30. Accanto a lui nessuna ragione

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Il sole a Londra quella mattina era più luminoso che mai ed i raggi penetravano prepotentemente all'interno delle finestre del salotto di casa mia. In giro non c'era nessuno; ancora una volta ero rimasta sola con i miei pensieri ed il mio taccuino.
In quei giorni avevo deciso di rileggere un po' ciò che la mia mente aveva nascosto per tanto tempo e la mia mano impresso poi con una penna tra i fogli di quel piccolo quaderno, ed avevo trovato infinite ragioni e motivazioni per portare avanti il mio piccolo-grande progetto.
Leggendo, mi ero accorta che nell'ultimo mese ogni singola parola scritta era rivolta ad Harry, a ciò che lui mi faceva provare ed inevitabilmente la mia mente era stata pervasa da talmente tanta di quell'ispirazione che frenare le mie mani dallo scrivere tante di quelle pagine era stato impossibile. Era come se la svolta più intima e profonda che la nostra storia aveva preso, mi avesse permesso di proseguire in quella storia che invece in quel libro volevo raccontare. Certo, forse le condizioni e gli avvenimenti non erano proprio gli stessi di quelli passati con Harry, ma le emozioni erano indubbiamente quelle; d'altronde, ripeto, che non avrei saputo scrivere null'altro se non la verità.
Passarono ore prima che smettessi di scrivere e la mia mano pregasse per un po' di tregua; mio padre mi diceva sempre che avrei dovuto iniziare a scrivere su di un computer, ma io ostinatamente continuavo a restare fedele al dolce profumo della carta e all'inchiostro nero della penna che mi macchiava le dita.
Ordinai i fogli completamente tracciati dall'inchiostro nero della mia penna, segnati dalle mie parole e dai miei ricordi. Ma non feci in tempo a conservarli in un raccoglitore che qualcuno bussò alla porta.
Avevo già un sospetto su chi fosse e per questa ragione il mio cuore prese a battere più veloce; corsi ad aprire e niente avrebbe mai potuto frenare il sorriso che nacque sul mio viso quando i miei occhi incontrarono quelli verdi di Harry e senza pensarci troppo avvolsi il suo collo con le braccia per attirarlo a me, stringerlo, sentirmi completa, perfetta. Lui mugolò, ricambiando volentieri quell'abbraccio.
La scorsa notte no, non avevamo fatto l'amore, ma per infinito tempo c'eravamo sussurrati svariati ti amo. E poi lasciarsi andare era stato difficile, quasi impossibile; pensare di non potersi vedere per ore era angosciante, ma gli impegni ci avevano trascinato via l'uno dall'altro.
Non riuscivo più a stare senza di Harry.
"Hai fatto presto." Mormorai con le labbra premute sul suo petto.
"La signora Adison oggi era particolarmente di buonumore, ha scelto subito i quadri che preferiva." Sorrise.
Quella mattina era andato a consegnare un ordine ad una signora particolarmente difficile ed Harry mi aveva raccontato che, nonostante tutto, tra i tanti pittori a Londra lui era l'unico ch'era riuscito a venderle più quadri nel corso della sua carriera. Mi raccontò poi che la conosceva da quand'era ragazzino, ch'era stata proprio questa donna stravagante e difficile, a spingerlo a coltivare questa passione. 
Amavo guardarlo mentre mi parlava di quanto adorava il suo lavoro, di quanto lo facesse sentire pienamente soddisfatto chiudersi nel suo mondo e dipingere le sue sensazioni.
Accarezzai il suo viso, mentre lui si chinava per baciarmi, ma la suoneria del mio cellulare proveniente dalla mia stanza, mi costrinse ad allontanarmi.
"Aspetta." Sorrisi.
Harry scosse il capo, accennando un sorriso malizioso ed afferrandomi il volto con le mani per premere la bocca sulla mia e baciarmi più forte.
"Harry." Mugolai tra un bacio ed un altro.
"Non mi scappi." Ringhiò.
Con una mano afferrò saldamente il mio fianco, per costringermi, che poi tanto costringermi non era, a continuare a baciarlo.
C'erano le nostre labbra che schioccavano, le nostre mani che si toccavano e si stringevano, i nostri corpi che si abbracciavano e si sfioravano come se entrambe le nostre vite dipendessero da tutto questo.
Il mio cellulare smise di squillare, ma riprese pochi minuti dopo; eppure la mia attenzione era completamente focalizzata su di Harry, al suo corpo, alla sua presenza che mi sottraeva il respiro. Strinse di più la presa sulla mia nuca, affondando le dita tra i miei capelli e spingendo ancora la bocca sulla mia, in un bacio che a poco a poco mi bruciava e mi consumava.
Che io lo sapevo, baciandolo in quell'istante, sussurrandogli la notte prima e poi per tutta la vita ti amo, stringendolo forte a me fino a sentire il suo corpo riscaldarmi, che non c'era più via d'uscita.
Lo amavo.
Finalmente la suoneria del mio cellulare cessò di rimbombare all'interno di quella casa silenziosa, occupata soltanto dal rumore che il nostro amore generava attraverso gli infiniti baci.
"Sei mia," sospirò, "solamente mia."
Afferrai le sue spalle, toccandolo avidamente, ma il tessuto della sua maglietta mi provocò fastidio, rendendomi impossibile toccare direttamente la sua pelle con le mani.
"Quando tornano i tuoi?" Domandò.
"Questo pomeriggio." Riuscii a rispondere tra un bacio ed un altro e lui sorrise consapevole delle nostre voglie e contento di poterle soddisfare.
Il mio desidero di toccarlo fu realizzato allora dalle mani di Harry, che frettolosamente sfilarono via dal capo la sua t-shirt grigia. Percorsi bramosamente con i polpastrelli il suo addome, godendomi la sensazione del suo corpo muscoloso sotto le mie dita; era quasi appagante poterlo toccare.
Lui mi aiutò a togliere la mia maglietta e dopo un po' il resto dei miei vestiti, mentre io sospiravo, respiravo e stringevo gli occhi a causa della sua bocca premuta sul mio viso, poi sul mio collo, infine sul mio petto.
Era come se stringersi non fosse mai abbastanza e che allora diventasse sempre più necessario legarsi e fondersi fino a creare un unico respiro ed un unico battito cardiaco stremato dalla potenza dei nostri sentimenti.
Per questo raggiungere camera mia al piano di sopra ci fu impossibile, per non consumare nemmeno un briciolo di tempo, facemmo l'amore proprio sul divano. Forse avrei dovuto esserne imbarazzata: farlo lì dove i miei genitori si coccolavano e guardavano un film; ma a pensarci mi veniva soltanto voglia di ridere, mentre guardare Harry sospirare mi spingeva verso il peccato, verso la passione, l'arduo desiderio di farlo ancora.
Rilasciai un grande respiro, appoggiandomi al petto scoperto di Harry. Ogni volta sembrava più intensa delle altre.
"Stai bene?" Mi domandò, con voce rauca.
Annuii, accennando un sorriso, incapace di formulare una qualsiasi frase di senso compiuto. Mi accarezzò i capelli e strinse il mio corpo, ridacchiando.
"Perché ridi?"
"Perché sono felice."
Mi guardò dritto negli occhi, verde contro blu, e con l'indice sfiorò la punta del mio naso; gli sorrisi, allungandomi per lasciargli un piccolo bacio sulla guancia.
"Ho voglia di un bel bagno caldo." Mormorai, "Ti va di farlo con me?"
"Va bene."
Allora mi alzai, coprendomi con la sua maglietta e guardandolo seguirmi, lui invece ancora completamente nudo, dentro il bagno. La porta si chiuse alle nostre spalle e noi ancora una volta ci lasciammo trasportare dall'amore.

Di Vetro [HS]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora