39. Morire per te

2.2K 121 6
                                    

Mi ci volle davvero tutta la mia forza per raccogliere ogni frammento di me stessa e rialzarmi dal prato gelido sotto i palmi delle mie mani. Con le lacrime secche sul viso, ormai senza più essere in grado nemmeno di continuare a piangere.
Mi aveva lasciata lì, al freddo; era corso via, via da me, via dal calore di casa sua, per andare lì dove ogni cosa secondo lui sarebbe migliorata, ma senza riuscire mai a capire che in realtà era tutto sbagliato. Lui che scappava via da me era sbagliato, lui che preferiva morire, credendo invece di fare la cosa giusta, era dannatamente sbagliato.
Deglutii. Non volevo tornare a casa, non volevo rivedere i miei genitori e dare loro conferma del fatto che Harry non voleva essere aiutato. Non sapevo come comportarmi, o cosa fare, così decisi di andare da Renée, forse lei avrebbe potuto aiutarmi.
Ebbi abbastanza tempo per riflettere sulla situazione, cercando invano di comprendere il comportamento ostile di Harry, durante il tragitto a piedi verso casa di Renée. Sembrava andare bene tutto quanto, sembrava essere dispiaciuto mentre mi confortava l'intera notte e metteva a tacere le mie paure, sembrava tutto sollevarsi mentre facevamo l'amore in quella doccia. Ma evidentemente mi sbagliavo, era stata tutta un'illusione, perché niente andava bene, ed io non avrei mai potuto capire le sue scelte. Io ero lucida, lui stava smettendo d'esserlo.
Quando bussai alla porta di Renée, la testa mi scoppiava. Un dolore lancinante stava lentamente avvelenando ogni cosa che dentro di me ancora cercava di aggrapparsi all'amore che provavo per Harry. Ma non era così semplice, amarlo era diventato così terribilmente difficile. Difficile e doloroso.
Non che io abbia mai voluto qualcosa di semplice, non mi sono mai piaciute le cose facili da ottenere e da mantenere, è tutto più bello se lotti un po' per averlo ed un altro po' per tenerlo con te.
Ma tutto quello era troppo difficile, non più del previsto, ma più del dovuto.
Mi ero innamorata di un ragazzo che da un po' si drogava e non era una passeggiata stargli dietro, cercare in tutti i modi di fargli capire che quello non lo aiutava affatto, ma lo allontanava soltanto dalla vita.
Io ci mettevo me stessa, il mio cuore, la mia anima, la mia testa; ma non bastava.
D'altronde, quando si ama sembra non bastare mai quello che siamo in grado di dare e di essere.
Renée mi aprì la porta, in pigiama e con i capelli scompigliati; probabilmente l'avevo svegliata. Ma i suoi occhi si sbarrarono e la preoccupazione fu evidente sul suo volto quando mi vide. Chiaramente mi si leggeva sul viso quanto stessi uno schifo.
"Scarlett, tesoro, cosa ci fai qui a quest'ora? Cos'è successo?"
E fu a quel punto che tutte le mie sofferenze cercarono di disintegrarmi, cercarono sfogo, lasciando che le lacrime bagnassero ancora una volta il mio volto.
"Harry." Singhiozzai, "I-io e lui abbiamo litigato e poi è andato via, e mi ha lasciata da sola." Buttai tutto fuori, continuando a singhiozzare.
Riuscivo a stento a respirare.
Le braccia di Renée mi strinsero, le sue mani mi accarezzarono la schiena, cercando invano di dar freno a quei miei singhiozzi.
Se solo ci ripensavo al modo in cui Harry mi aveva spinta e poi lasciata sola, del mio cuore non resta più nulla.
"Vieni, entra."
Renée mi accolse nella sua calda dimora, continuando a cullarmi con le sue mani, gentili ma piene di calli. Le mani di una donna che ha lavorato tanto, che senza marito ha dovuto darsi da fare, che ha imparato come cullare gli incubi dei figli.
I miei singhiozzi smisero di essere tanto persistenti e rumorosi, quando ci sedemmo in salotto e Renée mi porse un bicchiere d'acqua.
Mi guardò berlo lentamente e mi lasciò un po' di tempo, il necessario per calmarmi, prima di pormi qualche domanda.
"Ti va di raccontarmi bene quello che è successo?"
Girai e rigirai l'anello che portavo al dito. Mani tremanti e cuore in procinto di disintegrarsi, in mille frammenti irricomponibili.
Tirai su col naso, chiedendomi nella mente se fosse il caso di dirle tutta la verità. Alla fine scelsi di dirle tutto perché Renée forse era l'unica in grado di aiutarmi, l'unica capace di dirmi come comportarmi.
"Harry ha iniziato a drogarsi e non vuole essere aiutato." Presi un grande respiro, "Dice di stare bene, ma non fa altro che riempirmi di menzogne. Anche i suoi baci sono diventati bugie."
L'espressione sul viso della donna che mi era sempre stata accanto, sin da piccola, non si scompose. Forse lei aveva sentito parlare di questi argomenti talmente tanto, che non la sorprendevano più.
"I miei genitori l'hanno scoperto e vogliono allontanarmi da lui. Io lo amo, non ce la faccio a lasciarlo andare, ma ho paura che possa scegliere lui di finirla con tutto questo, con quello che siamo diventati."
Mi passai le mani sul viso. Più ne parlavo, più mi sembrava assurdo. Innamorarsi dovrebbe essere la cosa più bella del mondo. Forse io avevo sbagliato in qualcosa.
"Ho paura. Io non voglio perderlo, perderei me stessa se dovesse succedere."
La mia mente già vagava per le immagini delle fini più tragiche e sofferenti. La morte era quella che più di tutti mi terrorizzava, quella che più di tutti si avvicinava. Un volto nero che sostituiva quello di Harry, risucchiandogli la vita, spegnendo la luce nei suoi occhi verde smeraldo, e mi lasciava da sola a crogiolarmi nel mio lancinante dolore.
"Ognuno ha il suo modo di capire l'errore che sta commettendo, Scarlett. C'è chi lo capisce con le cattive, c'è chi lo capisce con le buone." Mi disse, "Tu conosci Harry, non è vero?"
Annuii.
Prese le mie mani tra le sue e le strinse, quasi volesse infondermi un po' del suo coraggio, un po' della sua forza, quella che le permetteva di non crollare ogni giorno pur sapendo che i suoi figli continuavano a lottare per uscire da quel tunnel buio della droga.
"Allora devi cercare di fargli capire cosa rischia di perdere. Ma prima di tutto devi capire tu cosa Harry non vorrebbe mai perdere."
"I-io non lo so. Non avrebbe mai voluto perdere Nick, ma è successo."
"Stagli vicino, urlagli contro, se necessario, o accarezzalo se è troppo spaventato per capire. Le persone come Harry non sono facili da capire, ma tu puoi alleviare il suo dolore. Ho visto come ti guardava, ti ama, te lo lascerà fare."
Annuii ancora, prima di allungarmi verso di lei per abbracciarla e ringraziarla.
Mi accolse a casa sua, per quella notte, dandomi delle coperte e riportandomi alla mente i giorni in cui anche da bambina mi rimboccava le coperte prima di lasciarmi dormire. Un senso di nostalgia mi prese d'assalto a quel ricordo; mi mancava essere una bambina, tutto era più semplice, ogni cosa era un continuo sognare e niente sembrava riuscire davvero a ferirmi.
Avrei preferito continuare a non capire.

Di Vetro [HS]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora