White roses

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La città colma di lucine che cambiano colore ritmicamente, quasi stessero seguendo le regole di uno strano gioco.
Le strade affollate di persone decise a non lasciarsi scappare alcun negozio, purché riescano a trovare i regali giusti per i propri cari.
I negozi perennemente gremiti di gente.
Gli aromi e i profumi tipicamente natalizi.

Il Natale è tutto questo e anche di più, è la festa della condivisione e dei sentimenti buoni. Il Natale è amore e non solo nei confronti della tua anima gemella, bensì di tutti quelli che ti circondano e ti sopportano sia nei momenti belli, che quelli più critici. E sono grata a Dio per essere ancora qui, anche se mi sento profondamente cambiata...non più la stessa.


Appoggiando la testa al finestrino, osservo distrattamente le strade di Fort Lauderdale, mentre la macchina di Justin sfreccia su di esse.

Ha il suo fascino, questa città.
Malgrado non sia uno di quei luoghi pittoreschi, è accattivante nella sua modernità- con tutti i suoi edifici enormi e grattacieli innalzati recentemente, con una storia ancora da costruire. Credo che , in un certo senso, sia meravigliosa proprio per essere diventata in poco tempo un luogo florido, grazie ai sogni di coloro che sono diventati "grandi" con le proprie forze.

E com'è meravigliosa, questa città, avvolta in un'aria di festa...quell'aria tipica del Natale che, ormai, è alle porte. Perché il Natale è magico, e ha la forza di rendere la vita molto più fiabesca di quanto lo sia veramente. Sta tutto nella capacità, di ognuno di noi, di aprire il cuore e abbattere le barriere difensive, lasciando che la magia si impossessi di ogni fibra del nostro corpo.

E io l'ho fatto, io mi sono abbandonata completamente tra le sue braccia, lasciando il mio cuore in balia delle sue sorprese...ma insieme alla gratitudine che provo per avere la possibilità di passare il mio periodo preferito con le persone che amo, il mio cuore è stato invaso anche dalla malinconia e dal dolore che portano i ricordi di persone scomparse.

Non che ci sia qualcun che abbia lasciato un segno così profondo in me, da offuscare le mie giornate con il ricordo della sua esistenza, o che abbia perso qualcuno di fondamentale. Ma essere follemente innamorati di una persona, vuol dire, spesso e volentieri, condividere i suo umore e il suo stato d'animo, lasciandosi "contagiare" fino al punto che gioia e dolore sono egualmente benvenuti, purché ci sia quell'affinità che l'atto di condividere un'emozione comporta.

Ed è proprio per questo che accolgo a braccia aperte il dolore di Justin, e mi sento grata per ogni piccolo ricordo che condivide con me sulla morte di sua madre.

Oggi, a solo un paio di giorni dalle tanto attese festività natalizie, sono 11 anni da quando una parte di sé ha smesso di esistere. E, osservandolo di sottecchi mentre guarda attentamente la strada di fronte a sé, non posso fare a meno di chiedermi quanto danneggiato sia veramente il suo cuore. Io sono fermamente convinta che, malgrado da fuori possa sembrare che abbia imparato a gestire il dolore, la sensazione di vuoto sia forte come il giorno in cui la disgrazia è avvenuta.
E mi si mozza il respiro in gola ogni volta che penso a lui come un piccolo ragazzino costretto a crescere senza la sua madre amorevole.

"Ti porterò a vedere dove abitavamo..." Asserisce, di punto in bianco, lasciando la frase in sospeso, come se non si sentisse capace di proseguire oltre.
"Non devi farlo se non te la senti." Lo rassicuro, sforzandomi di mettermi nei suoi panni. Mettere il piede in un posto che ti rammenta un'infinità di cose belle può essere insopportabile, quando niente di tutto ciò può essere rivissuto.

"Sento di doverlo fare." Afferma, una volta raggiunta la nostra meta.
Dal canto mio, mi stringo leggermente nelle spalle pensando a quanto mi abbiano sempre intimorito i cimiteri. Dal sospiro lungo che Justin rilascia, mi ricordo però che nemmeno per lui sia una passeggiata trovarsi qui, perciò raccolgo le mie forze e prendendo delicatamente tra le braccia il mazzo di rose bianche, apro goffamente lo sportello, per poi scendere dalla macchina.
Justin, successivamente, imita il mio gesto, affrettandosi a prendere i fiori dalle mie mani, avviandosi così, con passi incerti, verso l'immenso cancello aperto.

Mi viene spontaneo sorridere rammentando la storia che egli mi ha raccontato sul perché la scelta sia ricaduta sulle rose bianche: Catherine, sua madre,da giovane ha sempre nutrito un profondo odio per i fiori, e in modo particolare per le rose. Eppure, questo è cambiato quando David ha cominciato a far parte della sua vita, giacché egli ha sempre amato regalarle una rosa bianca ogni giorno. Per anni e anni, è stato il suo modo per ricordarle che non si stava adagiando sulla consapevolezza di averla conquistata, impegnandosi continuamente a dimostrargli il suo amore attraverso piccoli gesti.


