Tre mesi dopo.
"Niente di bello dura per sempre", avevo letto da qualche parte un po' di tempo fa. Non ci credevo però, mi sembrava assurda tutta questa negatività. Non si può vivere con questa convinzione, c'è il rischio di non essere mai felici perché ci si aspetta inevitabilmente che prima o poi tutta questa felicità finisca.
Eppure, certe volte, dovremmo crederci, almeno soffriamo di meno quando questo nostro bello arriva alla sua fine.
La verità però sapete qual è? La verità è che siamo tutti un po' meschini, un altro po' egoisti, del tutto avidi, e tutto il nostro momento di gloria e di felicità vorremmo non finisse mai; c'è ne prendiamo cura arditamente, puntigliosamente, ci nutriamo dei sorrisi di coloro che ci aiutano, di coloro che ci amano, per accrescere il nostro stare bene. La verità è che siamo tutti un po' stupidi, stupidi ed illusi; stupidi, illusi, ma felici.
E cos'è meglio per questa vita? Essere stupidi, illusi, ma felici? O essere sinceri con noi stessi e con questa realtà, non prenderci più di quanta felicità ci spetta, anche se col rischio di essere, in parte, eternamente infelici?
Io, personalmente, ho sempre preferito essere ingenua, stupida, speranzosa, completamente illusa e felice. Felice con Harry, felice con la nostra realtà illusoria: nessun problema avrebbe potuto mai abbatterci, la mia gravidanza così bene accolta, nemmeno la dipendenza disastrosa di Harry, che sembrava semplicemente essere sparita come se non ci fosse mai stata.
Illusione.
Percezione od opinione falsata da un errore dei sensi o della mente.
Errore.
Quello ch'eravamo noi.Raccolsi il mio piatto e le mie posate dal tavolo, mentre Harry faceva lo stesso e come due stupidi ci scontravamo, cercando di posarli nella lavastoviglie. Gli sorrisi; un sorriso che lui ricambiò dolcemente, ma che non raggiunse mai i suoi occhi. Era questo il problema: non coglievo più i segni; ero stata talmente tanto inglobata dalla mia illusione, che il suo sorriso stentavo a riconoscerlo quand'era tanto falso. Era un modo per fuggire dai problemi, scappare da verità potenzialmente distruttive, così era più semplice. Ripetere che tutto andava bene, ripetere che Harry stava bene, ripetere che per me era lo stesso, ripetere mille bugie fino a convincermi che fossero tutte verità.
Silenziosamente Harry uscì dalla cucina, mentre io finivo di rimettere a posto. Lo trovai così seduto sul divano in salotto, con la tv accesa, il telecomando in mano, gli occhi rivolti al film che stavano proiettando, ma lo sguardo perso. Mi avvicinai a lui, spostando il cuscino dal suo fianco, per potermi sedere. Mi accolse, portando un braccio attorno alle mie spalle e l'altra mano sulla mia coscia, abbandonando il telecomando sul divano. Lo guardai percorrere con la mano la mia coscia, coperta da uno strato di leggings soltanto, fino ad arrivare al mio ventre. In quell'ultimo periodo era diventato sempre più evidente, crescendo ed impedendomi di indossare determinati vestiti e costringendomi piuttosto a rubare più spesso dall'armadio di Harry. Adesso notavo di più gli occhi della gente sul mio corpo, gli occhi invadenti di coloro che scrutavano i mutamenti delle mie forme e del mio pancione sempre più evidente, e poi gli occhi di coloro che mi giudicavano nel momento in cui sulle dita delle mie mani non trovavano nessuno anello. Ma nessuno conosceva la mia storia, la storia di Harry, la nostra storia ed il nostro amore. Nessuno conosceva noi.
Harry rimase fisso a guardare la sua mano poggiata sul mio ventre, concentrato su ciò che toccava e come lo toccava, con delicatezza e prudenza. Riuscivo a scorgere l'esitazione nelle sue dita che alzavano il maglione che stavo indossando, per scoprire la mia pelle; riuscivo a cogliere il timore nei suoi gesti, mentre disegnava il contorno della parte più sporgente, all'altezza dell'ombelico. Sembrava star cercando qualcosa, concentrato sui suoi stessi gesti, ma io non riuscivo a capire cosa di preciso frullava nella sua testa.
"A cosa pensi?" Gli chiesi allora.
Abbassò il maglione, comprendo la mia pelle e spostando la sua mano nello spazio tra le mie cosce. Non mi guardò.
"Niente di importante." Rispose a bassa voce.
Nascose il viso nell'incavo del mio collo, sfuggendo dal mio sguardo troppo curioso e troppo indagatore. Ed io finsi di credergli, preferendo i suoi baci sul mio collo e sul mio viso, preferendo le sue carezze e le sue illusorie rassicurazioni.
Così, tra una carezza e qualche bacio, un film al quale nessuno dei due realmente prestava attenzione, mi convinsi di essere felice tra le mura di quella casa ed in quel momento della mia vita.
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Di Vetro [HS]
FanfictionTi guardo dormire e mi chiedo come hai fatto ad arrivare fino a questo punto; mi chiedo ancora com'è stato possibile spezzare il tuo cuore fino a portarti a tanto. Forse sei di vetro: appari così forte, ma ti distruggi al primo impatto. ___ Stato: c...