Il cielo è ricoperto di nuvole, i lampi fan luce, i tuoni fan rumore.
Presto scoppierà un temporale, che un po' mi farà spaventare.
Ma tu tienimi ancora per mano, che non sento il mondo e che non ho paura.Le parole sul foglio del mio diario, che sbadatamente avevo macchiato con il caffè caldo, esprimevano il mio confuso, o chiaro, stato d'animo. Le macchie di caffè sbavavano le parole, ma comunque nitide per il mio cuore.
Londra era buia, cupa, ricoperta da grigie nubi ed i tuoni nella notte fonda mi avevan fatta tremare. Non aveva smesso di piovere nemmeno un attimo, per tutta la notte e per tutta la mattina.
Io con i temporali e con il cattivo tempo non avevo mai avuto un buon rapporto; sin da bambina mi avevan sempre fatto paura i forti tuoni, mi riportavano sempre a galla brutti ricordi.
Non nego però il fascino della pioggia, o il fascino di Londra sotto la pioggia, ma preferivo di gran lunga il sole.
E quel pomeriggio, sola in casa e seduta sul davanzale della finestra a guardare come e con quanta furia la pioggia sbatteva sul suolo, scrivevo confuse parole in cerca di un senso logico a tutto quel mio pensare: Harry, le nostre mani, il mio cuore, tutte quelle sensazionali sensazioni.
Dopo solo così poco tempo pensavo a quel ragazzo per, invece, così troppo tempo.
Era un continuo soffermarmi a cercare di capire cosa lui stesse facendo, quand'eravamo distanti. Se mi pensava, se, anche lui come me, mi cercava ovunque andava, e se mi voleva vicino così con la stessa intensità con cui lo ardevo io.
Nell'ultima settimana c'eravamo rivisti spesso, più del previsto, ma non del voluto. Ogni volta incontrarsi era assoluta ed incorreggibile felicità, non riuscire più a starsi lontani l'uno dall'altro. Le nostre dita spesso giocavano, i nostri occhi sempre si rincorrevano; ci guardavamo tanto. Tra i due quella a non smettere mai di parlare ero io; gli parlavo di tanto, gli parlavo di tutto, e lui ascoltava ogni mia parola pronunciata, con attenzione e con affetto.
Una volta mi disse "adesso capisco perché fai la scrittrice: hai sempre così tanto da dire".
Il solo secondo dopo aggiunse d'amare le mie infinite parole, me lo confessò sottovoce, quasi fosse un segreto. Uno dei nostri soliti, dolci e bellissimi segreti.
Amavo ogni singolo istante trascorso con Harry, e se solo fosse stato possibile ne avrei passati altri infiniti al suo fianco.
Non mi accorsi che fuori aveva smesso di piovere fin quando non alzai lo sguardo dalle sbiadite parole sul foglio del diario. Il cielo aveva comunque un colore grigiastro e non prometteva buon fine, ma ad ogni modo la pioggia aveva smesso di cadere e questo rallegrò un po' il mio umore.
Capitava, a volte, che quando pioveva, il mio umore s'incupiva, così come il tempo e la voglia di fare qualsiasi cosa scendeva sotto lo zero.
Capitava, che se il cielo piangeva, io mi sentivo quasi o del tutto allo stesso modo.
Ma non sempre la bufera che si abbatteva, condizionava il mio umore; altre volte andava meglio ed io guardavo soltanto apaticamente il cielo scagliarsi sulla terra.
Chiusi il diario, abbandonandolo sul davanzale, spostandomi a piedi scalzi sul pavimento freddo fino in cucina. Il mio stomaco e soprattutto la mia gola richiedevano ed esigevano qualcosa di estremamente caldo da bene e con cui riscaldarmi. Ma nonostante sentissi freddo, i miei piedi restavano comunque nudi ed a contatto con il parquet freddo di casa mia la maggior parte del tempo.
Lasciai l'acqua a bollire, mentre mettevo dentro la mia tazza in porcellana rosa, un filtro per il the.
Ritornai in salotto, afferrando il diario e rileggendo alcune parole appuntate, ma qualcuno bussò alla porta di casa mia, destandomi dalla sbadata lettura.
Corrugai la fronte mentre mi avvicinavo alla porta e silenziosamente mi domandavo chi fosse.
E quel ragazzo che dietro la mia porta in legno mi guardava, totalmente inaspettato, ma terribilmente ed inconsapevolmente atteso. Harry, in tutta la sua bellezza, torreggiava sulla mia figura, pochi passi da me e sorridente, bello come pochi, o forse nessuno.
Sorrisi, i suoi occhi brillarono.
"Harry, che ci fai qui?" Domandai.
Alzò le spalle, sorridendo.
"Avevo voglia di vederti." Confessò, sincero.
Non risposi alla sua affermazione, ma lo guardai sorridendo, contenta delle sue parole.
Ed il mio cuore batte, tu che sei qua.
Mi ritornarono per la mente sbiadite parole scritte su di un consumato diario.
Ritornai al presente, spostandomi di lato e facendo con il capo un cenno ad Harry, indicandogli d'entrare.
"Entra pure."
Lui annuì col capo, con il sorriso persistente sul suo viso.
Si guardò intorno, mentre io guardavo lui, chiudendo la porta alle mie spalle.
Indossava il solito e consumato, strappato sulle ginocchia, jeans nero, aderente alla sue gambe snelle e lunghe; portava poi una felpa grigia col cappuccio ed una scritta verde all'altezza del petto, sotto un cappotto nero e lungo fino ai fianchi.
Rimasi, come sempre, colpita di come apparisse dannatamente perfetto anche con una stupida felpa ed un paio di jeans, palesemente consumati, addosso.
"Ti ho disturbato?"
Teneva gli occhi puntati sul mio diario dalla copertina terribilmente rovinata tra le mie mani.
Io guardai questo e poi guardai lui, accennando un sorriso timido ed imbarazzato.
Sapere, in segreto, che nelle ultime settimane ogni mio ultimo pensiero a lui era stato dedicato e poi guardare lui stesso chiedermi cosa o se stavo scrivendo, mi imbarazzava.
Lui non sapeva che era diventato il centro indiscusso di ogni mio pensiero.
Scossi la testa.
"Non disturbi, io stavo solo-"
"Scrivendo cose a caso." M'interruppe, concludendo lui al mio posto.
Sentii il mio volto avvampare. Ero diventata scontata ed imbarazzata. Ma sorrisi comunque, annuendo. Ormai anche lui sapeva che io avevo i miei piccoli pensieri e che purtroppo non sono come i suoi dipinti che soltanto in pochi sono in grado d'interpretare; le parole, a volte, sono più semplici da leggere e da capire.
"Già." Confermai in un sussurro.
Mi ricordai d'improvviso d'aver lasciato l'acqua sul fornello acceso, corsi in fretta a spegnerlo sotto lo sguardo attento, curioso e confuso di Harry.
Scoppiò totalmente a ridere quando quasi mi scottai, mentre cercavo di spegnere il fornello e a non bruciarmi con l'acqua bollente.
Dopo aver versato l'acqua nella tazza ed essermi comunque scottata con la teiera, lo guardai, non riuscendo a non sorridere dinanzi al suo di sorriso, grande e divertito.
"Vuoi del the?" Chiesi, mordendomi le labbra.
"Volentieri, mademoiselle." Rispose, imitando terribilmente un elegante accento francese.
Storsi il naso, quando notai come risultasse affascinante persino il suo accento francese, per niente corretto.
Gli porsi la tazza fumante, avvicinandogli lo zucchero. Io preferivo il the senza nulla, o accompagnato da qualche biscotto.
Mi ringraziò, mentre immergeva nel the due abbondanti cucchiaini di zucchero.
"Vivi da sola in questa casa così grande?" Domandò dopo attimi di silenzio.
Io scossi il capo, "no, vivo con i miei genitori. Ma sono fuori città, sono andati a trovare i miei nonni in Francia."
Lui annuì, sorseggiando il suo the. Notai come la sua tazza, uguale alla mia ma di differente colore, risultasse più piccola di quanto in realtà era, tra le sue grandi mani. In confronto, le mie sembravano tanto quelle di una bambina.
"Tu vivi da solo?" Domandai io.
"No, anche io vivo con i miei genitori e mio fratello."
"Hai un fratello?" Aggiunsi curiosa.
Annuì, abbozzando un sorriso, il che non fece altro che aumentare la mia curiosità.
"Vi somigliate?"
Rise lievemente, poggiando la tazza sul bancone della cucina, ma trattenendola ancora in una mano, con le dita dell'altra mano tracciò le venature del legno del bancone.
"Non proprio." Sorrise, "poi dipende cosa intendi per 'somigliare'."
In realtà, nemmeno io sapevo a cosa mi stessi riferendo, se era dal punto di vista estetico, o se era da quello caratteriale; forse volevo una risposta ad entrambi i punti.
"Facciamo così: in cosa siete diversi?" Gli porsi questa domanda.
Continuò a tracciare le venature del legno e a stringere la tazza, ormai tiepida, in una mano, mentre mi rispondeva, con gli occhi puntati alle sue dita ed un sorriso sul viso.
"In molto. Nick, è quello che io non sono, è quello che io non faccio, è quello che spesso mi manca, ma che poi riesco a ritrovare in lui e che mi permette di sentirmi completo." La sua voce sincera.
Riuscii a percepire l'affetto e l'ammirazione che Harry provava nei confronti del fratello, che capii si chiamasse Nick. E mi colpì totalmente il modo caloroso con cui descriveva suo fratello, come se lui fosse il suo unico e solo punto di riferimento, la sua più grande fortezza.
Io non avevo fratelli o sorelle, non sapevo cosa si provasse ad averne uno o più. Avevo Erick, ma con lui non mi sentivo in quel modo, con lui era diverso.
Ma se avessi potuto averne anche soltanto uno, fratello o sorella, avrei voluto poter dire le stesse cose che Harry aveva detto riguardo il suo di fratello, ed i miei occhi brillare così come i suoi lo stavano facendo.
Sorrisi, intenerita dallo sguardo dolce e fiero di Harry mentre parlava e pensava di suo fratello.
"Se ci guardi, sembriamo molto simili, con gli stessi occhi e lo stesso sorriso. Ma Nick è tutta un'altra cosa." Concluse, alzando lo sguardo e rivolgendolo a me.
Sorseggiai il the, con i suoi occhi puntati addosso ed i miei che segretamente lo guardavano oltre l'orlo della tazza.
Poggiai la tazza sul bancone, riflettendo sulle sue parole.
"Non riesco a capire se il fatto che siete diversi è per te qualcosa di positivo o meno." Mormorai.
Si morse le labbra e corrugò la fronte pensando ad una risposta da darmi.
Poi scosse piano la testa, passandosi una mano tra i capelli.
"No, non è proprio qualcosa di negativo. Ammetto che a volte mi piacerebbe essere com'è lui, ma va bene così. Mi basta averlo accanto."
L'ascoltai in silenzio, costatando ancora il suo legame incredibile con il fratello. Mi sarebbe piaciuto conoscerlo e vedere tutte queste somiglianze inesistenti, conoscere l'esatto contrario di ciò che Harry era.
"Tu non hai fratelli o sorelle?"
"No." Sussurrai un po' delusa.
"Hai Amanda, o Erick però."
Annuii, sorridendo e confermando la sua risposta. Avevo loro, che spesso e molto volentieri erano più che abbastanza.
"Se vuoi, puoi avere anche me." Aggiunse infine, in un sussurro, poco udibile, flebile e timido.
Le mie guance avvamparono quando le nostre mani, entrambe adesso poste sul bancone, si toccarono sbadatamente per la prima volta, volutamente il resto delle altre.
Era ovvio che volessi anche lui; lo volevo, lo volevo come mai nessuno fino a quel momento avevo desiderato. L'ardevo nella mia vita, nella mia quotidianità, in ogni mio gesto ed in ogni mio giorno, lo bramavo.
Silenziosamente mi avvicinai a lui, senza dargli abbastanza tempo per capire, o alla mia mente di ragionare. Scivolai con le mani sulle sue spalle, fino a ricoprirle in parte con le mie braccia. Lo strinsi, l'abbracciai perché dirglielo ad alta voce ch'era lui che volevo, non era semplice. Ed abbracciarlo era il modo più concreto, il gesto più sincero.
I nostri corpi non erano mai stati tanto a contatto, come in quel momento.
Lui strinse la presa, la mia maglia tra le sue mani; si aggrappò al mio corpo, quasi fossi un'ancora ed un ancora.
In silenzio, stretti e vicini, chiusi gli occhi e mi lasciai cullare dal suo odore, dal suo calore. Il suo corpo riscaldò il mio, la sua stretta incoraggiò le mie braccia a non lasciarlo. C'erano poi le numerose sensazioni: il cuore che batteva, il respiro che mancava, lo stomaco che brontolava.
E capisco adesso che sei tu la causa di ogni mio brivido sulla pelle, sei tu la causa del mio cuore che batte in modo tanto incontrollato.
Sfregai la mano sulla sua schiena, lui sospirò ed il mio corpo divenne gelo quando entrambi capimmo ch'era arrivato il momento d'allontanarsi.
Fosse stato per me sarei rimasta tutta l'intera vita.
Terminammo le nostre calde bevande, senza proferir più alcuna parola; poi Harry mi invitò ad andare al cinema.
Non credevo fosse una buona idea, il tempo non prometteva assolutamente nulla di buono ed un bagno sotto la pioggia era l'ultima delle mie intenzioni. Eppure, per timore che a quel punto, rifiutato il mio invito cinema, lui scegliesse di tornare a casa, accettai pur di averlo accanto anche solo per un altro po'.
Inoltre, abbandonato il pensiero della pioggia, il cinema non era poi una cattiva idea.
Scelse lui il film. In realtà a lui non importava se fosse una commedia romantica, se fosse uno stupido film d'intrattenimento, o un'altrettanto stupido film horror, lo stesso valeva per me. Scelse soltanto il primo film che gli capitò sott'occhio. Non fu il film la parte interessante di quella sera, di quello ricordo poco, se non assolutamente niente.
Entrammo dentro la sala, c'erano poche persone, qualche ragazzino, un paio di coppie d'innamorati. Scorse tra le poltrone, scegliendo un posto più o meno al centro dell'intera sala.
Una volta seduti, io mi sfilai il giubbotto dalle spalle, poggiandolo sulla poltrona accanto, Harry seguì i miei gesti, chiedendomi di posarlo lì dove io avevo poggiato il mio. I popcorn sul mio ventre poggiati, com'era solito succedere, quando il film iniziò erano quasi terminati. Io ed Harry sorridemmo quando le nostre mani si scontrarono; rubai i popcorn dalla sua presa, lui mi guardò fingendo un'espressione offesa. Ma l'istante dopo mi stupì ancora per l'ennesima volta con i suoi gesti tanto delicati e sofisticati quanto inaspettati: afferrò la mia mano, portandola alle sue labbra e lasciandovi un bacio delicato, infine portò il suo braccio attorno alle mie spalle. Lo guardavo attenta, catturata, ammaliata, totalmente e completamente attratta dai suoi gesti.
Il buco allo stomaco che mi si creò dopo aver sentito il contatto delle sue labbra con la mia pelle ed il calore del suo corpo avvolgere il mio, distolse la mia attenzione dai popcorn sul mio ventre e la focalizzò totalmente su ogni sensazione che Harry mi stava trasmettendo.
Ed il film non ebbe più importanza, chiunque ci fosse intorno a noi non ebbe più importanza, ma la sua mano che giocava con i miei capelli, o il suo profumo divennero il centro del mio mondo. Lui divenne il centro della mia esistenza, in quell'attimo.
Spostò gli occhi sul mio viso, smettendo di prestare attenzione a quel film che d'interessante sembrava non avere nulla; o forse eravamo noi, troppo presi da altro, per coglierne il fascino.
Con una mano sfiorò il mio viso, e si abbassò fino a poggiare le labbra sul mio collo.
Strinsi la sua felpa tra le dita, mentre tremavo e chiudevo gli occhi.
Era delicato, era dolce, mentre lasciava una scia umida e calda di baci su tutta la lunghezza del mio collo. Tracciò una traiettoria fino al percorso sulla mia mascella. Le sue labbra si fermarono su di un punto dove il collo e la mascella s'incontravano, fece più pressione, morse anche leggermente un lembo di pelle, ma non andò oltre e non lasciò alcun segno evidente. Io, presa dalla frenesia e da un feroce vortice di sensazioni quasi dimenticate o per niente mai provate, portai una mano alla base dei suoi capelli sulla nuca; i suoi ricci erano morbidi ed il mio cuore batteva sempre più veloce.
Intorno a noi era svanita assolutamente qualsiasi traccia di ogni cosa.
Abbandonò la pelle del mio collo, ma i suoi baci continuarono a salire fino a raggiungere le mie guance, la punta del mio naso ed infine si fermò dinanzi le mie labbra, ma senza toccarle. Aprii gli occhi quando il contatto caldo terminò, soltanto per vederlo così vicino da poter sentire il suo respiro sul mio viso. Mi guardò negli occhi, quasi a chiedermi il permesso del suo prossimo gesto; mi sporsi verso di lui, ormai non più cosciente delle mie azioni, e lasciai che le mie labbra sfiorassero le sue; fu poi lui a concretizzare quel contatto, baciandomi piano. Non fu un bacio spinto, troppo violento o volgare. Le nostre bocche si toccarono soltanto a stampo e, a parer primo, per troppo poco tempo. Poi con la mano percorse le mie gambe ed infine si aggrappò alla mia vita.
Notò quanto fossi rimasta di stucco e senza parole, vogliosa di altro e maggior contatto di labbra contro labbra, allora mi sorrise e si chinò al mio orecchio.
"Abbiamo tempo." Sussurrò.
Continuò poi, fin quando le luci in sala non si riaccesero, ad accarezzare le mie mani, a baciare le mie guance ed il mio collo; io mi lasciai cullare dalle sue dolci attenzioni.
E sì, abbiamo tempo. Da ora in poi abbiamo tutto il tempo di questo nostro piccolo mondo, che questa notte ci siam creati.
E mentre fuori ha preso a nevicare, io ti sussurro all'orecchio, quello che prima non ti ho detto: ti voglio nella mia vita._______
Ce l'ho fatta, dai che ce l'ho fatta!
Scusate l'immenso ritardo, ma adesso eccomi.
Spero di non avervi deluso e fatemi sapere, vi aspetto nei commenti.
Non abbandonatemi e lasciate anche solo un piccolo commento, visto che nel precedente siete stati un po' assenti. :(
Vi aspetto davvero.
Un bacio, endless love! xx
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Di Vetro [HS]
FanficTi guardo dormire e mi chiedo come hai fatto ad arrivare fino a questo punto; mi chiedo ancora com'è stato possibile spezzare il tuo cuore fino a portarti a tanto. Forse sei di vetro: appari così forte, ma ti distruggi al primo impatto. ___ Stato: c...