Nonostante Justin mi abbia confessato di non essere mai ritornato alla sua tomba dal giorno del funerale, mi stupisco quando noto che egli si ricorda ancora perfettamente dove essa si trovi, andandoci spedito in quella direzione, mentre io mi sforzo a tenere il passo.
E quando il nostro sguardo ricade su un'altro mazzo di rose bianche, rilasciamo entrambi una risatina sommessa, capendo all'istante perché David sia letteralmente sparito questa mattina.

"Mi allontanerò per un po'." Informo Justin, indicando una panchina in lontananza." Magari c'è qualcosa che vuoi raccontarle."
"A che scopo? Non può sentirmi." Ribatte egli prontamente, sorridendo così mestamente da farmi stringere il cuore. Vorrei non pensarla allo stesso modo e magari controbattere in una maniera convincente che lo possa far sentire meglio, ma mi limito ad abbassare lo sguardo pensando freneticamente a qualcosa da dire.
"Fallo per te stesso. Chiudi gli occhi e immagina che lei stia ascoltando ogni tua parola."

Detto ciò, giro i tacchi e mi avvio a passo sostenuto nella direzione della panchina scorta poco fa.
Una sensazione di sconforto si è ormai impossessata di me, perciò, evitando di guardarmi troppo intorno, punto lo sguardo su Justin da lontano- pensando, allo stesso tempo, ad altri mille posti in cui preferirei trovarmi in questo preciso istante.
D'altro canto però, ho lottato, senza alcuna esitazione, contro la reticenza di Justin nel tornare qui, e sono contenta di essere riuscita nel mio intento- poiché sono pienamente convinta che sia ciò di cui ha bisogno e che, in fondo, ha sempre voluto fare.

Quest'ultimo resta per qualche minuto immobile a fissare un punto indefinito e, per questo - inizialmente- ho come l'impressione che non abbia affatto intenzione di seguire il mio consiglio. Eppure, contro ogni aspettativa, egli si siede per terra e con la testa china e gli occhi chiusi, comincia a muovere le labbra- forse sussurrando o forse usando un tono facilmente udibile. In ogni caso, prego Dio che questo gli serva per togliersi una piccola parte del vuoto che, immagino, senta nel petto ogni santo giorno.


"Ho perso la cognizione del tempo, perdonami." Mi sento dire, più tardi, venendo così strappata dai miei sogni ad occhi aperti.
Francamente, non ho la più pallida idea di quanto tempo sia passato, perciò sorrido in un un modo che spero risulti rassicurante, scattando in piedi con un'agilità sorprendente, ormai pronta ad andare via da questo posto che mi mette i brividi.
"Va meglio?" Mi azzardo a chiedere, sfiorando d'istinto la guancia di Justin.
"Si." Conferma egli, protraendosi per lasciarmi un piccolo bacio sulle labbra. "Grazie."

Mano nella mano, torniamo alla macchina e ripartiamo, mantenendo un religioso silenzio- essendo ognuno assorto nei propri pensieri. La promessa fatta da Justin, mi passa totalmente di mente, perciò sono davvero sorpresa quando la macchina accede a quella che, più che sembrare una normale proprietà, mi pare un'enorme tenuta.
Mi sento come una piccola bambina, mentre lascio vagare lo sguardo intorno, aspettando che il ragazzo apra la porta dell'immensa villa. Con un cenno della testa, mi intima ad entrare per prima, per poi scoppiare a ridere di fronte alla mia espressione a metà tra l'essere meravigliata ed inorridita.

Nell'aria c'è un profumo di pulito, segno che qualcuno se ne sta ancora prendendo cura.
I mobili, talmente moderni da sembrare nuovi di zecca, sono disposti in modo armonioso nel salotto dipinto di un luminoso beige che, insieme alla luce proveniente dalle enormi finestre, conferisce un senso di quiete.

Se non notassi come lo sguardo di Justin diventa più spento man mano che gli attimi passano, sarei capace di analizzare ogni piccolo dettaglio per un tempo indefinito. Però, interrompo la mia accurata analisi per ritornare al suo fianco e stringergli la mano, cercando di infondergli coraggio.

"Un giorno, questo potrebbe essere il posto perfetto per noi." Sussurra, prendendomi alla sprovvista.
"Vorresti tornare a vivere qui?" Lo interrogo, voltandomi in modo da poter puntare il mio sguardo nel suo, che prende a risplendere come i raggi del sole in una giornata d'estate.
"Solo se ci sarai anche tu." Ribatte, come se per lui esprimere ciò fosse la cosa più naturale del mondo. "Ci sono troppi ricordi che mi leggano a questo posto. La maggior parte belli...talmente belli da farmi male. E Dio sa quanto abbia avuto paura di affrontarli, in passato. Ora non più, però. Ora voglio crearne altri insieme a te."

Not only stepbrothers Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora