"I'm sorry."

5K 199 0
                                    

"Sei tu a dettare le regole del gioco." Sussurra, contro le mie labbra.
In realtà, però, non sembra affatto che sia io a detenere il controllo. Sembrerebbe piuttosto che che io sia un burattino nelle sue mani, avide di rendermi sempre più malleabile.
Tant'è che, mentre rompe il nostro contatto- poggiandomi delicatamente sul letto, non riesco a pensare ad altro, se non al suo corpo che viene denudato, senza alcun tipo di inibizione.
La mia mente è talmente annebbiata che una cosa evidentemente così sbagliata appare, momentaneamente, giusta di fronte ai miei occhi, resi quasi ciechi dal desiderio.
"Me ne pentirò..." Ammetto, mentre Justin afferra il bordo del mio top e lo sfila con decisione.
"Oh, lo farai. Perché, per te, questo è solo sesso..." Ribatte, prima di lasciare una scia di baci umidi, che parte dal collo e continua sul mio seno scoperto. "Ma se il mio amore non conta niente, lascia almeno che ti regali un paio di orgasmi."
Alzando la testa, in modo da rendere la sua espressione perfettamente visibile, mi rivolge uno sguardo così cinico e freddo che riesce, all'istante, a risvegliarmi dallo stato di trance in cui lui stesso mi ci ha fatto finire.

"Pensavo fossi così detestabile solo per nascondere i tuoi sentimenti...ma era solo una bugia." Inizio, cercando di sottrarmi al suo tocco esperto.
"Risparmia il fiato, Ros. Non mi trasformerò all'improvviso nel tuo principe azzurro." Ribatte, facendo scendere la mano, fino ad arrivare poco sopra le mie mutandine. "Ricordati che sono solo un povero depravato."
E dopo aver buttato giù queste parole dal sapore amaro, elimina l'esile ostacolo- rappresentato dalle mie semplici mutandine, per poi riprendere a baciarmi fino ad arrivare al punto in cui la mia eccitazione è palesemente evidente. Stringendo le mie cosce fino ad obbligarmi a divaricarle, usa la sua lingua e le labbra, da cui spesso fa uscire soltanto un sacco di cattiverie, per portarmi oltre il limite.
Sopraffatta dalle troppe sensazioni, mi lascio sfuggire dei gemiti sommessi, che senz'ombra di dubbio ingrandiscono a dismisura il suo ego, offrendogli su un piatto d'argento la prova che il mio corpo freme sotto il suo tocco.

Quando un calore intenso si estende dal basso ventre e invade tutto il mio corpo, in un gesto spontaneo afferro e stringo il lenzuolo tra le mani finché le nocche diventano bianche, mentre butto la testa all'indietro e cerco di recuperare, invano, un po' di lucidità il più presto possibile.
Nonostante lo stato confusionario, il mio sguardo scorge i movimenti sinuosi che Justin copie per riprendere i suoi Jeans neri e tirare fuori un profilattico.
Il mio respiro diventa nuovamente irregolare mentre la bustina viene strappata e il rumore del preservativo che viene srotolato echeggia brevemente in tutta la stanza.
"Sarai orgoglioso di te." Gli lancio, maledicendomi per tutta l'impazienza che sento. "In qualche modo, ottieni sempre ciò che vuoi."
"Non volevo arrivare così lontano." Ribatte prontamente, riprendendo il suo posto accanto a me. "Ma non posso stare a lungo sotto il tuo stesso tetto, senza volerti sentire completamente mia."
Detto ciò, in un unica mossa, sale sopra di me e approfitta della mia debolezza per unire i nostri corpi, scivolando dentro di me con una lentezza quasi straziante.
"Mi mancherai così tanto." Sussurra, prima di poggiare le sue labbra sul mio collo.
"Ti mancherò? Cosa vuoi dire?" Bofonchio, inarcando la schiena e assecondando le sue spinte. Malgrado io sia pienamente consapevole che molto presto sentirò nient'altro che vergogna nei confronti di me stessa, mi è impossibile non concentrarmi sul piacere provocatomi da questa unione immorale.

"Rispondimi." Continuo, sperando di ottenere una risposta. Ma Justin mi riduce al silenzio, spostando l'attenzione sulle mie labbra.

E quando meno potrei aspettarmelo, egli ribalta la situazione, cambiando i ruoli e dandomi quel potere che sin dall'inizio ha reputato come mio. Ora è il mio corpo ad essere sopra il suo e mi ci vogliono un paio di secondi prima di poter usare tutto ciò a mio favore. Ma quando ciò succede, posando le mani sul suo petto, prendo a muovere il bacino , godendomi ogni gemito che esce dalle sue labbra perfette.

Una volta che la familiare ondata di calore percorre di nuovo il mio corpo, ormai esausto, mi lascio cadere sul petto di Justin, che non tarda a seguirmi, riversando tutto il suo piacere nel profilattico.

Per qualche minuto, restiamo immobili e in silenzio, intenti a recuperare le forze e un ritmo regolare nel respirare.
E, come previsto,la mia mente, per mia grande sfortuna, si lancia all'istante in un'analisi approfondita dell'accaduto. Sono sempre incredibilmente brava a fare le stupidaggini (anche se quello che è successo tra di noi non può esattamente essere definita come una semplice stupidaggine), ma non sono mai in grado di sopportare le conseguenze delle mie azioni affrettate.

Che cazzo hai fatto, Rosaly?

Appena sono in grado di mettere fine a questo contatto così intimo, abbandono il letto e mi fiondo nel bagno, senza curarmi ulteriormente della figura che si china su se stessa e si prende la testa tra le mani.

Trovandomi nella doccia, sotto il getto d'acqua quasi bollente, la domanda fatta poco fa, comincia a ripetersi all'infinito nella mia testa, procurandomi un dolore insopportabile.
Forse mi sentirei meglio se riuscissi a convincermi che sia tutta colpa di Justin, ma non farei altro che mentire a me stessa. E mentre l'acqua mi scivola addosso, penso tristemente che rifarei tutto da capo, anche dovendo fare i conti con i sensi di colpa.

"Ros, posso entrare?" Sento chiedere fuori dalla porta, dopo circa una quindicina di minuti.
Continuando ad aggrapparmi al lavandino, rifletto se rispondere alla sua richiesta o meno. Dopo aver sottoposto il mio cervello ad una tortura a base di rimorsi, esso si è affrettato ad aggiungere il desiderio di svuotare lo stomaco al già presente e terribile mal di testa.
"Entra." Rispondo in tono sommesso, dubitando all'istante che Justin si trovi ancora dietro la porta.
"Stai bene?" Mi chiede, avvicinandosi furtivamente, con addosso soltanto un paio di boxer.
"Sì." Mento, serrando istintivamente la mascella quando un conato di vomito mi scuote nuovamente.
Justin prende ad accarezzarmi le spalle, scendendo poi con la mano sulla schiena coperta da un asciugamano. Per un po' riesce a tranquillizzarmi e arrivo addirittura a reputarlo "dolce"...certo, questo finché non lo sento ridacchiare di gusto, per un motivo a me ignoto.

"Sono contenta che questa situazione ti diverta." Sibilo, mantenendo un tono di voce basso.
"Scusami..." Dice tra una risata e l'altra. "È solo che mi sono tornati i mente alcuni ricordi legati alla sera della festa nella confraternita. "

E detto ciò, la sua risata diventa sempre più fragorosa, facendo ridere anche me mentre frammenti di quella sera affiorano nella mia mente.

"Cazzo, eri così ubriaca." Continua, ridendo di gusto.
"E ti ho anche baciato per un maledetto giochino." Ribatto, facendo finta di mettere il broncio. " Avresti potuto fermarmi, ma tu no..."

"Dovresti chiedermi scusa per quella sera." Mi interrompe, assumendo un tono solenne, anche se sul suo viso c'è ancora una traccia di divertimento.
"Fare cosa?" Squittisco, non volendo credere a ciò che ho appena sentito. Vuole davvero che io gli chieda scusa , quando sono stata io a dover sopportare il suo comportamento da emerito stronzo?

Justin, prima di rispondermi, si china quel poco che basta per lasciarmi un piccolo bacio sulla punta del naso, per poi tornare a guardarmi, sorridendo mestamente.
"Se tu non ti fossi impicciata, avrei continuato a guardarti da lontano." Confessa, ottenendo la mia massima attenzione. "E non avrei mai saputo veramente cosa mi stessi perdendo."
"Mi dispiace." Bofonchio a dispetto di ciò che ho pensato proprio qualche secondo fa, sentendomi, all'improvviso come il mostro della situazione.
"Non mentirmi, Ros. In questo preciso istante, stai pensando il contrario." Ipotizza, ritornando a sorridere in un modo che mi fa stringere il cuore.
"No, non è vero. Mi dispiace, credimi." Ribatto, prendendogli una mano. In un impeto di coraggio, e forse anche incoscienza, ci lascio un piccolo bacio sul dorso, non badando al messaggio che potrei mandargli.

"Sei un'ottima attrice." Mi sussurra nell'orecchio, facendomi attraversare da un'ondata di brividi.

Not only stepbrothers Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora