Justin - Sounds in the night

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Un suono prolungato che prorompe nel silenzio della notte.

E non un qualunque suono, ma quel suono...il suono di quella specie di allarme istallata nella stanza di Rosaly, da attivare nel caso avesse anche il più piccolo presentimento o segno di un malessere fulmineo- in modo da poterci avvertire anche nel cuore della notte.

Mi sveglio di soprassalto e, come al solito, mi siedo e attendo per qualche istante- circondato dal buio e con il cuore che mi batte all'impazzata. Intorno a me il silenzio e nient'altro che i miei respiri irregolari. Il che mi fa capire che si è trattato dell'ennesimo incubo, che mi farà passare un'altra dannatissima notte in bianco.
Il copione è sempre lo stesso: ore e ore in macchina, a guidare come un pazzo per calmare i miei nervi a fior di pelle e per cacciare via un po' di quel terrore che la mia mente mi infonde, inconsciamente, riproducendo ancora e ancora la stessa scena.

I battuti del mio cuore continuano ad essere spaventosamente veloci, facendo quasi sembrare che esso voglia uscire dalla gabbia toracica mentre afferro con decisione le chiavi della macchina, dopo aver indossato i primi vestiti trovati nell'armadio.

Un secondo allarme.

Questo è reale.

Le mie gambe cominciano a correre ancor prima che la mente realizzi ciò che sta succedendo veramente. In un batter d'occhio, mi ritrovo a spalancare la porta della stanza di Rosaly, facendo i conti con una scena che mi fa congelare il sangue nelle vene. Per qualche istante il mio sguardo passa dal suo corpo che trema come una foglia, alla macchia di vomito sulle sue lenzuola bianche, per poi ritornare sulla sua figura gracile e incredibilmente cerea.
Per fortuna, anche se, momentaneamente, ho perso ogni capacità cognitiva, il mio corpo è ancora in grado di reagire, perciò sono ancora in tempo per sorreggerla, prima che le sue gambe cedano e la sua pelle candida entri in contatto col pavimento freddo.
"Ho" Inizia, per poi fermarsi, cercando di riacquistare un minimo di controllo. "Ho paura."

"Mi è sembrato di sentire..." Miranda si ferma nel bel mezzo della frase, non appena ci raggiunge, per poi cacciare un urlo quasi disumano nell'intento di attirare l'attenzione del marito.
In un gesto veloce, le lancio le chiavi della mia macchina, procedendo poi col mettere un braccio intorno alla schiena di Ros e uno dietro alle ginocchia, prendendola tra le braccia e iniziando a camminare malgrado le mie gambe sembra siano diventate, all'improvviso, di piombo.
"Prepara la macchina. Dobbiamo portarla subito all'ospedale."  Asserisco in un tono sorprendentemente fermo, guardandola distrattamente mentre gira i tacchi e prende a correre nella direzione delle scale, stringendo fra le mani l'orlo della vestaglia bordeaux di raso.
In una qualunque altra situazione credo che sarebbe divertente vederla andare in giro con ancora addosso un pigiama, ma momentaneamente l'unica cosa che mi passa per la testa è raggiungere l'ospedale il prima possibile.

"Andrà tutto bene." Sussurro, cercando, più che altro, di convincere me stesso a restare parzialmente lucido. Ros continua ancora a tremare, rivolgendomi di tanto in tanto qualche sguardo terrorizzato mentre stiamo raggiungendo la macchina.
Da qualche parte nella casa, sento, letteralmente, sbraitare mio padre contro il telefono, oscillando tra il pronunciare continuamente frasi di scuse per aver svegliato Patrick ad un'ora improponibile, e il chiedergli di recarsi all'ospedale che lui stesso ci ha consigliato di raggiungere in caso di "imprevisti."

Una vocina dentro di me, però, mi dice che questo non sia un semplice imprevisto. Questo è uno dei miei tanti incubi che si sta trasformando in realtà.

"La sua pelle è freddissima." Bofonchia Miranda, facendomi aumentare la presa sul volante per non rischiare di prenderne il controllo, giacché, vista la velocità a cui sto guidando, basta un attimo di disattenzione per provocare una catastrofe.
Tuttavia, mi concedo un attimo per guardare nello specchietto centrale per controllare la situazione con i miei occhi, cosa che non fa che aumentare i miei livelli d'ansia,  dal momento che incontro gli occhi umidi di Miranda, che accarezza la testa di sua figlia, appoggiata sul suo petto.

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