"You know what...?!"

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"Sai cosa penso in questo istante, Eric?" Comincio, avvicinandomi furtivamente alla sua figura slanciata. "Penso che tu stia cercando di mascherare il tuo fallimento con questa cazzata del problema fisico."
I suoi occhi azzurri vengono attraversati da un lampo di sorpresa, che subito si trasforma in dispiacere e che, in fine, sparisce lasciando che la sua solita espressione composta e sicura si impadronisca di ogni centimetro di quel viso così bello da sembrare tutt'altro che reale.
"Capisco che tu sia scossa." Ribatte, prendendomi per le spalle in un modo che non è sicuramente da lui. Per un istante, penso che si tratti di uno dei suoi giochini confusionari. Ma Eric non è amante del contatto fisico, quando si parla dei suoi pazienti.
Eric ti inchioda col suo sguardo glaciale e si intrufola nella tua mente fino a scoprire ogni tuo segreto. Non ha bisogno di sfiorarti la pelle per spogliarti anche l'anima.

"Ma hai davvero bisogno di essere aiutata." Dice lentamente, scandendo ogni singola parola. "Ho sicuramente fallito, e lo ammetto. La prima cosa che avrei dovuto fare era controllare che non si trattasse di un problema a livello fisico."

Sembra così sincero che mi viene da strapparmi i capelli per la disperazione e per il dubbio. Ma preferisco pensare di gran lunga che sia soltanto colpa sua, piuttosto che prendere in considerazione l'idea di essere afflitta da qualche malattia.

"Ti ho trattata come una sfida personale...e mi dispiace, immensamente." Continua, liberando le mie spalle, poiché ha capito di aver ottenuto la mia completa attenzione. "Ora, però, sto cercando di fare la cosa giusta."
"Tutte cazzate." Proferisco, anche se il dubbio si è insinuato fin sotto la pelle. Attraversata da una scarica di adrenalina, strappo il biglietto da visita davanti ai suoi occhi.

Questo semplice gesto mi fa sentire un po' più leggera e mi sento libera di andarmene senza dover sforzarmi di dire nessun'altra parola.
Quando però, chiudendomi la porta alle spalle, incontro lo sguardo stanco di Justin, ho come un tuffo al cuore. La mia mente si sente costretta di trovare una versione completamente diversa, ma pur sempre plausibile, della conversazione avuta con Eric.

"Allora?" Chiede semplicemente, raggiungendomi fin troppo velocemente.
Prima di rispondergli, rivolgo un sorriso di scuse alla donna che ci passa accanto- intenta a raggiungere, finalmente, lo studio di Eric.
"Posso smettere di imbottirmi di farmaci!" Esclamo, cercando di sembrare più entusiasta ed ottimista di quanto lo sia veramente. Ma nonostante i miei sforzi, Justin sembra sapere che sto mentendo, vista l'espressione truce con cui mi sta contemplando.
"Ha detto solo questo, quel coglione di Eric?" Mi interroga ancora, quasi mi desse l'opportunità di dire la verità. Il suo sguardo continua ad essere inquisitore. E, a tratti, sembra mi stia facendo una domanda tacita...qualcosa come: "Pensi davvero che io sia così cretino da crederci?"

"Nient'altro." Mento, abbassando lo sguardo in maniera colpevole.
Justin sbuffa apertamente e, senza alcun preavviso, piomba nello studio di Eric- interrompendo la seduta con la donna entrata poco fa. La stessa donna che ha dovuto aspettare che io mettessi in atto la sfuriata contro Eric. Qualcosa mi dice che in questo momento si pente per essere capitata e ci apostrofa segretamente in modi pochi carini, maledicendo i nostri genitori per non averci tirati su meglio.

"Pensi davvero che smettendo di prendere i farmaci, tutto tornerà come prima?" Chiede Justin, alzando notevolmente il tono, mentre Eric sbatte le palpebre un paio di volte, cercando, evidentemente, di mantenere un'aria distaccata e professionale- nonostante la situazione sia così assurdamente atipica.
Per qualche istante, nella stanza cala il silenzio e ci limitiamo soltanto a scambiarci qualche occhiata. Eric mi sta maledicendo mentalmente, poiché è palese che vorrebbe dire la verità ma il segreto professionale glielo impedisce.La donna ci guarda , a turno, passando da uno stato di smarrimento all'irritazione, e viceversa.

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