12. Dipinti salati

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Essere rimasti stretti, l'uno all'altro, per intere ore, senza dire parole, ma sentirsi comunque come se non fosse mai abbastanza.
La serata sembrava essere quasi volta al termine, ma Harry aveva ancora qualcosa da mostrarmi ed io ero sempre più attratta all'idea di stargli accanto per così tanto.
Non mi accorgevo nemmeno di come il tempo passava, sembrava quasi volare. Un attimo prima io ed Harry ci stavamo stringendo dinanzi alla perfezione che è il mare, sempre più simili a due giovani perdutamente innamorati ed inconsapevoli, l'attimo dopo stavamo salendo sulla sua auto per raggiungere l'ultima tappa di quella serata.
Mi sfregai le mani sulle cosce quando la sua auto si fermò davanti il palazzo dove in cima stava il suo rifugio, la sua terrazza.
Il mio cuore batteva e a stento ancora riuscivo a capire il perché; le sue mani tremavano ed io continuavo a domandarmi il motivo.
Eppure il sorriso che mi rivolse era tranquillo e pacato, quasi volesse cedermi quel poco di tranquillità che possedeva.
Avvolse le mie spalle con un braccio e stampò un bacio sulla mia fronte prima di tirarmi verso il portone d'entrata di quel palazzo.
Era un quartiere tranquillo quello, poca gente passava o ingombrava le strade di quel posto e quei volti che si incontravano erano tutti sistemati e cordiali.
Harry salutò con un sorriso una donna assolutamente bellissima, oserei dire, che incontrammo mentre salivamo le scale; lei ricambiò richiamando il suo nome e poggiando una mano sulla spalla del ragazzo al mio fianco.
Mi ritrovai a desiderare di poter allontanare quella mano e con un bruciore allo stomaco; rabbia che infastidiva i miei pensieri.
Ad ogni modo, quella bruciante sensazione si alleviò quando Harry proseguì, trascinandomi con se su per le scale e lasciandomi l'ennesimo bacio sulla pelle, placando del tutto ogni altro istinto.
Avvolsi il braccio attorno la sua vita, posando un bacio sul suo petto, al di sopra della camicia.
Eppure, mentre continuavamo a salire le scale, mi concessi pochi minuti per pensare e cercare di capire chi quella donna potesse essere e che genere di rapporto potesse possedere con Harry.
Ipotizzai fosse una vecchia amica, corrugai la fronte quando l'idea che quella donna fosse più di un'amica, persino una vecchia fiamma, sfiorò la mia mente.
Cacciai via quell'assurda e decisamente fuori luogo, preoccupazione, camminando affianco ad Harry fino a fermarci dinanzi una porta in legno.
Lo guardai tirare fuori dalla tasca del suo giubbotto un mazzo di chiavi.
"Che fai, Harry?"
"Ti porto nel mio mondo."
Schioccò la lingua sul palato, aprendo la porta e facendomi cenno d'entrare con il capo.
Seguii silenziosamente i suoi passi, guardandomi attorno ed apprezzando ciò che i miei occhi avevan davanti.
C'eran tanti di quei quadri, decine, appesi alle pareti, o appoggiati a terra; colori accumulati su di un tavolo, confusi con pennelli di ogni tipo; qualche macchia di differenti colori ricopriva la superficie di quel tavolo; un divano, un piedistallo, una libreria, quaderni e matite, affollavano quella stanza.
Ma più di tutto mi colpì un quadro, un particolare quadro, appeso imponente sulla parete al di sopra del divano, fatto di colori scuri e forme cupe e confuse. Sembrava tanto simile ad dipinto di quell'uomo che tanto m'aveva colpita alla prima mostra di Harry in cui ero stata.
Piacevolmente constatai il talento di Harry, mentre osservavo rapita quel quadro dai colori cupi e dalle forme sbiadite, ma perfette.
A stare lì, ferma, a guardare quel disegno mi sentivo persa in un altro universo.
Le mani di Harry, che sfioravano le mie, mi riportarono alla realtà.
"Hai detto che avresti voluto guardarmi dipingere." Disse, "oggi è quello che farai."
Il mio cuore palpitò al ritmo quasi di un pazzo e lo guardavo ammaliata, eccitata, emozionata.
Di Harry volevo sapere ogni cosa. Guardarlo dipingere era un po' tutto.
Sentivo come se lui fosse pieno di così tanto, e guardarlo mentre incideva su di una tela colori e forme accuratamente pensate significava comprendere tutto questo tanto.
Harry era infinite e poco più sfaccettature.
Lo seguii con gli occhi, lui si sedette su di uno sgabello, prendendo dal tavolo vicino un pennello ed imbevendolo in una ciotola d'acqua.
"Hai mai letto Oceano Mare di Alessandro Baricco?" Domandò, portandosi il pennello tra i denti, in modo tale da poter legare i capelli.
Notai come le sue dita fossero abili, quasi abituate a quei gesti.
"No." Mormorai.
Con una mano mi fece cenno d'avvicinarmi a lui ed io avanzati fino a restare pochi e quasi invisibili centimetri lontana da lui. Ma a lui non bastava: tirò il mio braccio ed io toccai le sue spalle con le mani mentre lui si chinava a lasciarmi un bacio sulla guancia.
Con Harry avevo imparato che non per forza gesti come questo dovevano avere un senso o una spiegazione; a volte c'era soltanto la voglia di farlo, di toccarsi e sentirsi vicini; era abbastanza.
Accarezzai le sue guance quando lui lasciò andare le mie mani, ma mi guardò negli occhi senza dire assolutamente nulla.
Gli baciai dolcemente il volto e lui sospirò, deglutì ed io guardai attentamente il modo in cui le sue labbra si contrassero.
"C'era quest'uomo, Plasson, ch'era un pittore, anche un po' strano." Disse.
Capii stesse parlando del libro.
Avevo vagamente sentito parlare di quel libro, da qualche parte, in libreria molte persone lo richiedevano, eppure non ero mai stata interessata a leggerlo; quell'interesse mi sorse mentre l'ascoltavo parlare e lo guardavo, scorgendo l'interesse e l'ammirazione per tale racconto.
"Disegnava il mare con il mare."
Corrugai la fronte, cercando d'interpretare la sua frase.
"Vuoi sapere come quest'uomo riuscì a spiegare ad una bellissima donna questo concetto? Intendo dire: disegnare il mare con il mare."
Annuii, appoggiata ancora con le mani sulle sue spalle.
Mi sorrise, ammaliata seguii i suoi gesti.
"Te lo mostro."
E così afferrò il pennello che prima aveva intinto nella ciotola d'acqua e con un gesto rapido passò le setole del pennello sulle mie labbra.
Bagnarono le mie labbra, che io subito morsi, assaporando il gusto su di queste: era salato.
L'aspro sapore del mare.
Capii allora cosa intendesse: avrebbe dipinto il mare, usando l'acqua del mare.
Ancora più attratta dai suoi gesti, lo guardai sorpresa, sfiorandomi la bocca con la punta delle dita. Harry fissava senza scrupoli i miei piccoli gesti, sembrava quasi rapito dalle mie azioni e senza alcuna riservatezza si leccò le labbra, scuotendo in me la spietata voglia d'afferrargli il volto e baciarlo.
Più volte avevamo sfiorato il sapore delle nostre labbra, quasi per un filo toccato le sensazioni di quel nostro bacio mancato.
Io stavo ancora aspettando il momento in cui uno dei due si sarebbe stancato di tutto quel tempo a pregustare un bacio, che avrebbe potuto benissimo concedere, e avrebbe dato fine una volta per tutte all'immaginazione, rendendolo verità concreta.
"Dipingerai il mare con il mare, allora?" Sussurrai.
"Sì." Spostò gli occhi sul bianco pallido e vuoto della tela, "io però userò dei colori ad acqua." Sorrise.
"Perché? Quell'uomo cosa usava?"
"Assolutamente niente, su quella tela c'era solo il puro sapore del mare."
Sembravo essere sempre più colpita dal suo racconto e dai suoi movimenti, mentre accuratamente versava un po' di nero sulla tavolozza in legno, macchiata da differenti chiazze di colori, e con il pennello bagnato prendeva un po' di colore.
"Plasson non riusciva mai a dipingere il mare perché per farlo necessitava di capire dove questo iniziasse, quali fossero i suoi occhi. Finché non capì che gli occhi del mare sono le navi." Disse.
Incrociai le braccia al petto, pochi centimetri lontana da lui, abbastanza vicini da sentire il calore del suo corpo; ascoltavo attentamente le sue parole, abbozzando nella mia mente la figura di quell'uomo di cui lui parlava.
Lo immaginavo come uno svitato, quasi, dalla folta barba bianca e dagli occhi blu, dai vestiti di una vita consumati, ma comodi per stare intere ore a fissare il mare per cercare di capire quali sono gli occhi di quest'immensità.
"Noi oggi non abbiamo visto delle navi." Continuò.
Mi guardò per pochi secondi, dritto negli occhi com'era suo solito fare.
Ressi a stento il suo sguardo.
"Allora sarai tu il punto in cui questo dipinto inizierà. Sarai tu gli occhi del mio oceano mare."
Rimasi a bocca asciutta, a corto di parole.
Harry continuava a sorprendermi con quella sua strabiliante capacità di sottrarmi il respiro. Diceva sempre cose capaci di zittirmi per intere ore, mentre cercavo invano di realizzare ciò che le sue labbra avessero pronunciato.
Era un uomo dalle mille qualità.
Non avevo mai pensato di poter essere tanto per qualcuno, eppure Harry aveva proprio detto che sarei stata gli occhi del suo mare, non di qualsiasi altro.
Lui aveva scelto me come inizio di quel bellissimo spettacolo. Ed io ero più che onorata, affascinata, quasi innamorata, direi.
Accostò il pennello sulla superficie ruvida della tela, tracciando una linea scura.
Mi persi a guardarlo, lui si perse a dipingere. Entrambi troppi presi da quell'atmosfera tranquilla e, aggiungerei, intensa.
Harry dipingeva, intingeva il pennello tra i colori, lo passava sulla tela, tracciando il mare; sembrava quasi magico.
Non mi allontanai, in piedi tutto il tempo al suo fianco, ad apprezzare quell'opera d'arte, che non era solo il dipinto, la vera e propria opera era Harry, concentrato a fare ciò che più amava.
Gli sorrisi quando si voltò a guardarmi per pochi minuti.
"È bellissimo." Sussurrai.
È bellissimo il dipinto, è bellissimo il mare, è bellissimo ciò che fai e ciò che dici, sei bellissimo tu.
Se ne stava silenzioso, a guardarmi, pensando a chissà cosa, con una mano sulla coscia ed una a stringere il pennello tra le dita. Dopo un po', appoggiò quest'ultimo sul tavolo, lasciando che il colore sporcasse ulteriormente la superficie, ma non sembrava importargli, era concentrato su di altro, le sue azioni erano sicure e decise, le sue attenzioni non erano più centrate nel dipinto, non mentre afferrava il mio volto con le mani e mi guardava con un bagliore intenso negli occhi.
"Sto impazzendo." Sussurrò.
Le sue iridi erano puntate alle mie labbra ed io era come se riuscissi finalmente a sentire quel bacio.
Quel bacio che sembravamo sempre essere sul punto di scambiarci, ma senza mai riuscirci, quel bacio che tanto entrambi avevamo segretamente desiderato e la notte sognato.
Con le dita macchiate di blu sporcò i miei zigomi, io con le mani strinsi la sua camicia.
Ma prima che le sue labbra potessero toccare le mie, qualcuno ci interruppe bussando alla porta.
"Non apro." Sussurrò.
"Forse dovresti."
La mia bocca parlava, le mie labbra desideravano tutt'altro.
Chinò il capo, scivolò con una mano sui miei fianchi.
Sentii il mio corpo riscaldarsi, il cuore battere, le mie labbra seccarsi. Necessitavo allora più che mai quel contatto.
Ma bussarono ancora ed Harry strinse gli occhi, la sua mano sul mio fianco intensificò la presa scontrando i nostri corpi.
"Harry, andiamo, lo so che sei qui ed io ho dimenticato le chiavi di casa." Disse chiunque stesse dietro la porta.
Harry sospirò, riaprendo gli occhi ed accarezzandomi le guance; baciò dolcemente la mia fronte e con i pollici cercò di pulire il mio viso dal colore blu mare.
Il mio corpo si raffreddò di colpo e le mie mani presero a tremare quando persero il loro appiglio e lui si allontanò per aprire la porta.
Tirò fuori un mazzo di chiavi dalla tasca posteriore dei suoi jeans, aprendo la porta; non perse tempo ad appoggiarle sul petto di un ragazzo alto e biondo che aspettava a braccia conserte dietro il legno della porta.
"Adesso sparisci." Gli disse.
"Ehi, aspetta! Cosa stavi facendo?"
Mi risvegliai dal mio trans, puntando gli occhi verso l'entrata, cercando d'intravedere meglio chiunque ci fosse dietro. Quest'ultimo mi vide e sorridendo sorpreso spinse Harry per le spalle.
"Nick." Borbottò quest'ultimo infastidito.
"Io ti ho già vista da qualche parte."
Sorrisi imbarazzata, stringendomi nelle spalle. Non conoscevo quell'uomo, nonostante il suo aspetto mi ricordasse tanto qualcuno.
E quando Harry lo affiancò, guardandoli, compresi chi fosse: era il fratello.
Avevano lo stesso sorriso, gli stessi occhi, lo stesso aspetto attraente. Ricordai di quando Harry m'aveva parlato di lui e riuscii ad inquadrare meglio la figura di suo fratello.
"Ma certo! Tu sei Scarlett!" Esclamò.
"Nick! Dovresti andartene." Lo richiamò Harry.
Sentivo come se il fratello sapesse qualcosa che Harry non voleva si venisse a sapere, perciò ridacchiai, divertita da quella scena: Harry lo spinse per le spalle, imprecando sotto voce.
"Fratellino, voglio solo conoscerla."
Timidamente mi avvicinai a loro e guardai bene il ragazzo alto e biondo che affiancava il ragazzo di cui invece mi ero perdutamente cotta.
Sentivo ancora le mani tremare ed il mio cuore battere, parte dei miei pensieri era rimasta bloccata a pensare a quel bacio, ancora, mancato; eppure volevo conoscere quel ragazzo, mi affascinava essere davanti a colui per il quale Harry possedeva tanta ammirazione.
Da quando conoscevo quest'ultimo avevo capito che non per tutti stravedeva e nonostante ciò per suo fratello sembrava essere disposto a dare anche la vita.
Volevo essere in grado di percepire tale legame.
"Io sono Nick, il fratello di Harry." Si presentò, porgendomi la mano sinistra.
"Beh, il mio nome già lo conosci." Risposi, ricambiando la stretta di mano.
"Credimi, conosco molto più di quello. Harry non fa altro che parlarmi di te." Ammiccò verso il fratello, sorridendo.
Sorrisi imbarazzata, rivolgendo poi un'espressione confusa ad Harry, che si portò le mani davanti gli occhi, cercando comunque ed invano di sopprimere un sorriso.
Li guardai per un po' bisticciare, proprio come due bambini e soltanto guardandoli riuscii davvero a percepire il loro legame.
Un legame indissolubile li teneva stretti, più di chiunque altro, litigavano ma poi ridevano, entrambi avrebbero stretto un patto anche con il diavolo, pur di salvare l'anima dell'altro; fu questa l'impressione che ebbi nel guardarli. Li invidiai.
"È bello vedere mio fratello con una ragazza." Mi disse Nick.
Annuii e lui continuò.
"Prenditi cura di lui, sempre."
Deglutii dinanzi al suo sguardo attento e severo, domandandomi per quale motivo mi stesse dicendo quelle parole.
"Nick." Lo ammonì il fratello.
Harry gli posò una mano sulla spalla.
L'atmosfera era di colpo cambiata: tutto si era fatto più intenso e serio, quasi da mettermi in soggezione.
Ma Nick sorrise, cambiando ancora discorso.
"Sì, okay, ho capito. Devo togliermi dalle palle."
"Finalmente!" Esclamò Harry.
"È stato un piacere conoscerti, Scarlett!" Urlò prima che Harry lo spingesse fuori dalla porta.
Persa a guardare il dipinto, incompleto, del mare non riuscii a rispondere.
Pensavo ancora allo sguardo attento di Nick, alle parole di quest'ultimo prima che suo fratello arrivasse, il quasi bacio, il suo oceano e questo dipinto salato.
Ricordai il sorriso del ragazzo biondo appena andato via, collegandolo al giorno in cui Harry mi disse che d'aspetto erano tanto simili, ma possedevano due caratteri così differenti. Constatai quella sera la verità di quelle sue parole.
"Tu-" provai a dire, ma le mie parole furono interrotte.
Un bacio senza eguali, fu quello che ci scambiammo.
Le sue mani avevano stretto il mio viso e le sue labbra si erano posate violentemente sulle mie, quasi fosse una necessità assoluta.
"Non c'è più tempo." Ringhiò, allontanandosi a stento pochi istanti.
Mi baciò come mai nessuno aveva fatto prima di allora. Harry era passionale, caldo, anche piuttosto ardente.
Come se il nostro respiro dipendesse da quel bacio; la testa mi girava, il cuore mi batteva da morire.
Un bacio proibito, bagnato e vergognosamente eccitante.
In pochi secondi ogni pensiero si spense e non restava altro se non noi, intrisi da una voglia matta di viverci senza regole e senza limiti.

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Buongiorno anche oggi!
Sono tornata anche se con qualche giorno di ritardo, scusatemi!
Comunque, bando alle ciance, Scarlett ed Harry diventano sempre qualcosa di più, provano qualcosa di più.
Ed io spero vi sia piaciuto il capitolo e vi aspetto, come sempre, nei commenti con le vostre opinioni!
Ricordate che mi fa sempre molto piacere sapere quello che pensate!
Endless love! xx

Di Vetro [HS]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora