9. Adesso

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Fa di nuovo freddo, fuori. Ma io non credo d'essermi mai sentita tanto al caldo, tanto al sicuro.
Ero appoggiata al muro accanto la porta di casa mia; Harry, con una mano sul muro accanto al mio viso, mi sorrideva.
Più passavano i giorni, più mi ritrovavo ad apprezzare ogni sfaccettatura di quello che Harry era. Apprezzavo, o meglio, amavo i suoi silenzi; ero stata totalmente rapita dai suoi sorrisi e dai suoi occhi, o dal suo modo assurdo ed incredibile di guardarmi. I suoi occhi erano sempre attenti e curiosi, seguiva continuamente ogni mio gesto, guardandomi come non avesse mai visto niente di meglio. Per non parlare dei suoi modi sofisticati e tanto affascinanti di porsi; era incredibilmente attraente anche soltanto chiamando il mio nome.
E potrei stare qui ore ed ore a parlare di quanto e di quante cose avessi iniziato ad apprezzare in lui, ma il tempo non è mai abbastanza, così come non sono abbastanza le parole con cui apprezzarlo, così come non esistono abbastanza termini di paragone.
Le mie mani erano ghiacciate, il mio corpo era freddo e sentivo le mie labbra seccarsi dal leggerlo vento che soffiava a Londra quella mattina. Eppure il corpo di Harry irradiava calore, tanto da riscaldare il mio corpo attraverso la sua mano, posata dolcemente sul mio fianco. Tenevo, infine, le mani nascoste dietro la schiena, nel vano tentativo di riscaldarle.
"In realtà, mi piacerebbe poterti guardare mentre dipingi." Dissi, sorridendo.
Avevamo iniziato un buffo dibattito, ricco di insinuanti e divertenti frecciatine, su quanto per Harry potesse risultare noioso mentre dipingeva e quanto io invece lo credessi affascinante.
"Sul serio? Credimi, sono snervante, peggio di una ragazza ed i suoi sbalzi d'umore assurdi." Ridacchiò.
"Come no."
Gonfiai le guance, burlandolo e facendogli una linguaccia, quasi fossi una bambina, contro la sua pessima allusione riguardo il repentino cambio d'amore di una donna. Ad ogni modo, l'istante dopo stavamo entrambi ridendo dei nostri comportamenti.
Stare con lui mi piaceva come non m'era mai piaciuto stare con qualcuno.
Harry si chinò sul mio viso, dopo aver smesso di ridere, e vi lasciò un bacio.
L'aria divenne improvvisamente più calda, quasi come i nostri corpi fossero circondati da un accogliente alone di calore. Io trattenni il respiro, senza neanche rendermene conto, mentre le labbra di Harry continuavano a seguire un percorso inesistente lungo la mia mascella fino al mio collo. Allontanai le mani dal muro dietro la mia schiena, per poggiarle sul suo addome. Indossava una camicia a fiori aperta sul petto, dai quali si intravedevano due tatuaggi a forma d'uccello, e per questa ragione le mie dita fredde sfiorarono distrattamente la pelle del suo corpo. Ma Harry non si fermò, continuando imperterrito la sua scia di dolci e preziosi baci.
Dopo quella sera al cinema non c'eravamo più toccati labbra contro labbra, non c'era stato mai un contatto che permettesse alle nostre labbra di assaporarsi, seppur per poco tempo, ancora un'altra volta; ma passavamo molto tempo a dedicarci roventi e deliziose carezze, o baci su diversi punti delle nostri pelli scoperte.
Un'altra cosa che, tra quelle coccole, avevo imparato, era il suo profumo: piccante, ma t'inebriava totalmente.
A volte mi capiva, quand'ero ormai a casa e sotto le coperte, di sentire il suo profumo aleggiare tiepido ma insistente sulla mia pelle. Non era affatto una sensazione spiacevole, tutt'altro, cullava il mio sonno.
Altre volte, sentivo come l'impronta della sua bocca premuta sul mio collo. Amavo terribilmente quella sensazione.
Premuta così come la teneva in quel momento: indugiando bramosa e scottante.
Ma non bruciava, non faceva male, era piuttosto un'assoluta sensazione di paradiso.
Chinai il capo, appoggiando la fronte sulla sua spalla mentre il suo corpo si faceva più vicino al mio.
"Sei sempre così fredda." Sorrise.
Le mie dita avevano appena sfiorato il suo collo. Sorrisi, ma non curandomi di nulla e legando le mie dita tra i suoi capelli, soltanto per avere un appiglio e baciare delicatamente un punto al centro del sul suo collo.
Quasi a non stancarsi mai.
"Mani fredde, cuore caldo." Sussurrò, infine.
Mi soffermai a pensare riguardo quel detto, comunemente usato per gli innamorati.
Ma l'amore, io, non sapevo affatto cos'era. Non ancora.
"Quello è per gli innamorati." Sussurrai, a mia volta.
Spostò i capelli dal mio volto dietro le orecchie, con il mio viso tra le sue mani ed i suoi occhi puntati nei mei.
Lo stava facendo ancora: con gli occhi mi stava comunicando fin troppe parole ed io a stento riuscivo a capirne il senso di alcune di queste.
Ma quel nostro alone caldo, quella nostra bolla ardente, si distrusse secondi dopo, a causa di una voce poco lontana da noi.
"Scarlett!" Questa chiamò il mio nome.
Guardai Harry un'ultima volta con rammarico, prima che entrambi spostassimo gli occhi verso la figura di Erick che, alle spalle di Harry, ci guardava, adirato, aggiungerei.
Harry, che fino ad allora aveva coperto il mio corpo quasi fosse uno scudo, si spostò al mio fianco, guardando con riluttanza Erick, che invece si era avvicinato a noi ed aveva incrociato le braccia al petto. Il suo viso era storto da un'espressione confusa ed arrabbiata. Sapevo non avesse forti simpatie nei confronti di Harry, sin da subito era stato scettico nei confronti di quest'ultimo.
Le mani mie e di Harry si legarono, nascoste dietro la mia schiena. Ormai per le nostre mani era quasi un processo meccanico: trovarsi, sfiorarsi, afferrarsi.
Lanciai uno sguardo ad entrambi e poi parlai.
"Erick!" Dissi, sorpresa, "che succede?"
"Ti chiamo da un giorno, sei sparita."
I suoi occhi vagavano sul mio corpo, altre volte giudicavano palesemente e fastidiosamente Harry.
Mi tastai le tasche del giubbotto dove solitamente tenevo il cellulare, notando che queste erano vuote. Ricordai solo allora di non aver mai preso il cellulare dal comodino della mia stanza, nella fretta di uscire con Harry.
"Scusa, ho dimenticato il cellulare in casa."
In tutto quello, Harry era rimasto in silenzio, ma la sua mano non aveva lasciato la mia.
Erick annuì, ma la sua espressione non era affatto comprensiva; ad ogni modo, decise di non ribattere.
"Comunque volevo dirti che Amanda ci ha invitati a pranzo, deve parlare con noi."
"Quando dobbiamo andare?"
"Adesso, se non è un problema per te."
Annuii, segretamente delusa di dover lasciare Harry.
Lasciai la sua mano, ma posandole entrambe sulle sue spalle.
"Devo andare, mi dispiace." Sussurrai.
Accarezzò i miei fianchi, facendo un passo verso di me, avvicinando così i nostri corpi.
Era il suo che io amavo, erano le sue braccia che tanto mi facevan sentire al sicuro ed al caldo.
"Avrei voluto portarti fuori a mangiare qualcosa." Mormorò, dispiaciuto.
Lo guardai teneramente, accarezzandogli il viso.
"Ci vediamo domani, okay?"
Annuì, sorridendo.
Mi alzai sulle punte dei piedi per raggiungere il suo viso e lasciare un tenue bacio su entrambe le sue guance, temporeggiando al secondo bacio, cercando disperatamente di far durare più a lungo quel piccolo, ma paradisiaco, contatto.
"Ci vediamo."
"Ciao, Scar."
Le nostre mani si staccarono, i nostri corpi si allontanarono.
Sentii freddo.

Di Vetro [HS]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora