13. Restituirsi la vita

3.6K 213 19
                                    

Non mi importava più dell'intero mondo.
Non mi importava più del dipinto, ch'era rimasto lì ad asciugarsi incompleto.
Non mi importava più di quello che avrebbero pensato i miei genitori se l'avessero saputo, o dello sguardo sicuramente deluso che Erick mi avrebbe rivolto se solo fosse venuto a conoscenza di ciò che quella notte tra me ed Harry accadde.
Non mi importava più della notte o del giorno.
Non avevano più importanza le precedenti parole di Nick, o qualsiasi altro pensiero.
Tutto si era spento, tutto taceva.
Non mi importava nemmeno se Harry dopo quella notte sarebbe sparito.
Per la prima volta in vita mia avevo concentrato la mia mente su di un unico pensiero, per la prima volta mi stavo godendo a pieno ogni sensazione senza preoccupazioni.
Non avevano più importanza nemmeno le conseguenze.
Aveva perso valore ogni cosa che non fosse Harry.
E credetemi se vi dico che non c'era, non esisteva, niente di assolutamente meglio.
Come quella notte mai nulla.
Sapevo, infondo, che forse non avrei dovuto, conoscevo Harry a stento, ma ero talmente presa da lui, da non riuscire a capire cosa fosse giusto e sbagliato.
Sentivo soltanto scorrermi nelle vene la spietata voglia di fare l'amore con lui e basta.
Amore, se ovviamente così ancora lo potevo definire.
Non mi pentii mai comunque, non riuscii mai a pentirmi di averlo fatto e di essermi lasciata andare a lui fino a questo punto.
Gli avevo concesso la mia parte più intima, quella più nascosta e che a solo un ragazzo prima di lui era stato concesso di conoscere.
Ad ogni modo, lasciai che Harry possedesse ogni briciolo di me stessa quella notte; lui mi concesse lo stesso di se stesso. Anche se sentivo sempre come se una parte del suo essere, forse quella più oscura, quella più proibita, quella più fragile, mi era ancora nascosta.

"Aspetta." disse allontanandosi dalle mie labbra.
Afferrò la mia mano, tirandomi verso il corridoio, fin quando non ci ritrovammo dinanzi una porta bianca, dove all'interno stava una camera da letto, o più o meno questo era.
Mi spinse al suo interno, riprendendo a baciarmi sulle labbra senza alcuna tregua.
Mi mancava il respiro, mi tremavano le mani, sarei potuta svenire; allora mi aggrappai a lui, che prontamente mi sollevò, non facendosi troppi scrupoli per palparmi il sedere.
"Perché hai una camera da letto nel tuo studio?" Ridacchia.
Passò con le labbra ad ispezionare ogni strato di pelle scoperto sul mio collo, mentre in modo confuso si avvicinava al letto.
Io sospirai quando con i denti strinse la mia carne e con le mani le mie cosce.
Ci scambiammo i ruoli quando fu lui a parlare.
"Perché a volte ho voglia di fuggire da casa mia," sospirò, strizzando gli occhi, "e perché questo studio è nato come un appartamento." Sorrise, rispondendo in modo ovvio.
Ricordai si trovasse in un palazzo e capii.
Tirai i suoi capelli, baciando le sue guance. Con le mani tremanti, aprivo i bottoni della sua camicia, lui con le sue tirava su la mia maglietta.
Sembravamo non essere nemmeno capaci di toglierci i vestiti, troppo presi dai baci e dagli infiniti sospiri.
C'era sempre qualcosa a distrarci: lo erano i suoi baci, o le sue mani, curiose, invadenti, ma piacevoli; lo erano le mie labbra, che poggiavano sul suo collo e mordevano la sua pelle, o le mie dita che stringevano e tiravano le punte dei suoi capelli lunghi.
Cascò indietro quando le sue gambe toccarono il letto, lasciando cadere di peso i nostri corpi avvinghiati sul materasso morbido.
Gemette per l'impatto ed io ridacchiai.
Il mio corpo incombeva, anche se non del tutto, sul suo; e mi sentivo così leggera, priva di ogni turbamento.
Solo allora riuscì a sfilarmi la maglia dalla testa, dopo mille svariati lamenti; non volevo affatto staccare la mia bocca dalla sua.
Grugnì quando portai le mani sotto la sua camicia, poggiandole sui suoi fianchi e graffiando la sua pelle. Non c'erano dubbi sul fatto che il giorno dopo il suo corpo, dopo quella notte di fuoco, sarebbe stato ricoperto interamente da segni rossi e più che evidenti.
"Porca puttana, Scarlett." Gemette.
Afferrò saldamente il mio corpo dai fianchi ed in un movimento veloce ed impaziente mi spinse contro il materasso.
Scese con le labbra lungo il mio petto, tracciando il contorno del mio seno coperto con caldi e bagnati baci; io sorrisi.
Lo invitai a sfilarsi la camicia tirandone i lembi, quando il suo viso si alzò e raggiunse ancora il mio; si affrettò a sbottonarla e a lasciarla scivolare giù dalle sue spalle e poi sul pavimento dove prima aveva lanciato la mia maglietta.
Ammirai attratta il suo petto nudo e scolpito, i tatuaggi coloravano la sua pelle ed era così tremendamente piacevole per i miei occhi.
"Ti piace?"
Ammiccò, quando con le dita tracciai la pelle del suo petto, scendendo fino alle linee a V che sparivano dietro la fascia dei suoi boxer, che fuorusciva dai suoi jeans.
Sorrisi, leccandomi le labbra, mentre un lieve rossore mi ricopriva le guance.
Palesemente il suo corpo mi piaceva, mi affascinava; era così bello che i miei occhi brillavano a guardarlo.
Si abbassò sul mio petto, continuando a baciare il mio corpo, fino a ricoprire con le labbra la pelle al disopra dei miei jeans; li sbottonò, abbassandoli e lasciando cadere a terra anche questi quando riuscì a sfilarli.
In così poco tempo, mentre i suoi baci ricoprivano ogni strato di me e le mie ogni strato di lui, restammo senza abiti, spogli anche di vergogne, di timore, ricoperti soltanto da un'accecante passione.
Mi guardò dritto negli occhi, quando il suo corpo sovrastò il mio, io accarezzai le sue guance e sorrisi mentre lui posava un tenero bacio sulla punta del mio naso.
"Sei bellissima, Scarlett."
"Sembra una frase fatta, per il momento." Ridacchiai.
Harry sorrise, aggiustando il suo corpo tra le mie gambe, le sue toccarono le mie ed i trattenni un respiro.
Spostò le coperte, poggiando un lenzuolo sui nostri corpi già sudati e caldi; apprezzai la sua delicatezza, baciando dolcemente ed indugiando ad ogni tocco, il suo volto, poi le sue labbra.
"Forse lo è." Scherzò.
Continuai a lasciare teneri baci sul suo volto, concentrandomi su ciò che sarebbe avvenuto da un momento all'altro.
Puntai la mia mente sul suo corpo, sul suo calore e le sue carezze; le sue mani ruvide e sporche di blu percorrevano il mio corpo, i tuoi occhi studiavano quello che ero, fermandosi su ogni tatuaggio; Harry vide ognuno di quelli che invece nessuno aveva mai visto. Non pose nessuna domanda su ciò che colorava di nero piccole parti della mia pelle, così come io non chiesi nulla sui suoi. I tatuaggi non sono sempre fatti, anzi non lo sono fatti quasi mai, per puro piacere; tutti nascondono segreti che, nonostante io ed Harry stessimo per legarci nel più profondo dei modi, non potevamo ancora confessarci.
Mi guardò negli occhi, quasi a chiedermi un consenso ch'era più che evidente.
"Okay." Sussurrai.
Accadde che quella notte il mondo si spense.
Sentivo soltanto il rumore del suo respiro affannato.
Accadde che il suo corpo si mischiò al mio: non era soltanto legarsi, era unirsi, fondersi, pelle contro pelle, cuore contro cuore.
Accadde che il cielo divenne blu, quasi nero, ma la luna brillava quella sera più che mai.
Volsi per un istante gli occhi a quella piccola finestra che ricopriva una parte della parete; la luna illuminava i nostri corpi, più luminosa persino del sole.
Accadde che strinsi gli occhi ad ogni sua parola e sospirai ad ogni suo gesto.
Spostò i capelli dal mio viso ed appoggiò le labbra sul mio orecchio.
"Comunque sei davvero bellissima." Sussurrò tra un sospiro ed un altro.
Strinsi gli occhi ed inarcai la schiena, stringendo la sua mano nella mia.
Accadde che facemmo l'amore, o forse no, ma qualsiasi cosa fosse, era incredibilmente bellissima.
E accadde che in quella stanza s'udì soltanto il rumore di ciò che diventammo.
Sorrisi quando lo sentii ridere debolmente, stanco, ma entrambi pienamente soddisfatti.
Lasciai andare le lenzuola che fino ad allora avevo stretto tra le dita, godendomi quella quiete e quel tremendamente piacevole stato di sedazione.
"Perché ridi?" Mormorai.
"Stavo pensando che domani avrò un bel po' da nascondere dietro la mia schiena." Ridacchiò.
Risi anch'io, mentre un lampo attraversava la mia mente e mi ricordava ogni singolo momento in cui avevo conficcato le unghie nella sua pelle.
Notte fonda, tu ed io in questo letto.

Di Vetro [HS]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora