"Maledizione..."Sussurra quello che da poco ho scoperto si chiami Paul, un giovane collega del dottor Harville. "Mi dispiace, spero non ti faccia troppo male."
"Niente che non possa sopportare." Lo rassicuro, distogliendo lo sguardo mentre fa un altro tentativo, nell'intento di inserire l'ago nella mia vena. Ad ogni analisi è sempre la stessa solfa: è un impresa trovare la vena, pertanto mi ritrovo a dover sopportare passivamente una marea di dottori frustrati che infilzano l'ago nel mio braccio come se si trattasse di un pezzo di carne qualunque, senza vita.
Paul, però, ha il tocco gentile. Spero sia sempre lui ad occuparsi di me e farmi la flebo ad uni seduta di chemioterapia."Ecco fatto." Asserisce, una volta finito. "E' la tua prima seduta?"
"Già, non so a cosa aspettarmi." Confesso, sentendomi stranamente a mio agio sotto il suo sguardo sereno, reso estremamente bello dalla strana nuance di azzurro dei suoi occhi.
"Rilassati e cerca di riposarti. Attraverso la flebo, verranno immessi dei farmaci nel tuo organismo, che uccideranno e fermeranno la nascita di nuove cellule malate." Spiega, sorridendomi in un modo rassicurante. "Verrò a controllare che tutto vada bene, durante la notte. Buon riposo!"
"Grazie." Ribatto, osservandolo mentre si sta avviando verso l'uscita della stanza. Sorridendogli di rimando, prima di vederlo sparire dalla mia visuale, prendo il telecomando e comincio a fare zapping, in cerca di qualche trasmissione che renda meno noiosa questa serata in clinica.
Mio malgrado, mi ritrovo ad arrendermi quasi all'istante, quando niente sembra vada bene per il mio umore instabile. Spegnendo la tv, prendo il telefono e controllo distrattamente ogni messaggio ricevuto.La solitudine, che solitamente non è un peso per me, questa volta, invece, si sta facendo sentire con forza, rendendo più lento il passare del tempo.
Ma è stata una mia scelta quella di non accettare che nessuno passasse la notte qui, con me. Pertanto, non mi resta che accettare le conseguenze delle mie decisioni, prese principalmente per sottolineare che questa sia una mia battaglia che non deve influire troppo pesantemente sulla vita delle persone a cui tengo.Il mio ultimo pensiero, prima di scivolare lentamente in un sonno un po' tormentato, va a Justin, facendo nascere una strana sensazione alla bocca dello stomaco. E mentre la mente diventa, piano piano, come annebbiata da un groviglio di immagini insignificanti, mi sento ancora più avvilita dalla consapevolezza di quanto sia diventata dipendete di lui e, soprattutto, dall'idea che lui lo sia altrettanto di me.
Io, la ragazza perennemente convinta di non arrivare mai a legarmi troppo ad un altra persona, sono irrimediabilmente caduta in un'assurda trappola. E, a dirla tutta, non sono nemmeno spaventata da ciò che sento...l'idea di amare qualcuno non è così raccapricciante. Direi, piuttosto, che la paura che provo sia legata all'intensità con cui l'amore mi travolge ogni volta che mi perdo nei suoi occhi simili al miele.Il mattino successivo, mi sento stranamente meglio...come non succede da tempo. Tant'è che quando Patrick mi raggiunge per accertarsi delle mie condizioni, prima di dimettermi, il mio buonumore non passa inosservato.
"Ti trovo bene." Afferma l'uomo, sorridendo in un modo che lo rende più giovane, nonostante le piccole rughe che gli si formano intorno agli occhi.
"In effetti mi sento bene." Concordo, sorridendo in maniera raggiante, guardando superficialmente l'orologio sul mio polso. Sono le nove del mattino, mia madre dovrebbe essere già arrivata.
"La combinazione di farmaci che abbiamo scelto, riesce, in parte, anche ad attutire alcuni sintomi del tumore." Mi informa, rendendo chiaro il motivo per cui questa mattina non ho voglia di buttarmi su un qualunque letto, su cui restare per tutta la giornata. "Come ti ho già detto, faremo una pausa di qualche settimana tra una seduta e l'altra, per dare il tempo all'organismo di riprendersi. Nel frattempo, continueremo con la radioterapia. Ci vediamo lunedì?"
"Certo." Ribatto prontamente, regalandogli un altro sorriso. "Grazie."Dopo essermi congedata educatamente, percorro a grandi falcate i corridoi della clinica, intenta a raggiungere il parcheggio antistante- dove individuo, prontamente, la macchina di mia madre.
STAI LEGGENDO
Not only stepbrothers
Fanfic"E giuro che non vorrei essere così maledettamente stronzo con te, Rosaly, ma è insano guardarti e pensare che potresti essere tutto ciò che ho sempre voluto e che mai vorrò. Sapere che mi odi mi salva dal buttarmi ai tuoi piedi e supplicarti di ved...