrebbe essere troppo tardi."Credo sia davvero cambiato." Prosegue Jess, difendendo fedelmente il suo amico. "So che sia un po' presto per dirlo, eppure ne sono convinta. Lo conosco da sempre e, credimi, non avrei mai pensato che potesse innamorarsi tanto da voler migliorare se stesso per un'altra persona."
"Non dovrebbe volerlo fare per me." Ribatto, anche se le sue parole mi fanno sorridere.
"Non m'importa perché lo fa, riesco solo a pensare quanto sia bello vederlo sorridere ed essere meno scontroso, anche se è palese che sia triste e che le cose non stiano andando come vorrebbe. Mi capisci, vero?"
"Si, immagino sia una cosa positiva per la vostra amicizia." Constato, portando il cucchiaino riempito di panna alle labbra, per poi rilasciare un mugolio soddisfatto. La ragazza annuisce e mi regala uno dei suoi sorrisi magnifici, per poi iniziare a raccontarmi di uno scherzo progettato da Marcus, che ha avuto come protagonista, nonché vittima, Justin. Sorrido anche io, quando Jessica precisa come Justin abbia incassato il colpo, ridendoci sopra, senza perdere le staffe- come avrebbe fatto un tempo.Se fosse qui, lo abbraccerei e gli confesserei quanto io sia orgogliosa di lui. Ma non c'è.
"Scusami, è mia madre. " Informo Jess garbatamente, guardando il display del mio telefono. Quest'ultima mi sorride rassicurante, nonostante gli squilli abbiamo interrotto uno dei suoi racconti, e si alza per andare ad analizzare la varietà di dolci esposti, lasciando che io risponda alla chiamata.
La voce di mia madre trema leggermente e mi esorta a tornare a casa il più presto possibile. Pertanto, afferro velocemente il giacchetto di pelle e la borsa, per poi dirigermi verso la mia amica.
"Devo andare." Farfuglio velocemente, schioccandole un bacio sulla guancia.
"È successo qualcosa? Vuoi che ti accompagni?" Si offre, aggrottando la fronte in quel suo modo che la rende adorabile.
"Non ne ho la più pallida idea. " Rispondo, pensando a quanto sia strano che mia madre non abbia voluto darmi alcun dettaglio. "In ogni caso, non preoccuparti, me la caverò."
"Chiamami appena sarà possibile." Mi lancia ancora, prima che io mi catapulti fuori dalla piccola tavola calda. Sorridendole frettolosamente, alzo i pollici in segno di assenso,guardandola attraverso i vetri delle ampie finestre.
Successivamente, comincio a camminare velocemente per raggiungere la macchina, ignorando la pesante sensazione di stanchezza che cerca di rallentarmi. Il mio corpo, ultimamente, ha iniziato a risentire la mancanza delle magiche pillole."Sono arrivata." Urlo, iniziando a sbarazzarmi del giacchetto, non appena varco la soglia della porta di casa.
"Ferma lì, non levarlo." Asserisce mia madre, comparendo dalla cucina, vestita di tutto punto. "Ha chiamato Patrick, ha chiesto di raggiungerlo alla clinica oggi stesso."
"Okay..." Dico, guardandola mentre mi fa segno di seguirla. "Ha accennato qualcosa sui risultati della risonanza?""È proprio questo il punto." Risponde, più tardi, mettendo in moto, per poi sbrigarsi ad oltrepassare il cancello aperto. "Non c'è stato verso di strappargli alcuna informazione. È un po' strano."
"Già." Concordo, cominciando a mordicchiarmi nervosamente un'unghia. "O forse preferisce parlarne di persona, nonostante i risultati non siano negativi." Continuo, cercando di placare la sua improvvisa ansia. È strano che sia io ad assumere il ruolo della persona ottimista, ma a giudicare di come sta guidando una delle macchine di David, una bellissima Camaro rossa, temo che non raggiungeremo la clinica perfettamente intere.Quando arriviamo, il dottor Harville sta avendo una conversazione con un collega, perciò siamo restie a rivolgersi subito a lui- anche se siamo impazienti e vogliamo che i nostri dubbi vengano chiariti al più presto.
Per fortuna, però, egli se ne accorge della nostra presenza e, dopo essersi congedato, ci fa un piccolo segno con la mano per indicarci di raggiungerlo."Seguitemi, ne parleremo nel mio ufficio." Ci dice, allargando leggermente il nodo della sua cravatta, in un modo che lo fa apparire nervoso.
"Patrick, parla, per l'amor del cielo!" Esclama mia madre, mentre quest'ultimo ci intima di sederci di fronte alla sua scrivania.
"Ho i risultati della risonanza." Afferma quest'ultimo, schiarendosi la voce e assumendo un tono professionale. Successivamente, estrae un fascicolo da un cassetto dalla sua ordinatissima scrivania, per poi ripetere il gesto fatto poco fa, facendomi pensare, ancora una volta, che non si senta affatto al suo agio."Come neurologo, nonostante non abbia proferito parola, mi sono fatto un'idea di cosa potrebbe esserci dietro ad ogni strano sintomo che hai manifestato, Rosaly. Naturalmente, ho pensato fosse meglio fare i dovuti accertamenti prima di esporre una diagnosi."
"Non la seguo." Confesso, sorprendendomi per il tono piatto che assume la mia voce. Mia madre, invece- a differenza mia, sembra aver capito cosa vuole andare a parare, giacché si porta all'istante una mano alla bocca e scuote la testa in maniera frenetica.
"Mi dispiace immensamente darvi una notizia del genere. E' sempre difficile, persino quando si tratta di persone a me sconosciute. Ma ora stiamo parlando della famiglia di uno dei miei amici più cari, e non riesco ad affrontare la cosa con il distacco emotivo che, invece, dovrei avere in queste situazioni.""Cos'ho?" Lo interrompo, vedendo che si trova in difficoltà e fa fatica ad arrivare al dunque. Questa volta, la voce esce sotto forma di un sussurro, insieme alla consapevolezza che la situazione sia piuttosto grave. Il mio interlocutore, come risposta, dispone delle immagini, sulla scrivania, che ritraggono l'encefalo... il mio encefalo.
Il mio sguardo cade automaticamente su un'enorme macchia nera sul lobo frontale.
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Not only stepbrothers
Fanfiction"E giuro che non vorrei essere così maledettamente stronzo con te, Rosaly, ma è insano guardarti e pensare che potresti essere tutto ciò che ho sempre voluto e che mai vorrò. Sapere che mi odi mi salva dal buttarmi ai tuoi piedi e supplicarti di ved...