28. Sussurro spensierato

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Alla fine, la serata si era svolta tranquillamente. Harry aveva ben capito il vero fondamento di quella piccola comunità ed io ne ero certa sarebbe successo; ormai lo conoscevo abbastanza da capire che di me si sarebbe fidato e che difronte alla parola recupero non si sarebbe fermato.
Inoltre, tutti al Mondo Amico erano stati accoglienti e dolci, una grande famiglia. Harry aveva scherzato e riso con chiunque, quasi li conoscesse da una vita; questo ragazzo era così tanto perfetto.
Saltai giù dall'auto, talmente felice di potermi finalmente rilassare insieme ad Harry, magari abbracciati per un'intera notte, o a baciarci per intere ore, fino a che soltanto la necessità di respirare ci avrebbe allontanati.
Harry mi raggiunse dopo aver chiuso l'auto, avvolgendo un braccio attorno alle mie spalle e schioccando un bacio sulla mia guancia.
"Piccola mia." Disse al mio orecchio.
Sorrisi, allungandomi per stringerlo forte a me e lasciargli più di un bacio sul suo collo.
Avevo il cuore leggero, libero da ogni pensiero o forma di turbamento; tranquillo e sereno, circondato da quell'amabile sensazione di piacere scaturita dallo stare tanto vicina ad Harry.
Mi strinse la mano mentre entravamo in casa sua; non c'era nessuno, le luci erano spente ed il silenzio regnava. Soltanto la sera prima ero stata in quella casa, a presentarmi ai suoi genitori; buffo a pensarci mentre Harry prendeva il mio viso e mi baciava, attentamente e senza freni; la sua lingua era audace mentre rincorreva la mia, le sue mani curiose poste sui miei fianchi ed il suo respiro pesante.
Mi allontanai da quel bacio, sorridendo.
Guardandomi attorno il mio sorriso però si spense; immaginai quanto Harry, in quella casa così grande e così vuota, potesse sentirsi solo, e dopo aver perso i genitori biologici non era affatto giusto crescere in tutto quel silenzio e quel vuoto. Avevo conosciuto i suoi genitori e per quanto la madre mi avesse trasmesso un'immagine non poi così pessima del suo essere, era evidente che il lavoro nella sua vita occupasse un posto molto importante; così come suo padre.
"Sei sempre così solo in casa?" Domandai.
Harry fece spallucce, stringendomi per mano e trascinandomi fino alla sua stanza; entrai, lasciandomi subito andare sul materasso morbido del suo letto.
"Va bene, mi piace stare solo."
Mugolai come risposta, chiudendo gli occhi e godendomi un po' di quella nostra bellissima tranquillità. Harry mi seguì, coricandosi accanto a me.
Le nostre mani si sfiorarono e mi ricordai del giorno in cui le nostre dita si toccarono per la prima volta, i brividi che ostinatamente continuavano a tornare ogni qualvolta che succedeva, la voglia d'essere salvata dalle sue.
Stringersele per sempre come in quel momento.
Mi girai per poter poggiare la testa sul suo petto e sospirare mentre il battito del suo cuore tuonava nelle mie orecchie e mi riempiva il cuore.
Quello era il battito di chi era innamorato, ma io poco ancora ci capivo.
"Mi dispiace se ho reagito in quel modo; quel posto è davvero bello ed io sono felice d'esserci stato." Mormorò con le labbra appoggiate sulla mia testa.
Sorrisi, allungando un braccio per stringere i suoi fianchi.
Da un lato capivo il suo precedente atteggiamento dopo aver letto "comunità di recupero", chiunque avrebbe reagito in quel modo, me compresa.
Alzando il viso, incontrai i suoi occhi e mi persi nel guardarli e a pensare a tutta la loro bellezza e alla tremendamente piacevole sensazione che mi trasmetteva averli davanti, averli addosso, averli per me.
Quei suoi occhi erano stati, sin dal primo istante, il mio punto debole, la ragione che mi avrebbe sempre spinto a perdere la mia.
