L'arte ed ogni sua sfaccettatura.
Ogni colore, ogni forma, ogni significato, dipinto, impresso, inciso.
Ed io non ho mai concepito com'è possibile per un uomo, con le mani, trasmettere tali e determinate sensazioni.
Com'è possibile per un pittore riuscire ad arrivare a così tanto di spettacolare.
Perché nell'arte astratta, o reale, non c'è nulla da leggere, non c'è nulla da ascoltare, ma c'è soltanto da vedere; penso sia la forma d'arte più difficile da trasmettere, da raffigurare.
E per me, quest'arte, era sempre stata un bellissimo mistero da guardare, da ammirare, da apprezzare.
Come quella mattina. In piedi, davanti a tanti di quei bellissimi quadri, di colori caldi e freddi, ammiravo ogni singola forma ed ogni singolo colore, di quel grande spettacolo.
Ero circondata da una serie di quadri, di diverse dimensioni, ma, più o meno, tutti con lo stesso stile.
Diversi raffiguravano volti, parti del corpo, labbra, mani, occhi, attimi, sensazioni, emozioni.
Ero rimasta incantata da una tela. Non c'erano colori se non il nero, ma il volto dell'uomo raffigurato mi colpì dritto al cuore. La sua espressione era cupa, triste, desolata, gli occhi calati, le labbra sigillate come a nascondere mille vergogne, altrettante insicurezze.
Mi domandai se il creatore di quell'opera avesse così tanto da nascondere, se su quella tela avesse inciso i suoi dubbi e le sue debolezze, così come io nascondevo i miei punti deboli tra le tante parole sui miei taccuini.
Non ero mai stata brava con matite e pennelli, amavo di più incidere quello che nel mio cuore celava con le parole. In realtà, ero brava soltanto a scriverle, su un foglio, con l'inchiostro, perché ci sono parole che dirle è così difficile, scriverle, a volte, sembra più facile.
Non ero mai stata brava nemmeno con le figure, con le immagini; in realtà, ad esempio, non capivo nemmeno cosa ci fosse di diverso tra gli acrilici, o la tempera; distinguevo gli acquerelli perché era evidente la loro differenza. Eppure, mi sarebbe tanto piaciuto imparare, osservare qualcuno dipingere, solo per cercare di capire, solo per scrivere poi la sensazione di quel momento.
Inclinai leggermente il capo, scrutando ogni dettaglio di quel quadro.
Con le mani incrociate e tra di queste il mio taccuino, imprimevo nella mia mente l'immagine di quell'uomo.
Per pochi istanti, mi sentii anch'io in quel modo: desolata, triste, angosciata.
Mi meravigliai di come una semplice immagine fosse riuscita a catturare in quel modo la mia attenzione, fino al punto di trasmettermi tali sensazioni.
Altre cento domande si dispersero nella mia mente.
Com'è possibile per qualcuno creare tali emozioni soltanto dipingendo?
Ditemi chi è l'artista.
Non conoscevo nessuno in quel posto, a cui poter chiedere, in realtà ero andata a quella mostra con una vecchia amica, ma che poi era svanita tra tutte quelle persone, lasciandomi sola e girovagante tra tutte quelle opere e tanti sconosciuti.
Desiderai ardentemente poter conoscere chi fosse il creatore, guardare nei suoi occhi e cercare di vedere la stessa espressione dell'uomo sulla tela, cercare di capire se quegli occhi erano i suoi stessi, o quelli di un passante per le vie di Londra, o di chissà quale altro posto.
Il bello di qualsiasi forma d'arte è che tutto ciò che osservi diventa parte di quello che sei, poi di quello che fai; chiunque diventa parte di te nello stesso momento in cui decidi di dipingerlo, di scriverlo, di fotografarlo.
Il bello di qualsiasi forma d'arte è che impari a riconoscere i dettagli migliori ed i peggiori, di ogni singola cosa o persona.
Mi guardai un po' in giro, osservando tante altre persone, così come me, meravigliate di molte di quelle opere.
C'era un anziano signore, appoggiato ad un bastone in legno, che osservava il dipinto di due amanti, circondati da un'esplosione di colori; c'era una coppia di innamorati, abbracciati difronte ad quadro di due labbra a sfiorarsi; c'erano una madre, che sorrideva al figlio, dinanzi lo schizzo del sorriso di un bambino. I miei occhi attenti, curiosi da sempre, difronte ogni singola persona presente lì dentro.
Cercavo tra tutta quella gente quello che sarebbe potuto essere il pittore; ero sempre stata una bambina, poi una ragazza, adesso una donna, molto curiosa, ma non sulla vita degli altri, ma su quello che sono, quello che fanno e perché lo fanno; curiosa della loro storia e di ogni loro ragione.
Ad ogni modo, i miei occhi caddero s'una figura, che non conoscevo, che in vita mia non avevo mai visto, ma che mi sarebbe piaciuto vedere prima. Non sapevo chi era, non credevo fosse l'artista, non conoscevo il suo nome, ma sapevo soltanto della sua bellezza disarmante.
Era un ragazzo elegante, dai lunghi capelli ricci, disordinatamente portati fino alle spalle, dai lineamenti virili, dal sorriso splendido e dell'espressione attenta.
Era totalmente vestito in nero, ma aveva il suo fascino, con quella giacca aperta ed una camicia, chiusa fin sotto il petto, da cui si intravedeva il tatuaggio di due uccelli; sul suo collo pendeva una collana, non riuscii a mettere a fuoco il ciondolo, data la nostra distanza, ma quella non era l'unico gioiello che indossava perché portava su tutte le dita di una mano differenti anelli, tutti in argento.
Lo guardai, perché in realtà non riuscivo a fare altro.
La tela che tanto mi aveva catturata, adesso, era svanita. L'anziano signore, la coppia di innamorati, la madre e suo figlio, erano svaniti. Il resto delle persone lì dentro si era offuscato e l'unica persona a rimanere a fuoco in quella stanza, era quel ragazzo, di cui non conoscevo nemmeno il nome.
Si portò le dita sulle labbra, giocando con il labbro inferiore, mentre gli uomini al suo fianco parlottavano e lui ascoltava; sorrise, quando uno di quegli uomini gli diede una pacca sulla spalla.
Chi sei? E dimmi, perché ai miei occhi appari così bello?
Chissà se chiunque, in questa stanza, riesce a vedere tanta bellezza in te così quanta ne vedo io.
Lo sentii anche ridere, ed io mi persi totalmente in quel suono, sfortunatamente lontano e confuso.
Lui è arte, pensai.
Ammaliata da ogni gesto di quello sconosciuto, non mi accorsi che il suo sguardo attento si era posato sulla mia esile ed incantata figura.
Arrossii violentemente quando sul suo viso si dipinse un piccolo sorriso compiaciuto; ritornai con gli occhi sulla tela, nonostante la mia mente fosse ormai rimasta intrappolata in quello sguardo, così seducente.
E chissà quante donne in precedenza l'avevo guardato nello stesso modo in cui l'avevo guardato io; chissà quante avevano posato i loro occhi su di lui.
Fissai il quadro davanti a me, ma senza prestare veramente nessuna attenzione a ciò che raffigurava; l'uomo e la sua malinconia, su di esso, avevano smesso di avere importanza.
Mi guardai intorno ancora un po', in cerca di una ragione per distrarmi; quel luogo era momentaneamente diventato troppo affollato, mi sentivo scombussolata, lo sguardo accattivante di quel ragazzo mi aveva mandata in confusione.
Sospirai quando il mio cuore rallentò la sua corsa e la sensazione di quegli occhi addosso si scrollò dalla mia pelle.
Eppure quel sollievo non durò a lungo; il mio cuore riprese a battere nello stesso momento in cui una figura alta e slanciata mi affiancò.
"È di tuo gradimento?"
Una voce bassa, lenta e roca, fece eco nella mia mente.
Voltai velocemente il capo, osservando chi al mio fianco avesse parlato.
Incantata, mi ci vollero due buoni minuti prima di riuscire a pronunciare anche una sola parola.
Era lo stesso ragazzo che i miei occhi prima avevano ammirato, che tanto aveva catturato la mia attenzione; adesso fermo al mio fianco, con le mani dietro la schiena e lo sguardo rivolto al quadro.
Sbattei le palpebre, ritornando a guardare l'inchiostro impresso su quella tela.
"Sì, è magnifico." Sussurrai.
Mi portai una mano tra i capelli, le dita tremanti spostarono dal mio volto diverse ciocche.
"Mi ha totalmente rapita." Sussurrai ancora.
Lui sorrise, annuendo.
Sorrisi, stringendomi nelle spalle e sospirando.
"Conosci il pittore?" Domandai, guardandolo.
I suoi occhi si erano posati sul mio viso; erano così chiari, verdi giada. Erano bellissimi.
"Sì, molto bene." Rispose, continuando a guardarmi.
Il suo sguardo era curioso, attento ad ogni mio gesto, o espressione.
Calò il silenzio, entrambi immobili, rapiti dall'immagine in nero di quell'uomo.
Non era un silenzio scomodo, ma piuttosto piacevole, nonostante sentissi talvolta i suoi occhi ardere sul mio corpo.
"Sei di queste parti?" Domandò d'un tratto.
Gli rivolsi uno sguardo veloce, ma incapace di reggere quegli occhi, ritornai a guardare il quadro.
Annuii con il capo, poi sussurrai un flebile "sì".
Lui fece un cenno con il capo.
Quel ragazzo senza nome guardava tanto, tantissimo; scrutò ogni mio particolare, quasi come volesse conoscere la mia storia, quasi come volesse sapere ogni mio segreto, soltanto guardandomi.
Notai come seguì la mia mano, che delicatamente spostò i miei capelli, notai come indugiò sul mio viso, o come osservò il piccolo palloncino che avevo tatuato lungo l'avambraccio.
Quello faceva parte della mia storia.
Era un piccolo marchio che all'età di soli sedici anni avevo tatuato. Il primo tatuaggio di una piccola serie.
Avevo deciso quell'immagine perché giurai di volermi sentire, un giorno, così come un palloncino: leggero.
Nascosi quel tatuaggio ai miei genitori per mesi, per timore, quando vennero a scoprirlo ne rimasero sbigottiti, ma comunque mi avevano sempre lasciata libera sulle mie scelte, la loro rabbia non durò più di due giorni.
Sospirai, mentre notavo sul fondo della tela l'impronta dell'artista. HS si firmava.
"Ti lascia senza fiato. Gli occhi di quest'uomo ti lasciano senza fiato." Mormorai.
Lui si avvicinò a me, chinandosi, le sue labbra così vicine al mio orecchio.
"Sta cercando la sua ragione per continuare a resistere." Sussurrò.
Ma anche le tue parole mi stanno lasciando senza respiro.
Lanciai un'occhiata fugace al ragazzo che silenzioso sostava al mio fianco, mi guardò dritto negli occhi.
Stai cercando la mia di ragione? Sai, io non credo di averla ancora trovata.
Deglutii, abbassando lo sguardo.
"Verrai anche alla prossima mostra?"
Aprii le labbra, ma la mia risposta fu interrotta da un'altra voce.
"Scarlett! Amanda ti sta cercando."
Rivolsi il mio viso alla figura di Erick, in piedi, pochi passi dietro di me.
Erick era l'amico di tutta una vita, praticamente, eravamo cresciuti insieme. Avevamo la stessa età ed i nostri genitori erano vecchi amici, poi i suoi morirono in un incidente, e l'unica famiglia che gli rimase fu la mia. Era sempre stato accolto bene in casa, i miei genitori lo trattavano come un figlio, io, di conseguenza, come un fratello. Erick, aveva sempre avuto una cotta per me ed io ne ero consapevole, ma lui non mi era mai interessato. L'affetto che provavo nei suoi confronti non era mai stato abbastanza per amarlo e per portare avanti una relazione.
Gli occhi di Erick osservarono il ragazzo al mio fianco con astio.
Mi avvicinai a lui, che posò una mano sulla mia spalla; rivolsi indietro un ultimo sguardo. E gli occhi di quello sconosciuto continuavano a seguire il mio corpo; sospirò quando io ormai fui lontana e la gente che passava non permetteva più a nostri occhi di osservarsi.
"Scar!" Urlò Amanda.
Amanda era una ragazza dai lunghi capelli biondi e dai grandi occhi blu; era così bella. La conoscevo da un paio d'anni, ma sin dal primo istante era stata l'amica perfetta. Era dolce, tranquilla, a volte impulsiva, molto altruista, sincera e fedele; potevi raccontarle ogni cosa, lei non ne avrebbe mai fatto parola con nessuno e mai avrebbe osato giudicarti.
Mi corse incontro, io le sorrisi.
"Hai visto che spettacolo?!" Strillò contenta.
Annuii, lei afferrò il mio braccio, stringendolo con un sorriso meraviglioso sul viso.
"Dovrei presentarti l'artista, ma non sono riuscita a trovarlo in giro." Disse.
La guardai, con le labbra socchiuse.
"Lo conosci?"
"Certo che sì, è un vecchio amico di Liam." Mi sorrise.
Liam era il suo ragazzo.
La tipica coppia che generalmente trovi nei film: entrambi così dannatamente belli ed incredibilmente compatibili.
I suoi occhi brillarono mentre pronunciava quel nome; ne era innamorata, follemente innamorata.
Mi guardai in giro, mentre Amanda ed Erick parlavano di un quadro che aveva colpito particolarmente entrambi.
Cercai con gli occhi quello sguardo ammaliante, quei lunghi capelli ricci e quegli occhi verdi che incredibilmente mi avevano rapita.
Non ero mai stata interessata di nessun ragazzo in questo modo, mai nessun tipo era riuscito a catturare la mia attenzione tanto da portarmi a cercarlo tra la gente.
Andammo via ed io non rividi più quegli occhi.
Amanda aveva comprato un piccolo quadro per il suo appartamento, Erick era entrato a mani vuote e così era uscito, io lo stesso.
Che a ripensarci, avrei tanto voluto comprare il quadro con quell'uomo, ma ormai era troppo tardi.
"Allora? Conosciuto qualcuno?" Domandò Amanda.
Abbassai lo sguardo sulle mie scarpe, mentre tutti e tre camminavamo a piedi lungo l'asfalto. Amanda ed io a braccetto, Erick al nostro fianco con in mano il piccolo quadro della nostra amica.
Le mie labbra si piegarono in un sorriso.
"Forse." Sussurrai.
"Davvero?"
Le labbra di Amanda erano schiuse, i suoi occhi sbarrati. Non capii bene perché tanta meraviglia.
Annuii con un cenno del capo insicuro.
Erick ci guardava, curioso, mentre silenziosamente ascoltava.
Talvolta, parlare di questi argomenti difronte a lui mi faceva sentire fuori luogo, ma più volte avevo reso chiari i miei sentimenti nei suoi confronti e lui, a malincuore, aveva sempre accettato.
"Chi era?"
"In realtà non so il suo nome." Mormorai, con malinconia.
"Chi? Il tizio dai capelli ricci?" Borbottò Erick.
Girai il capo verso di lui, in fretta.
"Lui." Sussurrai.
Erick scosse piano la testa, con la fronte aggrottata ed un'espressione contrariata in volto.
"Non mi piace quel tipo, ti guardava in modo strano."
Aggrottai a mia volta la fronte, contrariata dalle sue parole.
Odiavo quando giudicava senza conoscere, Erick lo faceva spesso; molte volte si basava sulle apparenze e spesso si sbagliava. Ed io ero sempre cresciuta con la forte convinzione che un libro non si giudica mai dalla copertina. Sono consapevole che, a volte, quando la cortina ha un bell'aspetto, bei colori, il primo istinto è quello di preferire questo libro ad un altro; ma non sappiamo mai se quello che contiene, se le mille e più parole rendono onore a quello che apparentemente mostra.
"Perché? Come la guardava?" S'intromise Amanda.
"Non so, era strano, come se volesse dirle chissà cosa con gli occhi. Non mi piaceva." Borbottò, irritato.
Io scossi il capo, sospirando.
"Dovresti smetterla, Erick. Non lo conosci." Mormorai.
Mi fulminò con lo sguardo.
"Nemmeno tu lo conosci." Ribatté.
Mi strinsi nel mio giacchetto, fuori era umido ed io iniziavo a sentire freddo.
"Io non lo sto giudicando."
Lui non rispose più, si limitò a sbuffare, continuando a camminare.
Nessuno più osò proferir parola, fin quando non ci dividemmo, ognuno per le proprie strade.
Arrivai a casa in poco tempo, salutando calorosamente con un bacio sul volto i miei genitori, che seduti sul divano in salotto guardavano un vecchio film.
Chiusi la porta della mia stanza, desiderosa del silenzio più assoluto; con una penna in mano e cento fogli sparsi lì sul pavimento.Erano verdi, i suoi occhi erano verdi. Ed il suo sguardo era attento, curioso, preciso. I suoi capelli lunghi, il suo viso virile e tanto perfetto.
Ho conosciuto questo ragazzo; che "conosciuto" è per dire, perché non so il suo nome.
Lo sconosciuto dagli occhi verdi, lo chiamerò.
Lui è arte, ho pensato per un attimo.
Arte con i suoi atteggiamenti cauti, con i suoi silenzi, con i suoi sorrisi.
Il tatuaggio sul suo petto, il suo abbigliamento nero, il suo corpo slanciato ed invidiato.
E riesco a sentire ancora il suo sguardo sulla mia pelle.
Ma non so se i nostri occhi si guarderanno più.E se scrivere è anch'essa una forma d'arte, e se quindi è vero che se decidi di scrivere di uno sconosciuto, questo diventa parte di quello che sei e di quello che fai; lo sconosciuto dagli occhi verdi era appena diventato parte di quello che ero e di quello che appassionatamente facevo.
Perché quella notte fu su di lui che scrissi.______
Eccoci qua!
Il primo capitolo che ho riletto milioni di volte, ma son sicura che chissà quanti errori mi son passati inosservati, ma vabbè ahah
Fatemi sapere cosa ne pensate di questo nuovo inizio nei commenti e con tanti bei voti!
A presto, endless love! x
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Di Vetro [HS]
FanfictionTi guardo dormire e mi chiedo come hai fatto ad arrivare fino a questo punto; mi chiedo ancora com'è stato possibile spezzare il tuo cuore fino a portarti a tanto. Forse sei di vetro: appari così forte, ma ti distruggi al primo impatto. ___ Stato: c...