Allungai il viso per baciarlo; ridacchiò quando continuai a lasciargli baci sul volto dopo che le nostre bocche furono distanti. Amavo sentirlo ridere in quel modo, amavo sentirlo e vederlo felice, con il battito dei nostri cuori in sincronia ed il suo respiro irregolare.
Morsi giocosamente il suo collo, Harry si dimenò, cercando invano di allontanare la sua pelle dalla presa dei miei denti; in quel punto avrei sicuramente lasciato un segno, ma Harry era mio e quel segno ne sarebbe stata la prova.
"Scarlett!" Mi rimproverò.
Le sue dita toccarono la pelle che gli avevo morso e cercò di nascondere uno stupido sorriso; infondo, anche lui amava avere i miei segni sul suo corpo, forse più di quanto amasse farli a me.
Ad ogni modo, non gli diedi tregua, continuando a ricoprire il suo collo ed il suo volto di baci e piccoli morsi e lui si arrese, lasciandosi travolgere dalle mie emozioni e sospirando ogni qualvolta i miei denti scalfivano gentilmente la sua pelle, o i miei baci si appoggiavano vicino alla sua bocca.
Con le mani scorse le mie forme, soffermandosi sul mio fondoschiena, poi sul mio seno; io ridacchiai quando strinse uno di questi e sul suo viso si dipinse un sorriso malizioso.
Raccolsi un grande respiro quando decisi di lasciargli un po' di tregua da quei baci infiniti. Harry mi sorrise e la mano che aveva poggiato sul mio seno scivolò sul mio fianco.
"Non ti ho mai chiesto di essere la mia ragazza." Sentenziò.
"Arrivi un po' in ritardo, non credi?" Risi.
Allontanai i capelli dai suoi occhi, passandovi tra di essi la mano.
"Ti ho presentato i miei genitori, sei ufficialmente la mia ragazza, o no?" Continuò, non badando alla mia battuta.
Ed allora io annuii, sorridendogli. Non che mi fosse mai importato avere chissà quale richiesta fatta, non mi aspettavo affatto si dichiarasse e poi mi domandasse di essere la sua ragazza, perché per me era ormai scontato, io ero ovviamente sua a prescindere.
Sapevo che di lui avrei ancora dovuto conoscere un'infinità di cose, anche le più stupide e banali, ma, a pensarci, una persona non smetti mai di conoscerla.
Harry mi spostò delicatamente, alzandosi dal letto, per avvicinarsi alla mensola dove teneva tutti i suoi dischi e tirarne fuori uno. Si rivolse a me, mostrandomi il disco: George Michael.
Quel cantante da ragazzina era la follia di mia madre e, di conseguenza, parte della mia adolescenza era stata animata dalle sue canzoni; fui felice di poterlo riascoltare.
Harry estrasse il disco, inserendolo nel giradischi e calando la puntina, le note di Careless Whisper riempirono quella stanza; poi mi porse una mano, sorridendo.
"Balli con me?"
Finsi un'espressione lusingata ed annuendo, raccolsi la sua mano, scontrandomi con il suo corpo. Ondeggiavamo per la sua stanza, accompagnati dalla voce di George Michael, Harry teneva una mano sul mio fianco e con l'altra stringeva la mia, i suoi occhi sul mio viso che mi guardavano e mi facevano sentire in paradiso.
Non ero mai stata un asso nel ballo, ma in quel momento non importava; ballare sembrava essere solo un pretesto più affascinante per toccarsi e guardarsi, per sentirsi sempre più vicini.
Mi mancò il fiato quando Harry avvicinò ancora i nostri corpi, appoggiò le labbra sul mio orecchio e in un sussurro mi cantò le parole del ritornello di quella canzone. E Cristo Dio benedetto, la sua voce. Era perfettamente intonata, calda, bassa, rauca, tanto perfetta da mandarmi in tilt.
Mi sussurri che non ballerai più nel modo in cui hai ballato con me, mi guardi ed io lo sento, lo sento sulla mia pelle ricoperta di brividi che io e te siamo destinati a condividere questa vita, che tu di me hai tutto e che io di te ho ogni singola briciola.
Mi sussurri che stasera la musica è così forte, che forse ci faremo male l'un l'altro, poi mi baci il viso ed esiti sulle labbra lasciandomi il sapore di un bacio non dato sulla bocca.
Ma io voglio sentirti.
Ed infine, mi preghi di restare in un sussurro spensierato.
Tremai, dinanzi ai suoi occhi attenti, poi lo baciai, lui mi baciò, noi ci baciammo, senza pace.
La canzone sta finendo, ma il disco non è finito, eppure tu sei stanco e vuoi sentirmi, soltanto io.
Afferrò il mio viso tra le mani, scontrando le nostre bocce, urgente, desideroso, pazzo di me. Le sue mani erano frenetiche mentre tiravano la mia maglietta, le mie erano tremanti mentre stringevo i suoi capelli. Continuavamo a baciarci, fermi al centro della sua stanza, spietati ed affamati l'uno dell'altro. La mia mente scoppiava, il mio cuore correva, mi mancava il respiro, ma lui era così reale da far sembrare tutto quello finzione.
Mi aiutò a togliere la maglietta, lasciandola poi cadere a terra, si accovacciò a baciare il mio ventre, tanto così lentamente, infine sbottonò i miei jeans, aiutandomi a tirarli giù ed approfittandone per percorrere la lunghezza delle mie gambe con le sue mani morbide e calde. Dopodiché si rialzò e prese a togliere i suoi di vestiti; si tolse le scarpe, spostandole con i piedi lontano da lui; sbottonò lentamente la camicia, non spostando lo sguardo dalla mia figura, tanto lentamente da farmi capire che non era un caso, che quell'attesa era voluta, fin quando non raggiunse l'ultimo bottone e la lasciò scivolare finalmente via dalle sue spalle, concedendomi il meraviglioso privilegio di ammirarlo; passò poi ai pantaloni, slacciando la cintura e sbottonandoli, tirandolo giù accompagnati dal tintinnare della fibbia di quella cintura.
Ero rimasta immobile, catturata dai suoi gesti, a guardarlo spogliarsi pochi passi lontana da lui. Il suo corpo, adesso quasi completamente nudo, esposto ai miei occhi; deglutii nel notare quanto fosse perfetto e quanto invece io non lo fossi. Le sue spalle larghe, i capelli lunghi, gli occhi verdi, le labbra rosa, i fianchi stretti; non esisteva affatto niente di meglio, i miei occhi non avevano mai conosciuto niente di così dannatamente bello.
Si allontanò da me soltanto per spostare la punta dal disco e spegnere il giradischi, poi tornò a guardarmi e più lento di prima mi si avvicinò. Il mio respiro aumentava.
"Io sono un pittore, tu una scrittrice." Sussurrò, avvicinandosi ancora al mio corpo.
Il suo era caldo, spoglio di ogni vestito, dipinto di ogni sensazione.
Lo guardai perché era tutto ciò che in quel momento riuscivo a fare, lui continuò.
"Ma non è questo che fa la differenza." La sua voce un continuo sussurro.
L'atmosfera limpida, calma, quiete.
Il mio cuore in pace, e lui così audace, strinse la mia mano prima di alzarla e baciarne il dorso dolcemente.
Allungai il volto, per lasciare un tenue bacio sulla sua guancia.
Lui in risposta a quel mio gesto lasciò sfiorare le nostre labbra, ma senza mai baciarmi.
"Possiamo essere chiunque." Disse.
Con le dita sfiorò le mie braccia, mentre io tremai quasi, scossa da ogni sensazione che lui era in grado di trasmettermi.
Era incredibile.
"Ma sono le persone che amiamo a definire chi siamo." Continuò.
"Le persone che amiamo alterano le nostre sensazioni, il nostro stato d'animo, ma non scelgono chi siamo, o chi saremo." Ribattei.
Chi amiamo, pensavo, condizionasse soltanto il nostro vivere, i nostri sentimenti, influenzasse l'umore nelle nostre giornate. Non credevo decidessero chi siamo, ma mi sbagliavo.
Lui scosse piano la testa, accennando un sorriso.
L'atmosfera però non fu rovinata dal mio commento, perché lui continuò comunque a descrivere il mio corpo con le mani ed io continuai comunque a seguire i suoi gesti, rapita.
C'era così tanta passione nell'aria, c'era così tanto amore.
Baciò la mia spalla, con le dita fece scivolare la spallina del mio reggiseno.
"Piccola Scarlett, coloro che amiamo, formano il nostro essere."
Appoggiò le labbra sul confine della mia mascella, percorrendolo pacatamente, come se entrambi non stessimo per diventare folli a causa della voglia di averci.
"Sei una scrittrice, dovresti saperlo: non siamo nessuno, finché non ci innamoriamo." Aggiunse infine.
Interdetta dalle sue parole, rimasi in silenzio, riflettendo.
Non avevo mai visto l'amore da questo punto di vista, ma Harry sembrava aver notato in questo sentimento molte più sfaccettature che a me, nonostante fossi una scrittrice, erano sempre passate inosservate.
Scorsi con la mano la pelle delle sue spalle, lasciandola fermarsi sulla nuca, tra i suoi capelli.
Con il naso sfiorò il mio collo e con le mani sganciò il mio reggiseno.
Rimasi vestita di poco, che presto sarebbe diventato niente; anche io, come lui, dipinta di ogni emozione.
"Tu, ad esempio, mi rendi più impulsivo di quanto io generalmente sia, mi rendi folle, mi rendi persino masochista."
La mia mano si spostò dai suoi capelli al suo volto, lì la lasciai e lo guardai dritto negli occhi.
"Cosa vuoi dire con questo?" Mormorai a voce bassa.
Osservai ammaliata le sue labbra, così vicine alle mie. Erano di un rosa bellissimo e nonostante fossero così screpolate, al contatto erano sempre tanto perfette, calde. Dopo ogni bacio, subentrava la frustrazione, perché avrei tanto voluto non allontanarmene mai.
Chiusi gli occhi, lui scese con le labbra sulla mia pelle fino ai miei seni. Baciava ogni lembo di quella parte del mio corpo, con tanta di quella dolcezza, con tanta di quella passione e di quel desiderio, che le sue labbra, al contatto con il mio corpo, bruciavano.
Ritornò a sfiorare la mia bocca, io riaprii gli occhi ed alternai lo sguardo dai suoi alla porta del suo respiro, la definiva Shakespeare.
"Voglio dire che mi sono innamorato di te." Disse infine, in un sospiro.
Ed io rimasi spiazzata, senza fiato, senza parole. Lo disse con tanta di quella intensità da farmi tremare più forte, da farmi mancare il respiro e da farmi battere il cuore, quasi come un matto.
Ebbi paura, perché l'amore è così forte, è così potente, è così grande, ma non lo dimostrai. Deglutii soltanto, lasciando che le sue labbra si poggiassero sulle mie e che lui mi baciasse quasi come non ci fosse un domani, quasi come fosse l'ultimo nostro bacio.
Lasciai che si stendesse sul mio corpo, che mi spogliasse di quell'unico indumento che addosso mi era rimasto.
Sfregò il suo bacino sul mio, io ansimai, lanciando la testa indietro sul cuscino, travolta da una miriade di sensazioni.
Dalla gioia, alla felicità, alla frustrazione, alla paura di star commettendo un errore.
Segnò la pelle del mio corpo, mi marchiò per imporre e dimostrare a chiunque, a se stesso e soprattutto a me, quanto io fossi sua. Il mio corpo era suo, la mia mente era sua, la mia anima era sua, il mio cuore era suo. Sua, lo ero sempre, inconsapevolmente, stata.
Lasciai ancora che mi guardasse negli occhi e mi ripetesse ti amo.
Lasciai indietro quella mia paura e mi abbandonai a quel momento, vivendo a pieno la sensazione del suo corpo, che sfregava sul mio e poi vi si connetteva a tutti gli effetti.
Lasciai che ci unisse con l'atto più puro, più giusto, più profondo.
E facemmo l'amore.

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Eccomi qua!
Io amo questo capitolo, amo la canzone che ho scelto e amo Harry.
Spero vi sia piaciuto il capitolo.
Io vado, endless love! xx

Di Vetro [HS]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora